Alla base del razzismo c’è un insieme di pregiudizi, che spingono
a giudicare una persona senza conoscerla, solo per l’aspetto o per il gruppo
etnico di appartenenza. Nei casi più gravi i pregiudizi diventano atti di
discriminazione o persecuzione violenta. Il caso più clamoroso di razzismo è quello della deportazione degli schiavi
africani in America, trattati in modo disumano.
Sulla tratta degli schiavi africani in America abbiamo visto
un film di Steven Spielberg intitolato “Amistad”. Il film comincia con la ribellione di un
gruppo di schiavi che erano stati deportati dall’isola di Cuba; loro cercano di ritornare in Africa, ma per
caso, non conoscendo le costellazioni, sbarcano in America. Per loro fortuna
approdano nel Massachusetts, dove la maggior parte della gente è abolizionista,
ma vengono lo stesso imprigionati.
Del loro destino si preoccupano un vecchio avvocato
afroamericano e un giovane politico bianco abolizionista, che li difendono
dagli spagnoli che dicono che sono loro proprietà per venderli come merce. Gli africani non parlano inglese,
è un bene perché se non parlano lo spagnolo vuol dire che non sono schiavi, ma
è anche un male perché non possono raccontare la loro storia. Alla fine trovano un ex-schiavo africano come traduttore e
il capo africano comincia a raccontare la sua storia. Dice che è diventato capo
perché ha ucciso un leone, che dava fastidio al villaggio, con una pietra. Poi viene
catturato da una tribù nemica e venduto a degli schiavisti che lo imbarcano e
lo portano a Cuba insieme ad altri africani.
Durante il viaggio vengono incatenati e nutriti con poco
cibo, trattati in modo disumano, e quando non c’era più cibo o erano malati ne
prendevano 10 e li buttavano in mare.
Dopo il racconto il giudice riconosce che sono liberi, però
il presidente degli Stati Uniti ricorre alla corte suprema perché ha paura di
perdere voti, perché vuole ripresentarsi alle elezioni e quelli del sud non lo
voterebbero; ma alla fine anche la corte suprema dice che sono liberi e li
riportano in Africa.
Lincoln fu il presidente che abolì la schiavitù nel 1865 negli USA , però non fu una cosa facile, perché gli stati del sud non volevano
perché la loro economia si basava sullo sfruttamento degli schiavi. I nordisti e i sudisti si trovarono a combattere, e vinsero
i nordisti guidati da Lincoln. Più avanti venne ucciso da un sudista fanatico.
Negli stati del sud però il razzismo continua, il ku klux
klan è un’associazione che perseguita i neri che si ribellano e li tiene segregati,
pensando che i neri devono essere divisi dai bianchi. Sugli episodi di razzismo negli USA del sud c'è una celebre canzone cantata da Billie Holiday, “Strange fruits”:
Gli alberi del sud sopportano il peso di uno strano fruttosangue sulle foglie e sangue sulla radice,
un corpo nero che dondola nella brezza del Sud,
strano frutto impiccato agli alberi di pioppo.
Scena pastorale del Sud raffinato,
occhi sbarrati e una smorfia di dolore
profumo di magnolie, dolce e fresco,
quindi la puzza improvvisa di carne bruciata.
Ecco un frutto da beccare per i corvi, da abbandonare alla pioggia
e alla dissoluzione del vento, da lasciar marcire al sole,
da lasciar cadere dall’albero, ecco uno strano e amaro raccolto.
Un'altra testimonianza del razzismo ancora presente negli Stati
Uniti del Sud è data dal romanzo “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee.
Un giovane nero viene accusato di aver violentato una
ragazza bianca e in paese cominciano a perseguitarlo. Questo ragazzo rischia il linciaggio, che però viene evitato
dallo sceriffo, mentre un avvocato di nome Atticus lo difende nel processo. In conseguenza di questo fatto, lui e i suoi figli vengono
fatti oggetto di minacce.
Il padre della ragazza, che probabilmente è il vero
colpevole, una sera, mentre i figli di Atticus, Jem e Scout, tornavano da una
festa di Halloween, li aggredisce e Jem si rompe un gomito mentre Scout si libera
dal vestito e scappa. In seguito si trova il padre della ragazza con un
coltello piantato nella pancia, all’inizio lo sceriffo pensa che sia stato Jem,
ma si scopre che è stato Boo, un vicino che non usciva mai di casa
perché i genitori si vergognavano di lui perché era ritardato.
In America i neri cominciarono ad organizzare movimenti contro il razzismo, come quello guidato da Martin Luther King, che verrà ucciso nel 1968 da un razzista. Gli Stati Uniti comunque hanno saputo combattere il razzismo e difatti oggi come presidente c’è un afroamericano, Barack Obama.
Tra tutta la confusione e il rumore della gente che grida che stanno arrivando i cosacchi i bambini persero l’accompagnatrice. Ada suggerì di andare nel quartiere ricco perché aveva paura che i cosacchi li avrebbero presi, mentre Ben diceva di tornare indietro passando per le vie piccole in modo che i cosacchi non li avrebbero visti, perché nel quartiere ricco li avrebbero cacciati. Alla fine la ebbe vinta Ada e si ritrovarono davanti alla villa dei loro parenti ricchi: gli Zinner.
In America i neri cominciarono ad organizzare movimenti contro il razzismo, come quello guidato da Martin Luther King, che verrà ucciso nel 1968 da un razzista. Gli Stati Uniti comunque hanno saputo combattere il razzismo e difatti oggi come presidente c’è un afroamericano, Barack Obama.
L’altro grande movimento razzista che ha pesato sulla storia
è l’antisemitismo: l’odio razziale contro gli ebrei. L’antisemitismo non è
un’invenzione di Hitler e dei nazisti, per tanti anni in Europa gli ebrei sono
stati perseguitati e rinchiusi nei ghetti con l’accusa di aver ucciso il figlio
di Dio.
In Ucraina, nei ghetti,
avvenivano i pogrom: i cosacchi spesso assaltavano le case degli ebrei per
depredarli. Un romanzo famoso che parla di questo è “I cani e i lupi” di Irene
Nemirovski, un’ebrea russa nata a Kiev. Il romanzo parla del razzismo e delle
persecuzioni sugli ebrei russi; la scrittrice vuole rappresentare i cani
come i ricchi, perché sono
“addomesticati”, mentre i lupi come i poveri che vivono nei ghetti perché sono
“selvaggi”, da questo viene il titolo del romanzo.
La protagonista è una bambina di
8 anni, che essendo povera viveva nel ghetto. Si chiamava Ada, ed era
perseguitata da due paure: i pogrom e il colera, una malattia infettiva che
colpiva spesso i ghetti.
Ad un certo punto arrivano i
cosacchi , ma il nonno saggio sapeva che all’inizio avrebbero spaccato solo
qualche vetro. Il giorno dopo la faccenda si fa più critica, allora nascondono
i bambini in un baule situato nella soffitta. Per far passare il tempo
cominciano a giocare ai pirati facendo finta che il baule è un veliero,
mangiando delle noci vecchie che erano rimaste nel baule.
La zia di Ada decide di far
andare lei e suo cugino Ben da una sua amica, allora quando il pogrom si calma
li fa accompagnare da una domestica. La bambina passando per il ghetto si rende
conto di cosa succedeva durante un pogrom: le finestre sono tutte rotte e le
bancarelle del mercato sono tutte bruciate.Tra tutta la confusione e il rumore della gente che grida che stanno arrivando i cosacchi i bambini persero l’accompagnatrice. Ada suggerì di andare nel quartiere ricco perché aveva paura che i cosacchi li avrebbero presi, mentre Ben diceva di tornare indietro passando per le vie piccole in modo che i cosacchi non li avrebbero visti, perché nel quartiere ricco li avrebbero cacciati. Alla fine la ebbe vinta Ada e si ritrovarono davanti alla villa dei loro parenti ricchi: gli Zinner.
Ada convinse Ben a scavalcare il cancello dicendogli
che non aveva il coraggio; infine suonarono il campanello e aprì la porta una
serva, che li scambiò per mendicanti, mai i bambini alla prima distrazione
della serva entrarono in casa. Entrarono nella sala da pranzo dove la famiglia
faceva colazione, dove incontrarono il loro cugino ricco; Ben raccontò ai
familiari già impressionati per il loro aspetto di aver visto cose bruttissime
come donne sventrate. La mamma li tiene lontani per paura che avessero delle
malattie e li fa portare in cucina per
farli mangiare.
Dopo un po’ arriva il nonno, il
più grande degli Zinner e quello che ha costruito tutta la ricchezza della
famiglia, che si intenerisce, e offre il suo studio ai bambini con un tavolino
per farli mangiare. Il nonno aveva un cancro e visto che era quasi alla fine
della sua vita, vuole usare i suoi soldi per aiutare i suoi parenti poveri.
Durante la seconda guerra
mondiale vennero gasati e bruciati nei forni crematori circa 6 milioni di ebrei
in Europa, in tutti i paesi occupati dai nazisti.
A proposito dello sterminio degli
ebrei abbiamo visto il film “Ogni cosa è illuminata”, che racconta dello
sterminio di una città ebrea da parte dei nazisti in Ucraina. Il film comincia
con un giovane ragazzo, Jonathan, che è un maniaco collezionista; appiccica al
muro qualsiasi oggetto perché per lui ogni cosa è un ricordo. Tra questi
oggetti c’è una foto che gli aveva dato sua nonna e un’ambra che gli aveva dato
suo nonno; nella foto c’era suo nonno e un’altra donna che sembra incinta, con
l’ambra al collo. Allora decide di andare
in Ucraina a scoprire chi era questa donna.
Jonathan si rivolge a un’agenzia specializzata
a accompagnare i ricchi ebrei americani a
ritrovare le loro origini. I membri dell’agenzia sono un giovane ballerino di
nome Alex che fa da interprete, anche se parla un inglese approssimativo, il
nonno mezzo matto che diceva di essere cieco anche se guidava il taxi e diceva
di odiare gli ebrei anche se li portava in giro; un altro membro era un cane,
anche lui mezzo matto, che però il nonno diceva che era indispensabile perché lui
era cieco.
Allora partono alla ricerca di
questa città, di nome Trachinbrod, ma nessuno sa dov’è. Mentre vanno avanti con
la ricerca il nonno si ferma e va in un prato con dei resti di armi, e comincia
a ricordare delle cose, come la luna. Dopo un po’ trovano una casa dentro un
campo di girasoli dove c’è una donna e le chiedono dov’è la città, e lei dice
che è lei Trachinbrod. Questa donna, come il protagonista, colleziona tanti
oggetti e aveva tutti i ricordi che la gente avevano sotterrato vicino al
fiume.
Si scopre che lei è la sorella di
Agostina, la donna nella foto, che era sposata con il nonno di Jonathan. Il
nonno di Alex viene riconosciuto dalla donna, si chiamava Baruch, anche in
passato era già matto perché portava sempre un libro con sé anche se non sapeva
leggere. Comincia a ricordare quando gli avevano sparato di striscio alla
testa, per questo non si ricorda più niente. Una cosa importante è che gli
oggetti non sono qui per noi, ma noi siamo qui per loro, cioè è dovere delle
generazione future ricordare il passato. Alla fine la donna li porta nel paese
dove però è solo rimasta una lapide.
Alla fine il nonno si toglie la
vita perché per lui la sua seconda vita è stata uno sbaglio e vuole vivere con
quelli della prima vita.
L’apartheid è la segregazione
razziale, cioè la separazione delle razze: i neri e i bianchi non possono
frequentare gli stessi luoghi. La parola viene dal Sudafrica, una colonia
formata da contadini olandesi, i boeri. Gli zulu erano stati cacciati dagli
olandesi calvinisti, che si ritenevano uomini migliori. Dopo diventa una
colonia inglese, ma l’Apartheid rimane e i neri devono sempre avere dei
documenti razziali, i marciapiedi sono separati e anche i bagni delle stazioni.
C’era una polizia che controllava che i neri e i bianchi stessero separati. Gli
olandesi erano andati in Sudafrica soprattutto per le miniere di diamanti oltre
che a fare i contadini; mentre gli inglesi prendono gli schiavi dall’India e il
Sudafrica comincia anche a segregare gli indiani.
Gandhi è un avvocato indiano che
decide di andare in Africa con il biglietto di prima classe, ma lo sbattono giù
dal treno perché non è bianco. Da quel momento in poi difenderà i diritti dei
neri in Africa e quando tornerà in India quelli degli indiani, portando l’India
all’indipendenza dagli inglesi.
Nelson Mandela per aver
combattuto l’apartheid è stato 25 anni in prigione, ma ha sempre resistito e quando
l’hanno liberato è stato proclamato presidente del Sudafrica.
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