È una mattina come tutte le altre, qui a Londra. Come sempre esco di casa e mi dirigo verso la scuola.
A quell’ora di mattina tutte le auto sono in strada perché alcuni vanno al lavoro, altri a scuola e altri vanno a fare compere. Quella mattina però era diversa perché, benché ci fosse il sole, il cielo era scuro come se sul sole fosse stato messo uno schermo. In più quella mattina nel centro di Londra si sentivano degli strani rumori che provenivano da lontano, come se fossero decine e decine di bombe nucleari che scoppiano una dopo l’altra.
Arrivato a scuola nessuno sapeva spiegarsi questo fenomeno così strano; prima il sole che si intravede offuscato, poi questi rumori simili a bombe che esplodevano o a eruzioni vulcaniche. Nella pausa pranzo nessuno osava uscire nel cortile visti i fenomeni clamorosamente successi in mattinata. Nella nostra ultima ora di lezione, alle ore 15:30 del pomeriggio il cielo si oscurò ancora e diventò immediatamente notte. La scuola tutta impaurita divenne come un fortino: tutti i banchi, le sedie, le cattedre, i tavoli, insomma tutte le cose più grosse vennero accostate alle finestre e alle porte bloccandole ermeticamente.
Circa un’ora dopo mia mamma venne a prelevarmi e mi portò a casa. Passavo tutti i minuti della mia vita davanti alla finestra a guardare il caos e la paura che padroneggiava Londra, insieme al mio amico Jimmy che conoscevo dall’asilo. All’improvviso Jimmy mi disse di guardare fuori e vidi scendere dal cielo una navicella spaziale a forma di rombo, contornata da luci di colore blu.
La navicella si posò nello stadio “Stanford Bridge” distruggendo gran parte del campo da gioco. Io e Jimmy rimanemmo immobili e muti una volta vista la terribile scena, ma Jimmy mi sussurrò : “Andiamo a nasconderci giù in cantina” ed io gli risposi: “Va bene ma sbrighiamoci”. Così scendemmo in cantina e attraverso una piccola finestra guardavamo i movimenti di quegli strani individui; erano tutti verdi, avevano gli occhi dorati iniettati di sangue, ed avevano un fucile, che con un solo proiettile era in grado di far esplodere un’auto.
La mattina seguente l’esercito si preparava all’attacco di quegli strani mostri verdi. Mio padre si recò in armeria e comprò per me e per Jimmy due pistole, due fucili, due mitragliette, due coltelli e due antiproiettili. Intorno alle 9:30 del mattino l’esercito si scontrò con i mostri. Dopo alcuni minuti noi ci costruimmo una trincea costruita di sacchi della sabbia. Un gruppo di circa venti mostri si dirigeva verso di noi, a questo punto aprimmo il fuoco e finite le munizioni ne rimasero vivi due, Jimmy si prese quello più magro ed io quello più grasso. Dopo pochi minuti io ed il mio amico uccidemmo i mostri colpendoli con una coltellata all’addome. Gli uomini vinsero la battaglia e fecero saltare in aria la loro navicella uccidendo gli ultimi mostri rimasti vivi.
Simone Colmo
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