martedì 5 maggio 2015

Un altro muro. Racconto di Beppe Fenoglio

Un altro muro
Max, un giovane soldato partigiano viene catturato dai fascisti e in cella incontra un altro partigiano, chiamato Lancia.
Max camminava davanti ai soldati, arrabbiato con i suoi amici perché l’avevano convinto a fare il partigiano,  pensava che l’avrebbero fucilato, e perso in questi pensieri arrivò al carcere. Arrivato ad una porta scese le scale e arrivò in un corridoio poco illuminato e freddo. Lo chiusero in una cella e solo dopo che ebbero chiuso a chiave la porta si guardò intorno, faceva freddo ed era buio; ad un certo punto intravide una figura umana che gli chiese se anche lui era partigiano e se gli era andata male come a lui.
Si misero tutti e due davanti ad una botola che li illuminava un po’ e Max notò che quel ragazzo era stato picchiato; iniziarono a parlare e Lancia, così si chiama il ragazzo, gli chiese perché non l’avevano picchiato e pensò che avesse confessato tutto. Max gli disse di no e Lancia gli chiese a che brigata apparteneva.
Dato che Max apparteneva ai Badogliani Lancia gli disse che era fortunato e che i preti facevano di tutto per salvare i Badogliani e invece per i Garibaldini, ai quali apparteneva Lancia, nessuno faceva niente. Max si irritò e gli disse che ne avrebbero riparlato quando sarebbero stati tutti e due al muro pronti per essere fucilati.
Lancia disse a Max di smetterla di fare domande e gli disse che per lui era un male averlo come nuovo compagno di stanza. Detto questo Max si sedette sulla paglia e iniziò a fissare Lancia e a pensare che li avrebbero fucilati insieme.
Lancia domandò a Max cosa gli aveva detto il maggiore e Max gli rispose che gli aveva detto che se quella stessa sera avesse perso a poker l’avrebbe ucciso. Lancia disse che l’avevano detto anche a lui e che a un suo conoscente, chiamato Fulmine, gli era stata detta la stessa cosa e che l’indomani fu ucciso.
Max chiese se davano da mangiare e se avrebbero potuto uscire e la risposta di Lancia fu che davano da mangiare e che non si poteva uscire. Poi aggiunse che nonostante tutto a lui non faceva più nessun effetto quella clausura perché preferiva essere rinchiuso piuttosto di non vedere il mondo come voleva lui.




A metà mattina i due sono fatti uscire dalla cella e vengono condotti verso il cimitero attraversando la città per mezzogiorno quando la popolazione è in casa per pranzo e oltre a questo i soldati che spingendo di corsa i prigionieri iniziarono a cantare per coprire i tentativi di Max di gridare per denunciare alla gente di Alba le fucilazioni repubblicane. Giunti la cimitero, sono messi faccia al muro ma dopo gli spari Max è ancora vivo, mentre Lancia è a terra in un bagno di sangue. Il capo del plotone gli dice poi che gli era stato fatto il cambio grazie ad un prete.


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