Stelle. Già al crepuscolo le più “mattiniere” rifulgevano in tutto il loro splendore, approfittando di quei pochi attimi di solitudine per attirare tutti gli sguardi su di sé. Poi, a poco a poco, spuntavano le altre, più sonnacchiose, sbadigliando appena un barlume, tanto per assicurarsi che nessuno si accorgesse di loro. Erano pigre, o magari semplicemente timide. Si nascondevano dietro le più vanitose, che facevano a gara per essere le più luminose, e gli cedevano volentieri il loro pezzetto di cielo, accontentandosi di essere presenti.
Nelle notti più tranquille, la luna si lasciava dolcemente scivolare sulla sua curva, rischiarando gli impalpabili contorni della nuvola sottostante con bagliori immacolati, dondolata dai sospiri dei freschi venti estivi.
Quella notte, non un lembo sfilacciato di nuvola nell’immensità del cielo. Non un’ombra bluastra sullo sfavillio glaciale delle stelle, che bucavano con la loro luce lo spazio siderale e le punteggiavano di milioni di piccoli diamanti. Quella notte, non un’anima sulla spiaggia silenziosa. Quella notte, tutti stavano navigando già da un po’ nell’immenso oceano dei sogni, sperando di perdersi tra le onde, di andare alla deriva e di non tornare mai più indietro.
Tutti tranne lei.
Le sue gelide dita affondavano nella fine sabbia per le inodore, incapaci di lasciare un’impronta. I suoi occhi di ghiaccio scrutavano attenti ogni minimo particolare, per fotografarlo in mente e non dimenticarlo mai più, assetati di emozioni. I suoi capelli corvini, nonostante la tiepida brezza che soffiava dal mare, erano immobili, paralleli alla schiena.
Si avvicinò alla riva. Le onde imperlate di schiuma morivano stanche sul bagnasciuga, sfiorando i suoi piedi senza bagnarli. All’orizzonte, l’oceano si confondeva con il cielo, ed era là dove il suo sguardo si perdeva, malinconico e consapevole di una dura realtà.
La sua natura di fantasma le permetteva di recarsi nel mondo reale solo una volta all’anno, per la precisione solo una notte. Ma non le bastavano quelle poche ore per vedere tutto quanto. Non le bastavano per riscoprire lo stupore e la felicità, da tempo ormai assopiti in lei. Avrebbe voluto correre e sentire la sabbia sotto i piedi,
tuffarsi in mare e sentirsi bruciare gli occhi, guardare qualcuno e sentirsi il cuore accelerare.
Ma non poteva. Ormai lei era destinata a un futuro senza emozioni e felicità.
Pensando la suo tragico destino, le venne da piangere, ma, purtroppo, nei suoi occhi non c’erano più lacrime. Il dolore era costretto a morirle dentro, perché non poteva uscire fuori, in alcun modo.
Alzò gli occhi. Il brillio delle stelle cercò nelle sue pupille un lago in cui riflettersi. Purtroppo, però, il riflesso non era perfetto. Non c’era emozione in quel brillio. Erano stelle fredde e immobili quelle che si riflettevano nel lago nero dei suoi occhi.
Era una delle notti più belle che si fossero mai viste, ma lei non riusciva a trovarci niente di speciale. E si disperava, per questo suo essere insensibile alle meraviglie del mondo. La disperazione soffocava dentro di lei, mordendole lo stomaco poco per volta.
Rimase immobile, con lo sguardo smarrito nell’immensità del buio.
La tranquillità e il silenzio della notte stavano lentamente assorbendo la sua fragile figura.
Finché, furtiva e ribelle, arrivò a sconvolgere quel quadro perfetto una stella cadente. Il suo lampo bianco durò una frazione di secondo, la sua scia evanescente squarciò il cielo e poi svanì, senza lasciare traccia da nessuna parte.
Tranne che nel suo cuore.
Pur essendo breve, la sua comparsa bastò per smuovere qualcosa dentro di lei. Quella stella aveva colpito il suo cuore come un fulmine a ciel sereno, facendolo sussultare di felicità. Un leggero, impercettibile battito di felicità, il cui rumore le era diventato ormai quasi sconosciuto, ma che le provocò una cascata di brividi.
Sarà stato lo spavento, sarà stato lo stupore. Qualunque cosa fosse stata, era riuscita a far emergere in superficie una briciola di felicità. Era riuscita a far riaffiorare oltre la spessa barriera che teneva le emozioni segregate dentro di lei un frammento di gioia. Ma quel poco bastò.
Per vari secondi, nessun rumore, a parte il suo cuore, che si stava a poco a poco risvegliando dal gelido torpore nel quale era stato avvolto per troppo tempo. Ogni battito era per lei come un’ondata di energia, vitalità, felicità.
Il vento sollevò una ciocca corvina dal suo viso stupefatto.
La sabbia riempì le sue dita, che assaporarono la forma di ogni singolo granello. Un forte odore di salsedine arrivò improvviso alle sue narici, e lei lo inspirò profondamente, rigenerando i suoi polmoni, che da tempo respiravano solo polvere.
Un’onda si abbatté violentemente sui suoi piedi, facendola rabbrividire. Finalmente avvertì la freschezza dell’acqua, e chiuse gli occhi per la meraviglia, attendendo che la schiuma, dopo aver formato dei mulinelli attorno alle sue caviglie, si ritirasse e lasciasse asciugare il sale sulla sua pelle.
Dopo tanto tempo, finalmente, una risata. Squillante e argentina, riecheggiò nel cielo, una risata di felicità. Tutte le sue emozioni da tempo rinchiuse nel suo corpo esplosero in quella risata, e lei si sentì libera.
Libera da quel nodo alla gola che le impediva di parlare, libera da ogni peso, ogni dolore, ogni angoscia. Il macigno che le opprimeva l’anima di dissolse, e lei capì di aver riscoperto la vita.
La felicità di essere vivi.
La felicità di essere felici.
Di colpo, la sua vista si annebbiò. Sbatté le palpebre e qualcosa di caldo scivolò veloce sul suo viso. Una lacrima era sfuggita alle sue ciglia, rubando i raggi della luna. I suoi occhi di ghiaccio si sciolsero e riversarono sulle sue guance un fiume di emozioni che risplendeva d’argento.
I suoi occhi, che lei credeva ormai aridi e freddi, finalmente sorridevano.
Finalmente riflettevano la vera luce delle stelle.
Nei suoi occhi c’era la scintilla della felicità.
Nei suoi occhi c’erano le stelle.
Le sue pupille erano un universo a sé.
Corse via, di nuovo libera di vivere, accompagnata dal suono gioioso della sua risata.
Chilometri di impronte vennero presto cancellate dal mare, che era impaziente di eliminare ogni traccia di quella notte.
La quiete ritornò ad assorbire quel fazzoletto di spiaggia dove quella notte era caduta dal cielo una stella di felicità.
Un altro segreto era stato affidato alle mute onde dell’oceano.
Un’altra storia era stata raccontata al sorriso benevolo della luna.
Un altro destino era stato segnato da un avvenimento imprevisto e meravigliosamente magico.
Un’altra anima era tornata a vivere.
Un altro cuore era tornato a battere.
Linda Dellacroce (3^B)
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