domenica 26 febbraio 2012

La regione britannica (seconda parte)




























La regione britannica (prima parte)


















Gli 8 obiettivi del millennio


Recentemente i giornali e le televisioni hanno annunciato che sulla Terra abbiamo superato i 7 miliardi di abitanti e allora ci dobbiamo porre una domanda: ci saranno risorse per tutti nei prossimi decenni, visto che la popolazione continuerà a crescere? Ci saranno abbastanza cibo, energia, spazio, acqua e lavoro per tutti?
Purtroppo nessuno sembra avere il potere di risolvere questi problemi. Visto che sulla Terra ci sono più di duecento nazioni che difficilmente riuscirebbero a trovare un accordo, l’unica organizzazione che potrebbe affrontarli è l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), che ha sede a New York, nel famoso Palazzo di Vetro. Questa organizzazione è formata dai rappresentanti di tutti i paesi del mondo.
Nel 2010 l’ONU ha proclamato un’iniziativa chiamata Millennium Goals (obbiettivi del millennio), la quale si impegna a risolvere entro l’anno 2015 8 problemi urgenti che affliggono l’umanità.


Il primo di questi obbiettivi è sradicare la povertà estrema e la fame, cioè dimezzare entro il 2015 il numero di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, garantendo un lavoro dignitoso per tutti.


Questo problema sembra potersi risolvere perché le persone che soffrono di denutrizione sono scese negli ultimi anni da un miliardo e ottocento milioni ad un miliardo e quattrocento milioni. Queste persone vivono prevalentemente negli slums e nelle favelas delle grandi città dei paesi in via di sviluppo come Nairobi, Manila e Rio de Janeiro.
Il secondo obiettivo è quello di dare a tutti i bambini  e bambine nel mondo la possibilità  di avere l’istruzione primaria dato che i bambini analfabeti sono ancora settanta milioni in Asia e Africa.
Il terzo obbiettivo è promuovere la parità dei sessi, permettere alle donne di mettersi alla pari con gli uomini, migliorando la posizione delle donne che oggi sono costrette a fare le casalinghe perché a loro viene vietato il lavoro fuori casa. Infatti in Asia e in Africa meno del 20% delle donne lavorano fuori casa o occupano posti di responsabilità e il restante è ancora costretto a lavorare in casa occupandosi della famiglia.
Il quarto e il quinto obiettivo si possono riunire in uno solo: combattere la mortalità infantile, nei bambini fra gli zero e i cinque anni di vita, e la mortalità delle partorienti; migliorare la salute delle gestanti, le cure mediche, le strutture ospedaliere.

L’obbiettivo successivo intende combattere le malattie che decimano la popolazione dei paesi poveri come l’AIDS, la malaria e altre malattie epidemiche, perché ogni giorno nel mondo muoiono circa 5500 persone a causa dell’ AIDS. Nel 2008 33 milioni di persone vivevano affette dall’HIV, specialmente nell’Africa sub-sahariana. Ancora oggi nel mondo un bambino muore a causa della malaria ogni 45 secondi; nel 2008 2 milioni di persone sono morte a causa della TBC.
Il settimo obiettivo affronta il tema della sostenibilità ambientale. Questo obiettivo si può suddividere in tre sotto – obiettivi:
  • ribaltare la tendenza allo spreco delle risorse ambientali evitando che lo sviluppo industriale diventi eccessivo, impedendo ad esempio l’abbattimento delle foreste amazzoniche e delle altre foreste tropicali;
  •  ridurre la perdita della bio-diversità cioè preservare l’ambiente naturale evitando l’estinzione di migliaia di specie animali e vegetali che in futuro potranno rendersi utili;
  •  garantire un ambiente sostenibile non inquinando le acque e cercando di ridurre il numero di persone che non hanno accesso ad acqua potabile.

Anche le popolazioni indigene risentono di questo problema perché molti popoli che  vivono ancora di caccia in Amazzonia, in Africa meridionale, in Australia rischiano di scomparire definitivamente con il taglio delle foreste, senza poter preservare la loro cultura e difendere il diritto al possesso dei loro territori.
L’ultimo obiettivo che l’ONU vorrebbe realizzare è quello di sviluppare una collaborazione globale per lo sviluppo, cioè evitare le guerre, smettere di spendere i soldi per le armi e investirli in progetti di sviluppo per i paesi in difficoltà.