Il romanzo si ispira alla doppia delusione avuta
dal Foscolo nell’amore per Isabella Roncioni che
gli fu impossibile sposare e per la patria, ceduta da Napoleone
all’Austria in seguito al Trattato di Campoformio.
Il romanzo ha, quindi, chiari riferimenti autobiografici.
Trama.
Jacopo Ortis, il cui nome è nelle liste di
proscrizione, dopo aver assistito al sacrificio della sua patria si ritira,
triste e inconsolabile, sui colli Euganei dove vive in
solitudine e scrivendo al suo amico, trattenendosi a volte con
il curato, con il medico e con altre persone buone e
leggendo ad essi e ai contadini che si affollano intorno
a lui le "Vite" di Plutarco.
Jacopo conosce il signor T. che è il padre
di Teresa, Odoardo, che è il promesso sposo della figlia,
e poi Teresa e la sua piccola sorella Isabellina e ne comincia a frequentare la
casa. È questa, per Jacopo, che è sempre tormentato dal pensiero della sua
patria schiava e infelice, una delle poche consolazioni.
Un giorno di festa aiuta i contadini a
trapiantare i pini sul monte, commosso
e pieno di malinconia, un altro giorno con Teresa e i suoi visita il sepolcro
del Petrarca ad Arquà. I giorni trascorrono e
Jacopo sente che il suo amore impossibile per Teresa diventa sempre più grande.
Jacopo viene a sapere dalla stessa Teresa che essa è infelice perché non ama Odoardo al quale il padre l'ha promessa in sposa per calcolo, nonostante l'opposizione della madre che ha perciò abbandonato la famiglia.
Jacopo viene a sapere dalla stessa Teresa che essa è infelice perché non ama Odoardo al quale il padre l'ha promessa in sposa per calcolo, nonostante l'opposizione della madre che ha perciò abbandonato la famiglia.
Ai primi di dicembre Jacopo si reca a Padova,
dove si è riaperta l'Università. Conosce le dame del bel mondo, trova i falsi
amici, s’annoia, si tormenta e, dopo due mesi, ritorna da Teresa.
Odoardo è partito ed egli riprende i dolci colloqui con Teresa e sente che solo lei, se lo potesse sposare, potrebbe dargli la felicità. Ma il destino ha scritto: "l’uomo sarà infelice" e questo Jacopo ripete tracciando la storia di Lauretta, una fanciulla infelice, nelle cui braccia è morto il fidanzato ed i genitori della quale sono dovuti fuggire dalla patria.
Odoardo è partito ed egli riprende i dolci colloqui con Teresa e sente che solo lei, se lo potesse sposare, potrebbe dargli la felicità. Ma il destino ha scritto: "l’uomo sarà infelice" e questo Jacopo ripete tracciando la storia di Lauretta, una fanciulla infelice, nelle cui braccia è morto il fidanzato ed i genitori della quale sono dovuti fuggire dalla patria.
I giorni passano nella contemplazione degli
spettacoli della natura e nell’amore
di Jacopo e Teresa, i quali si baceranno per la prima e unica volta in tutto il
romanzo. Sente che lontano da lei è come essere in una tomba ed invoca l’aiuto
della divinità. Si ammala e, al padre di Teresa che lo va a trovare, rivela il
suo amore per la figlia.
Appena può lasciare il letto scrive una lettera
d’addio a Teresa e parte. Si reca a Ferrara, Bologna, Firenze,
Milano, portandosi sempre dietro l’immagine di Teresa e
sentendosi sempre più infelice e disperato. Vorrebbe fare qualcosa per la sua
infelice patria ma il Parini, con il quale ha un ardente
colloquio, lo dissuade da inutili atti d’audacia. Inquieto e senza pace decide
di andare in Francia ma, arrivato a Nizza, si pente
e ritorna indietro. Quando viene a sapere che Teresa si è sposata sente che per
lui la vita non ha più senso. Ritorna ai colli Euganei per
rivedere Teresa, va a Venezia per riabbracciare la madre, poi ancora ai colli e
qui, dopo aver scritto una lettera a Teresa e l'ultima all'amico Lorenzo
Alderani, si uccide, piantandosi un pugnale nel cuore.
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