domenica 17 maggio 2015

Millennium Goals

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, quasi tutti i paesi del mondo si sono riuniti nell'organizzazione delle nazioni unite (ONU) con lo scopo di conservare la pace nel mondo.
Questo obbiettivo è molto lontano dall'essere raggiunto: dal '45 ad oggi ci sono state guerre sanguinose in tutti i continenti. Il problema è che gli stati, che sono circa 200, non riescono a darsi delle leggi che valgano per tutti e si comportano come bambini egoisti. Gli psicologi, che si occupano della crescita morale e della formazione del carattere, ritengono che ci siano tre stadi di crescita morale:
  1. Il primo stadio viene chiamato “stadio infantile” ed è caratterizzato da egocentrismo e bisogno di un adulto come punto di riferimento.
  2. Il secondo stadio viene chiamato “stadio adolescenziale” durante il quale si condividono i valori del gruppo invece di quelli dei genitori, ai quali non si da più retta a ai quali ci si ribella per aver autonomia.
  3. Il terzo stadio viene chiamato “stadio adulto” caratterizzato da responsabilità e dall'abbandono dell'egoismo, dalla capacità di pensare anche agli altri per poter accettare regole che valgono per tutti.
Con il loro comportamento di aggressione reciproca, gli stati si comportano spesso secondo il primo stadio di sviluppo morale, formando al massimo alleanze che spesso tuttavia generano conflitti. Non esiste un governo universale per il nostro pianeta.

L'assemblea delle nazioni unite ha sede a New York nel palazzo di vetro ed è guidata da un segretario generale e dal consiglio di sicurezza, i cui 5 membri permanenti sono i vincitori della 2^ guerra mondiale: USA, Russia, Cina, Francia e Inghilterra. Nel 1948 L'ONU ha pubblicato una dichiarazione universale sui diritti umani, che riporta gli stessi principi fondamentali della costituzione italiana: il diritto alla vita e alla libertà personale.


Nel 2000, l'ONU ha fissato, per il nuovo millennio otto obbiettivi, per tradurre in fatti concreti i diritti umani. Il primo obbiettivo è quello di sradicare la fame nel mondo e e l'estrema povertà. L'ONU, in particolare si è proposto di dimezzare la percentuale di chi vive con meno di un dollaro al giorno. Nel 2010 questa percentuale si è dimezzata rispetto al 1990, ma purtroppo ci sono ancora un miliardo di persone che soffrono la fame.
Il secondo obbiettivo e quello di dare un educazione primaria (saper leggere e scrivere) a tutti ma soprattutto ai bambini, cioè eliminare l'analfabetismo.
E poi bisognerebbe fare imparare a ragazzi e ragazze a leggere e a scrivere senza fare distinzioni.
Il terzo obbiettivo è quello di promuovere e rafforzare il ruolo delle donne.
Il quarto obbiettivo è quello di ridurre la mortalità infantile: cioè ridurre la mortalità dei bambini entro i 5 anni.
Il quinto obbiettivo è quello di far partorire le mamme in salute, senza farle morire dopo aver partorito per cattive condizioni igieniche ma sopratutto dar loro strutture adeguate e condizioni igieniche “decenti”.
Il sesto obbiettivo è quello di combattere l'AIDS, la malaria e altre malattie gravi; si cerca di fermarle e di ribaltare l'andamento della malattia. Ogni anno ci sono ancora più di due milioni di casi e circa la metà muoiono. Si cerca anche di ottenere vari medicinali per curare la gente più povera.
Il settimo obbiettivo e l'ottavo obbiettivo sono strettamente collegati e riguardano gli scopi più generali dell'ONU cioè la difesa della vita e della pace. Gli stati dovrebbero smettere di farsi la guerra, smettere di comportarsi come bambini egoisti e di spendere somme astronomiche per le armi, puntando invece alla cooperazione e alla difesa dell'ambiente per le future generazione. Il settimo obbiettivo è quello di assicurare la sostenibilità ambientale, evitando che il consumo delle risorse sia maggiore di quanta roba si produce. Dimezzare le popolazioni che sono senza acqua, garantirne per tutti.
Rendere più abitabili le periferie del terzo mondo e ridurre la spazzatura.
L'ultimo obbiettivo vuole insomma che i paesi del mondo la smettano di comportarsi da bambini, di farsi la guerra tra di loro e di spendere soldi in armamenti, ma spenderli per i poveri.



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