domenica 1 giugno 2014

LA SCUOLA DI JU ON THE GRADGE


 

LA SCUOLA DI JU ON THE GRADGE

 

Arrivato davanti alla scuola di Pieve, al suono della campanella sono entrato con i miei compagni.

Sembrava un giorno come tanti altri, ma quando entrai da quella maledetta porta di quella maledetta classe, vidi i banchi tutti rotti e con qualche segno di graffi e morsicatura soltanto sul lato sinistro.

Quando mi girai per tentare di uscire vidi la porta sbarrata da dei capelli. Feci subito tre passi indietro, ma andai a sbattere contro il muro  la schiena e il braccio destro.

Il braccio iniziò a diventare viola poi blu e infine rosso… mi si staccò dal corpo. Poco dopo mi si riattaccò come se non fosse mai successo nulla. Mi rigirai un'altra volta e la porta era aperta… uscii subito e nel lato destro c’era una torcia.

La presi appena in tempo, perché ci fu un blackout. Trovai due pile vicino al corridoio, dove c’era la porta di sicurezza.

Inserii le pile dentro la torcia e l’accesi. Incominciai a camminare lentamente per quei corridoi freddi e bui. Ad un certo punto, mi trovai nell’aula professori.

Vidi un computer acceso, con la webcam sporca di sangue con un’ impronta di una mano, sicuramente di un professore. Mi sedetti, per mandare un messaggio alla centrale della polizia più vicina, ma distava 30 km dalla mia scuola. Pensai che non ci fosse niente da fare, ma il messaggio arrivò e loro mi risposero che il tempo era di un'ora e mezza.

Poco dopo sentii una mano che mi toccò la spalla e mi tappò la bocca, e mi infilzò una siringa nel collo, facendomi addormentare.

Quando ripresi i sensi, mi alzai con i polsi legati… ero su una sedia nell’aula di chimica.

Vidi entrare un professore vestito con un camice sporco di sangue e una mascherina. Arrivò alla mia destra, con delle grandi cesoie  da giardinaggio, e mi disse: “ Sentirai un po’ di dolore”… mi tagliò le dita.

Gridai come un pazzo.

Disse:” Torno subito”, e se ne andò. Quando ripresi i sensi ero a terra, e allora mi alzai e con fatica mi incamminai verso la porta.


La aprii e vidi un mio professore sgozzato e con la testa vicino alla gamba destra.

Mi abbassai e vidi che nel taschino della camicia c’era una chiave. La presi e mi incamminai verso la porta, era chiusa… fortunatamente avevo le chiavi che la apriva. Quando la aprii dentro era tutto voltato sul soffitto, tranne un cappello. Sembrava un cappello di quello che usano i maghi.

Incuriosito guardai dentro, e una mano mi afferrò il collo, ma vicino c’era un pugnale. Lo presi e tagliai quella mano. Tutto il sangue schizzò su di me.

Mi girai per tornare indietro, ma la stanza si stava rimpicciolendo, ed era come se voleva uccidermi… ma di colpo la stanza diventò normale. Alla mia destra c’era un ascensore.

Mi fiondai lì davanti, schiacciai il bottone ma per aprirlo ci voleva una chiave magnetica. Disperato perché non sapevo dove trovarla, mi sedetti a terra per riflettere.

Mentre ci riflettevo mi accorsi che nella camicia di quel tizio c’era quella chiave che mi serviva.

Mi precipitai di nuovo in quella stanza, ma quel tizio, non c’era più, ma al suo posto c’era un biglietto con una freccia che indicava il muro. Mi misi a toccare il muro, e in una parte si poteva trapassare, infilandosi in mezzo.

Mentre passavo, sentivo che qualcuno mi tirava così forte che non mi lasciava entrare. Facendo uno strattone sono riuscito a passare, ma dentro c’era qualcosa di familiare. La stanza era quella dell’entrata, e sulla maniglia della porta di sicurezza c’era la chiave magnetica.

La presi, e ritornai indietro, fino all’ascensore. La misi, nell’incastro non funzionava, perché l’incastro  era a forma di teschio, mentre la mia era a goccia di sangue, ma vicino c’era quella giusta!!

La misi, entrai nell’ascensore e andai su. Aprii la porta e scappai verso la finestra. Mi buttai di schiena e per fortuna riuscii a scappare…

 

                                                                                                           TESTO CREATO DA:

ANDREA ZUCCALA’

 RIPORTATO SU COMPUTER DA:

SARA APUZZO E NICOLE STORSILLO

 

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