sabato 12 maggio 2012

Il mio cuore fu felice (prima classificata racconto)



Il sole era ormai splendente in cielo, Greta adorava passeggiare lungo la spiaggia all’alba, adorava i granelli di sabbia che si allontanavano dai suoi piedi per unirsi al mare, adorava quel vento fresco che le scompigliava i capelli, adorava tutto del mare perché la faceva ritornare giovane.
Greta viveva sola nella sua grande casa su una collinetta vicino al mare, non le rimanevano che una figlia e due meravigliosi nipoti da guardare ogni domenica. Quel giorno era proprio una domenica e lei non vedeva l’ora di assistere a quei volti felici che giocavano a schizzarsi con l’acqua, erano una delle sue poche gioie.
Come al solito incantata nei suoi dolci pensieri, non si accorse del tempo che passava e incominciò allora a camminare velocemente verso casa sua, così avrebbe potuto preparare qualcosa di buono fino al loro arrivo.
Greta amava la sua casa, quel tocco di bianco che irrompeva nel verde del prato, e soprattutto adesso che la primavera faceva già nascere i suoi primi fiori sembrava un quadro. Verso le dieci Greta in veranda vedeva la macchina avvicinarsi, sua figlia lavorava sempre, non trovava nemmeno il tempo di accompagnarli da lei in quelle calde domeniche.
Infatti la figura che scese dalla macchina era il padre di Stefano e Riccardo, che le stavano già correndo incontro. Mentre osservava i loro giovani volti sorridenti ripensava ai momenti felici della sua infanzia, la sua testa era piena di ricordi dei suoi vecchi amici, come se quei volti le sorridessero ancora.
Un dolce abbraccio fermò i suoi pensieri, si stupiva dell’affetto che le donavano quei bambini, salutò il genero e rientrò in casa ancora attaccata a quelle braccia.
- Ciao nonna! Ci sei mancata, siamo sicuri che oggi ci divertiremo tanto!
- Ne sono convinta, cari.
Il tempo quando stava con loro passava fin troppo velocemente.
Il pomeriggio passò tra sorrisi e risate, li guardava giocare con l’acqua, inventare giochi nuovi e litigare per poi fare subito pace, li guardava con occhi lucidi. Avrebbe voluto giocare con loro ma era stanca, le sue ossa non erano più quelle di un tempo, i suoi capelli biondi stavano diventando a poco a poco bianchi, le rughe solcavano il
suo viso, solo i suoi celesti occhi erano rimasti uguali, perché si sa, gli occhi rimangono immuni alle piaghe del tempo.
In cielo stavano già spuntando i primi puntini bianchi che circondavano la luna, sì, le chiamano stelle quei piccoli bagliori di luce.
Greta mise a letto i nipoti e decise che voleva farli addormentare con una bella storia, un po’ della sua storia.
Così, mentre quei pallidi visini iniziavano a sentirsi stanchi, in quella dolce sera lei iniziò a raccontare:
- Beh miei cari, dovete sapere che da giovane io avevo un’amica, Alice, bella e simpatica; fin dalla prima volta che ci siamo viste capimmo che saremmo rimaste amiche per sempre, almeno così speravamo.
I giorni passavano e la nostra amicizia si faceva sempre più solida, io, la solita ragazza timida, lei, la solita ragazza sicura di se stessa, noi, due corpi ed una sola anima. Ma si sa che le cose belle non durano molto, io all’inizio non ci credevo ma poi ne ho avuto la prova. Un bel giorno, nemmeno tanto bello, lei mi lasciò sola, si trovò nuove amiche, più sicure, più belle, più popolari.
Sola, senza amiche, odiavo quella solitudine, rivolevo Alice, rivolevo la mia migliore amica. Mi stupivo di come lei mi ignorasse e cercavo di esserne arrabbiata, forse lo ero anche ma nel mio cuore c’era sempre un posto per lei. Dopo settimane lei si avvicinò a me, dichiarò di aver sbagliato e di essere stata una stupida, disse che voleva solo cambiare, ma io rimasi zitta, no, quella non era una buona giustificazione.
La mia testa era piena di contraddizioni, ma quando udii quel leggero “ti voglio bene” tutto svanì: i miei occhi affogarono in salate lacrime, il mio cuore si scaldò e si riempì di felicità, solo allora capii cosa voleva dire essere felici.
Ragazzi miei, vale la pena vivere per provare emozioni, la felicità è una di queste: vivete, ridete, donate i sorrisi, perché quando ne riceverete in cambio sarete ancora più felici.
Finì la sua storia con le lacrime agli occhi, i nipoti ascoltavano stupiti, nessuno aveva mai detto loro certe cose.
Greta lasciò la stanza, consapevole di aver raccontato a qualcuno la parte più importante della sua vita, quella che le ha fatto capire la vita.
Sì, fu orgogliosa delle sue parole, sì, lei era stata felice, aveva provato forti emozioni e voleva che i suoi nipoti facessero lo stesso perché la vita è una sola.
Teodora Olariu (3^B)

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