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Sono
una ragazzina di nome Emma, ho 18 anni e vivo in una bellissima villa in una
campagna. Con me vive solo mio fratello, perché i miei genitori sono scomparsi
2 anni fa.
È un lunedì, e
come sempre, prendo la mia bellissima moto rosso fuoco e vado a scuola.
Arrivo, parcheggio, scendo e mi avvio verso la mia
bellissima aula. Questa settimana sono vicino a Federico: un ragazzo con i
capelli corti, sparati alla Balotelli, è molto antipatico, si pavoneggia spesso
e porta sempre un giacchetta color blu con borchie e bottoni giallo fluo.
Appena entro ci sono le mie amiche ad aspettarmi; le saluto e mi siedo vicino
ad Alessandro.
Sono le 8.35 e la professoressa di Tecnica inizia a
spiegare la lezione, ma io non sto seguendo perché, dietro di me, c’è Alex che
mi lancia palline piene di carta e saliva. Mi giro per farlo smettere e ad un
certo punto non sento più la voce della mia professoressa, ma solo un alito
caldo sul collo. Mi giro e non vedo più nessuno davanti a me; Federico è sdraiato
sul banco e Alex si alza in piedi ed intona l’inno d’Italia. Al posto della
professoressa c’è un’ombra scura che gratta la lavagna. Inizio ad avere paura,
mi alzo e vado da Jessie, la mia migliore amica. La abbraccio, ma lei mi spinge
via.
Tutto questo è molto strano, non capisco che cosa stia
succedendo.
Vado da Alex, lo faccio smettere di cantare e lo
trascino fuori dalla classe. Gli chiedo cosa stava succedendo (visto che lui è
un patito di Horror) e mi risponde che la classe è stata infestata da spiriti e
per fortuna noi due non siamo stati maledetti. Mi spiega che questi spiriti
assomigliano a meduse senza gambe, se ti entrano nel corpo non riesci più a
farle andare via; l’unico rimedio è una puntura con il siero “sparkle”
“Allora procuriamocelo!” esclamo io, ma lui mi risponde:
“Ma sei matta? Ci vuole uno specialista per queste cose,
non le può fare chiunque. Se si sbaglia gli effetti possono essere devastanti!”
Allora lasciamo perdere e torniamo in classe, dove è
ricomparsa la professoressa imbambolata davanti alla lavagna. Le scuoto le spalle,
ma non si sveglia.
Andiamo di nuovo fuori; per sbaglio m’inciampo su
Jessie; per fortuna c’è Alex che mi prende al volo e, all’improvviso mi dà un
bacio.
Divento tutta rossa, mi riprendo dallo stupore e “bum”:
Alex cade per terra. Inizio a gridare e provo ad alzarlo, ma non ci riesco.
Inizio a preoccuparmi, varco la porta dell’aula e vedo sdraiato per terra Alessandro
con la testa girata a 360°, ha il cranio aperto, ed il suo cervello è nelle
mani di Angelo, inizio ad urlare; Lo chiamo ma non risponde; Angelo è in piedi
davanti a me, gli do una spinta, cade a terra e vedo la sua colonna vertebrale
che si spezza.
Continuo ad urlare e corro in cerca di aiuto, ma non
vedo nessuno. Torno da Alex, provo a scuoterlo, ma niente non si sveglia.
Comincio a piangere e piango così tanto che inizia a formarsi un lago nella
classe; allora decido di smetterla, ma l’acqua continua a salire. Vedo che si sta
tutta sporcando di sangue; Alex, all’improvviso, si sveglia e subito vado ad
abbracciarlo; appena lo tocco però inizia a girarmi la testa, e sento una voce
che dice…Emmaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa. Apro gli occhi e mi ritrovo sul divano del
salotto con accanto Alex, che mi sta chiamando per andare a scuola. Mi sveglio
per bene, lo abbraccio e tiro un sospiro di sollievo.
Prendiamo la bella moto blu di Alex e, durante il
tragitto, gli racconto il brutto sogno. Finito di raccontare arriviamo a scuola
e, sinceramente, ho paura di entrarci. Alex mi prende la mano per farmi coraggio,
entriamo ed è tutto a posto per fortuna: Federico è seduto vicino a me, Jessie
mi abbraccia come tutte le mattine e la professoressa di tecnica è sempre la
solita noiosa di sempre. “Tutto a posto” sospiro.
Alice Antonucci 2°B
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