domenica 15 dicembre 2013

SLENDER THE ARRIVAL

Era una bella giornata, e ci apprestavamo a fare un’escursione in un’area boscosa non molto frequentata per via della sua fitta vegetazione che riusciva a non far arrivare nemmeno un raggio di sole per terra.
Pensavamo che ci saremmo divertiti a scalare le colline di quel posto, ma fin da subito capimmo che quella sarebbe stata l’escursione più brutta della nostra vita…….
Io e Josh stavamo preparando tutto l’occorrente per iniziare l’escursione: quel giorno eravamo in quattro io, Jessica, Josh e Alex.
Iniziammo a scendere dalla strada e ben presto la vegetazione non fece più vedere la luce del sole, Josh cercò di persuadermi continuando a dire che era troppo pericoloso e che era meglio tornare indietro, ma io no gli detti ascolto e dissi a i miei compagni di prendere la torcia. 



Presi anche una telecamera in modo da poter filmare ogni attimo di quel momento ma all’improvviso sentimmo un grido, sembrava una donna e dissi ai miei compagni che era meglio se fossimo andati a controllare ma loro non vollero venire con me, e mi incitarono a andarci da solo. Allora mi misi a correre verso la direzione da cui si era sentito il grido, poi lo vidi, quel mostro…. C’era una persona insanguinata per terra e quel coso continuava a guardarmi, stavo filmando tutto, ma all’ improvviso sulla mia telecamera iniziarono ad esserci delle interferenze, quel coso iniziò ad avvicinarsi: ero sbalordito, non avevo mai visto una casa così: era bianco, tutto bianco, non aveva la faccia, le sue braccia toccavano quasi terra e portava un abito nero e una cravatta rossa; avevo paura, quell’immagine me la ricorderò per il resto della mia vita.
 
                                                                                       
Mi misi a correre più veloce che potevo e quando raccontai cosa avevo visto ai miei amici, mi risero in faccia dicendo che a colazione mi ero fatto un bicchierino di troppo e non mi credettero, finché non gli feci vedere il video che avevo girato.
Avevamo tutti paura ed era ormai buio. Josh provò a chiamare la polizia federale ma non c’era linea, eravamo tagliati fuori dal resto del mondo. A Jessica iniziò a venire un attacco di panico, solo allora realizzai che dovevamo trovare un riparo per passare la notte.
Mi ricordai che avevo una bussola e la tirai fuori: era sballata, continuava a girare in tondo. Poi sentimmo dei passi: realizzai che era di nuovo quella cosa, allora iniziammo tutti a correre in una direzione a caso; poi lo intravvedemmo, i miei amici rimasero scioccati, non si muovevano, semplicemente rimanevano lì fermi e immobili a guardarlo.
 
                                                                                        
Ci mettemmo a correre nel senso opposto ma era sempre lì dietro di noi, allora intravvidi una casa abbandonata, entrammo e chiudemmo tutte le possibili entrate. Dopo esserci barricati dentro ci rilassammo e decidemmo che era meglio rimanere lì per la notte; poi Josh si affacciò alla finestra e quel coso era lì immobile a guardarci, rimase lì a guardarci per tutta la notte e quando ci svegliammo era sempre lì.
Non sapevamo come uscire, allora decidemmo che saremmo andati via dalla porta sul retro. Josh l’aprì lentamente per controllare che quel coso non fosse lì e per fortuna non c’era.
Ci scaraventammo fuori, correvamo come dei pazzi ma poi Jessica urlò: ci voltammo e vedemmo quel coso con Jessica tra le mani.
Dissi ai miei compagni che non avremmo più potuto fare nulla per lei e con la morte nel cuore continuammo a correre.

Poi Alex urlò e lo vedemmo infilzato sul ramo di un albero, ma di quel coso nessuna traccia, e allora continuammo a correre; mi fermai un attimo per riflettere con Josh: quel coso ci stava facendo fuori uno a uno ma mentre stavamo pensando a come uscire da quella foresta infernale sentimmo un rumore, ricominciammo subito a correre, ma stavolta quel maledetto me lo uccise davanti agli occhi: comparve davanti a noi e con uno dei suoi tentacoli lo strangolò. Io rincominciai subito a correre e mi accorsi che quella cosa stava giocando a nascondino.
Continuai a correre per mezz’ora circa poi vidi la strada e come per miracolo passò una macchina. Allora mi scaraventai davanti all’automobile che inchiodò di colpo; allora chiesi un passaggio e spiegai cosa era successo ma anche il conducente mi prese per matto; allora chiesi di farmi scendere davanti alla stazione di polizia più vicina.
Una volta lì feci analizzare i miei filmati e il questore mi disse che non era la prima volta che succedeva una cosa del genere e mi disse anche che loro lo identificano come SLENDERMAN.
Poi tornai a casa e mi ripromisi che non sarei mai più tornato in una foresta.

 

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