S come sangue.
L'agente, arrivato sul posto, trovò il cadavere per terra, era messo a pancia in su e attorno a lui c'erano dieci grandi coltelli da cucina insanguinati.
Harrison si chinò sul corpo per esaminarlo, mentre lo stava guardando, uno strano liquido gli andò sulla mano, pensando che fosse acqua non guardò nemmeno e si asciugò senza dubitare di nulla.
Il morto era vestito con un paio di pantaloni neri simili a quelli di uno smoking, una camicia bianca, la cravatta azzurra e bianca e una giacca nera. Aveva con sé una valigetta di pelle marrone; era un latino-americano, aveva la faccia un po' allungata, il naso a patata e le labbra carnose. Era color caffèlatte e aveva un po' di barba.
Harrison dopo aver esaminato il corpo decise di guardare cosa c'era dentro la valigetta, ma, appena cercò di prenderla, una goccia di sangue cadde sulla valigetta, l'agente si guardò la mano, era anch'essa sporca di sangue, nonostante non avesse toccato il cadavere; alzò la testa, e vide un'enorme S scritta sul soffitto con il sangue. Harrison, aprì poi la valigetta, ma non c'era nessun documento particolarmente interessante o che riguardasse il fatto, qui però l'agente capì che la vittima era un fornitore abituale del ristorante.
Dopo di che fotografò la scena e andò via.
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