venerdì 28 settembre 2012

"Le Ultime lettere di Jacopo Ortis" di Ugo Foscolo


Il romanzo si ispira alla doppia delusione avuta dal Foscolo nell’amore per Isabella Roncioni che gli fu impossibile sposare e per la patria, ceduta da Napoleone all’Austria in seguito al Trattato di Campoformio. Il romanzo ha, quindi, chiari riferimenti autobiografici.

Trama.

Jacopo Ortis, il cui nome è nelle liste di proscrizione, dopo aver assistito al sacrificio della sua patria si ritira, triste e inconsolabile, sui colli Euganei dove vive in solitudine e scrivendo al suo amico, trattenendosi a volte con il curato, con il medico e con altre persone buone e leggendo ad essi e ai contadini che si affollano intorno a lui le "Vite" di Plutarco.
Jacopo conosce il signor T. che è il padre di Teresa, Odoardo, che è il promesso sposo della figlia, e poi Teresa e la sua piccola sorella Isabellina e ne comincia a frequentare la casa. È questa, per Jacopo, che è sempre tormentato dal pensiero della sua patria schiava e infelice, una delle poche consolazioni.
Un giorno di festa aiuta i contadini a trapiantare i pini sul monte, commosso e pieno di malinconia, un altro giorno con Teresa e i suoi visita il sepolcro del Petrarca ad Arquà. I giorni trascorrono e Jacopo sente che il suo amore impossibile per Teresa diventa sempre più grande.
Jacopo viene a sapere dalla stessa Teresa che essa è infelice perché non ama Odoardo al quale il padre l'ha promessa in sposa per calcolo, nonostante l'opposizione della madre che ha perciò abbandonato la famiglia.
Ai primi di dicembre Jacopo si reca a Padova, dove si è riaperta l'Università. Conosce le dame del bel mondo, trova i falsi amici, s’annoia, si tormenta e, dopo due mesi, ritorna da Teresa.
Odoardo è partito ed egli riprende i dolci colloqui con Teresa e sente che solo lei, se lo potesse sposare, potrebbe dargli la felicità. Ma il destino ha scritto: "l’uomo sarà infelice" e questo Jacopo ripete tracciando la storia di Lauretta, una fanciulla infelice, nelle cui braccia è morto il fidanzato ed i genitori della quale sono dovuti fuggire dalla patria.
I giorni passano nella contemplazione degli spettacoli della natura e nell’amore di Jacopo e Teresa, i quali si baceranno per la prima e unica volta in tutto il romanzo. Sente che lontano da lei è come essere in una tomba ed invoca l’aiuto della divinità. Si ammala e, al padre di Teresa che lo va a trovare, rivela il suo amore per la figlia.
Appena può lasciare il letto scrive una lettera d’addio a Teresa e parte. Si reca a Ferrara, Bologna, Firenze, Milano, portandosi sempre dietro l’immagine di Teresa e sentendosi sempre più infelice e disperato. Vorrebbe fare qualcosa per la sua infelice patria ma il Parini, con il quale ha un ardente colloquio, lo dissuade da inutili atti d’audacia. Inquieto e senza pace decide di andare in Francia ma, arrivato a Nizza, si pente e ritorna indietro. Quando viene a sapere che Teresa si è sposata sente che per lui la vita non ha più senso. Ritorna ai colli Euganei per rivedere Teresa, va a Venezia per riabbracciare la madre, poi ancora ai colli e qui, dopo aver scritto una lettera a Teresa e l'ultima all'amico Lorenzo Alderani, si uccide, piantandosi un pugnale nel cuore.

Nessun commento:

Posta un commento