giovedì 8 dicembre 2011

Il fantasma del metrò



Era un giorno di pioggia, me ne stavo chiuso nel mio ufficio a pensare e a giocare con le freccette. Scusate, non mi sono ancora presentato, io sono l’agente Hit Worrison e mi occupo di scene del delitto. Comunque ritorniamo alla mia storia; ero lì seduto sulla mia sedia davanti alla scrivania, ad un tratto bussarono  alla porta. Era il mio aiutante Norris che mi disse che c’era un caso da svelare. Finalmente qualcosa da fare !!.
Immediatamente chiesi a Norris dove c’era stato il delitto, mi rispose che era sul metrò.
Quando arrivammo c’era tanta gente che urlava e si dimenava gridando: “Aiuto è morto il proprietario”. Ci avvicinammo al delitto e facemmo spazio. Norris chiamò la polizia e l’ambulanza. Quando arrivarono presero il corpo e lo portarono al centro di investigazione. Dopo 10 minuti arrivò un altro detective che però si vedeva che non capiva niente. Questo investigatore si chiamava Johnny. Venne vicino a me e disse che era stato di sicuro un omicidio.
Per me non era così, c’era qualche cosa che non mi ritornava. Io e il mio assistente Norris a quel punto decidemmo di interrogare tutta la gente che c’era in quel momento.
Dopo un paio di persone interrogate saltò fuori che già da tanti giorni c’era un fantasma che invadeva il metrò. Io allora a quel punto decisi di mettere in azione le mie grandi doti da investigatore, perché sapevo benissimo che i fantasmi non esistevano.
Il giorno dopo tornammo di nuovo al metrò, e iniziammo le investigazioni con il mio cane Argo. Ad un tratto sbucò dalla biglietteria un gentile signore che ci chiese cosa facevamo. Noi glielo spiegammo e subito cambiò sguardo della faccia e divenne un po’ più preoccupato. Dopo un po’ ci salutò e se ne ritornò dentro la biglietteria. Non trovammo nessun indizio. Come al solito Norris nei momenti meno adeguati dovette andare in bagno però non sapevamo dove si trovava. Allora entrammo nella biglietteria per chiedere a quell’uomo dove potevamo trovarlo ma lui non c’era, era come se si fosse volatilizzato nell’aria. Il mio cane Argo in quell’istante inizia ad abbaiare ed annusare, finalmente aveva trovato una traccia. Argo si diresse verso una piccola statua. Io non riuscivo a capire cosa intendeva, nello stesso tempo Norris si appoggiò sopra e si aprì alle sue spalle una grossa porta.
A quel punto pareva di essere vicino alla verità. Entrammo, accendemmo la luce e vedemmo che c’erano microfoni, macchine per cambiare la voce e dei proiettori. Capii cosa fosse successo, dovevo solo capire dove era il colpevole. Stavamo per uscire quando sentimmo un rumore strano. Allungai di più la testa e vidi che dietro ad un armadio enorme c’era il signore di prima.
Quando capì che l’avevamo beccato uscì dal nascondiglio e scappò, anzi provò a scappare ma niente da fare per lui, perché Argo gli si lanciò addosso e lo fermò.
Gli mettemmo le manette e prima di portarlo via gli chiedemmo perché aveva commesso questo delitto. All’inizio non parlò ma poi scoppiò in lacrime e disse che l’aveva fatto perché il suo capo lo faceva lavorare un sacco e lo pagava pochissimo anzi c’erano alcune volte che non lo pagava neanche, allora per colpa della rabbia lo uccise. Il caso era risolto, lo portammo al commissariato e andammo alla nostra pizzeria preferita a mangiare qualche cosa e a bere una birretta fresca.

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