Era una tranquillissima
giornata di estate, e come al solito il sole era bello che caldo e splendeva su in cielo.
Vista
una giornata così stupenda decisi di
uscire ad andare
a chiamare
il mio migliore
amico Giorgio, un tipo molto simpatico che conosco da una vita.
Con lui ho passato le
migliori giornate di tutte. Andai a chiamarlo.
Quando
scese ci dirigemmo in piazzetta, per andare a fare due passi e chiacchierare
allegramente.
Quando
arrivammo ci sedemmo su delle panchine anche se un po’ malandate perché
vecchie. Misi la musica un po' bassa per non disturbare la quiete. Passate le
3.30 ci alzammo per andare al casello ad andare a prendere un bel gelato freddo, che ci
stava proprio
vista la giornata afosa.
Arrivarono
le 19.03 e dovemmo andare a casa. Il sole ancora splendeva in cielo, ma pian piano
arrivò il tramonto, bello come non mai.
Arrivarono
in fretta le 21.30, mi preparai per uscire, ed andare alla Lea, un parchetto
fatto apposta per noi ragazzi, dove puoi giocare e fare quel che
vuoi. Lì mi aspettavano tutti i miei amici,
incluso Giorgio.
Mentre
giocavamo tutti insieme a Virus (un gioco dove se vieni preso, devi prendere
insieme all'altro), comunque, io e Gio eravamo nascosti sotto i portici del
comune, quando sentimmo un potentissimo terremoto, che nessuno di noi avevamo mai
sentito.
Le
colonne dei portici iniziarono a crollare, le case pure, e le macchine si
ribaltarono per la scossa emessa da sotto la terra.
Era
una catastrofe, sembrava una fine del mondo.
Sul cemento si
aprirono delle voragini talmente grandi, che le macchine ci cadevano dentro
una dopo l'altra. Io e Giorgio iniziammo a correre senza pietà verso la stradina che porta alla panetteria di Silvia.
Cercammo
di ripararci
sotto
il campanile, ma questo iniziò a crollare pian piano, prima l'enorme orologio, poi la colonna e infine tutto. Fortunatamente noi
due riuscimmo a scappare. Persi contatto con tutti i miei amici, ma puntando l'occhio verso la
fine della stradina ormai distrutta, intravidi la sorellina di 7 anni della mia amica ormai morta, che
piangeva disperatamente. Mi misi a correre verso di lei, ma...una maceria del campanile la colpì in testa. Mi voltai
per scappare, ma la strada davanti a me era totalmente sbarrata. Gio mi chiamava
anche lui disperato,
ma per l'enorme
nuvola di fumo, non riusciva a vedermi attraverso le macerie.
Decisi di
arrampicarmi verso un enorme pezzo del campanile, caduto in diagonale. Era
troppo alto per saltare al suolo. Allora piano piano scesi, e finalmente
riuscii a scappare da quella trappola.
Mi diressi
verso casa mia, ma era ormai distrutta.
I miei genitori,
mia sorella e il mio cane...erano ormai morti.
Le case
attorno a me erano totalmente distrutte.
Ad un
certo punto vidi Gio che si diresse verso di me correndo.
Aveva
il volto pieno di sangue. Cercai di asciugarlo ma ormai il
sangue si
era seccato.
Tutto
ad un tratto sentii qualcosa di liquido attraversarmi la fronte.
Stavo sanguinando
da una ferita provocata da frammenti di vetro,
che
volarono su di me. Era veramente tanto il sangue che fuoriusciva dalla ferita.
Andammo verso il supermercato CRAI. Le
insegne
erano distrutte e penzolanti, e c'erano ancora pezzi di vetro che cadevano al
suolo.
Era un
disastro inimmaginabile, che si vede soltanto nei film.
Io e
Gio ci guardammo preoccupati che qualcosa ancora potesse
accadere.
Ormai
sono passati 26 anni da quella catastrofe, e mi reputo miracolato ad essere
ancora qui a raccontarlo.
Grazie per
la lettura.
Ciao.
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