domenica 19 gennaio 2014

SOS. Racconto horror di Noemi Gallace e Sara Maselli

Nel 1956 al telegiornale di mezzogiorno viene annunciata l'apertura dell'ospedale "SOS" in centro paese.

Nel 1980 l'ospedale che un tempo era chiamato "SOS" venne abbandonato a causa di un’epidemia mortale che aveva contaminato tutto l'edificio e i pazienti.


Dopo 33 lunghi anni...

Alcuni ragazzi, per la precisione sei, in una notte di luglio girovagavano per il paese bevendo una birra e facendo gli idioti. Erano due ragazze e quattro ragazzi, si conoscevano da molto tempo, avevano sedici anni, a parte Mike, che aveva un anno in meno degli altri; si chiamavano: Marco, Ilaria, Peter, Dalila, Tony e Mike. I sei cercavano un posto in cui dormire, visto che era notte fonda e la casa di ognuno di loro era a quasi 2 km di distanza. Dopo venti minuti di camminata videro una vecchia struttura, il "SOS", e decisero di entrare e di passare lì la notte. Le ragazze e Mike erano un po' indecisi se entrare, ma poi pensarono che fuori ci potevano essere bestie e uomini cattivi, allora entrarono.


Il posto era davvero orribile, non c’erano più mobili e finestre, si vedevano solo siringhe usate sporche di sangue seccato dal tempo e altri utensili da dottore o infermiere. Si sdraiarono in un angolino della lurida stanza e si misero a dormire.
La mattina seguente dopo essersi svegliati decisero di fare un giro per l'ospedale, trovarono delle camicie e dei muri marci. Dopo un po' che giravano, tutti avevano una grandissima paura e decisero a voto unanime di andarsene da quel posto macabro. Ma non sapevano cosa gli sarebbe capitato. Cercarono la porta da dove erano entrati ma non la trovarono, dopo poco si accorsero che era come se non ci fossero più porte o finestre, proprio come se fossero dentro a una scatola di mattoni e stucco. Le ragazze si misero a piangere e i maschi non sapevano assolutamente cosa fare. Continuarono a cercare per giorni e giorni, ma nessuno di essi riuscì ad uscire dall'ospedale, la fame e la sete erano insopportabili. 

Dopo quasi una settimana i familiari di ognuno dei ragazzi, dopo lunghe ricerche in tutti i luoghi più conosciuti di quel paese, persero la speranza di ritrovarli. I ragazzi, invece, erano tristi, impauriti e molto affamati. Decisero che avrebbero dovuto trovare del cibo, ma dove? A Peter venne in mente che in ogni ospedale ci sono le celle frigorifere, dove vengono tenuti i corpi di persone decedute per cause non normali. Tony però replicò che se erano morti per cause strane tipo malattie infettive potevano morire anche loro, ma tutti si erano già diretti alla sala delle celle frigorifere. Aprirono la prima e trovarono una donna con della muffa sulla nuca e il corpo aperto con l'intestino moscio e secco fuori. Tony disse che aveva sentito in televisione che se cuoci la carne, le probabilità di contaminazione sono ridotte. Per fortuna Dalila notò una fiamma ossidrica per terra, era rotta e arrugginita, ma per loro fortuna funzionava ancora. Presero la donna con delicatezza, la posarono al suolo e iniziarono a staccarle pezzi di carne putrefatta e la scaldarono, faticosamente se la mettevano in bocca e mangiarono. Finito quel corpo ne mangiarono molti altri con il passare dei giorni. Il cibo duro' molto tempo, per quasi un mese. Dopo aver mangiato il penultimo corpo andarono a fare una perlustrazione per l'ospedale, per vedere se c'era altro cibo per quando avrebbero finito l'ultimo cadavere. E trovarono solo del funghi che erano cresciuti sui muri e i tubi dentro l'ospedale.
Quando tornarono nella stanza in cui dormivano si accorsero che mancava Mike all'appello; si misero a correre per tutto l'ospedale in cerca di Mike e non lo trovarono, allora si abbracciarono stretti in un angolo e si misero a piangere perché capirono che non erano gli unici chiusi in quello stabile. Si misero a dormire. La prima a svegliarsi fu Ilaria; aprì gli occhi e...ahhhhhhhh!!! Tutti si svegliarono di colpo e anche loro si misero a strillare: c'era Dalila morta a terra con la scritta "ben svegliati" sulla pancia, il sangue di Dalila era sparso su di loro, per terra, e sui muri. La presero e la misero in una cella frigorifera, giurando che non la avrebbero mangiata. Avendo fame aprirono l'ultima cella frigo che c'era, ma non c’era più il morto. Subito capirono.......... Non era per caso che non c'era il cadavere, per cui dovettero rinunciare alla promessa e mangiarono Dalila. Totalmente impauriti andarono a vedere se ci fossero degli aumenti in una delle stanze chiuse a chiave, la sfondarono, ma invece di cibo trovarono tantissime foto con cornici sopra a un davanzale, però i volti delle persone incorniciate erano state graffiate in modo che si potesse vedere solo il corpo. Una sola foto era intatta, si vedeva un vecchio con una faccia orribile, sotto c'era scritto:
“RICHARD PENDRAGON MALATTIA CONTAGIOSA V-83 R.I.P.”
Da quella targhetta Peter capì a cosa stavano andando incontro, alla malattia contagiosa V-83, cioè la malattia che ti fa diventare cieco e sordo, il naso si riempie di punti come la varicella e sei così nervoso e furioso che diventi un assassino. Tutti in quel momento si sentirono cadere il mondo addosso, pensavano che quello fosse un incubo e che dovessero risvegliarsi immediatamente.
Sentirono un rumore provenire dall'ascensore, si diedero la mano e andarono a vedere. Era Mike seduto con la testa girata verso l'angolo dell'ascensore. Ilaria gli corse incontro, gli mise la mano sulla spalla
Mike si girò e aveva tutto il naso insanguinato, si alzo' e sembrava che non riuscisse a vedere. Capirono subito tutti, Ilaria si mise a correre con tutte le forze che aveva in corpo e gli altri la seguirono a ruota. Mike era davvero spaventoso e capirono che lui era stato contagiato in qualche modo dal virus di quello spregevole signore. Tony, che era rimasto indietro, vide una stanza con un grande silos, Mike stava dietro di lui, allora saltò dentro al silos alto due o tre metri e si trovò in una sostanza liquida rossa...non ci mise molto a capire che era finito nel sangue, cercò di risalire su e vide Mike che lo salutava con un sorrisetto alquanto inquietante. Si sentì prendere il piede da una mano che lo trascinava nell'oscurità rossa dell'inferno.
Marco, Ilaria e Peter, invece, erano ancora insieme, si fermarono un secondo e non sentirono più nulla, neanche il più piccolo moscerino che ronzava lì dentro in quelle stanze putride . Quel silenzio venne interrotto da un grugnito, come fosse fatto da un maiale. Marco insospettito girò l'angolo e venne pugnalato con una siringa da un uomo,  sì, era proprio lui Richard Pendragon in carne marcia e ossa, era spaventoso, su di lui c'era ombra e gli occhi ciechi, ma fosforescenti facevano una luce verdastra. L'essere prese Marco, lo alzò, gli strinse la gola fino a fargli vomitare sangue, lui girò la testa lo guardò negli occhi. Richard gli mise la mano sul cuore e dopo due secondi glielo strappò con uno strattone secco. Ilaria e Peter si guardarono e dissero all'amico sotto voce: “Non preoccuparti, ci vediamo tra un po'.” Richard li guardò e loro molto velocemente si girarono e si misero a correre.
Davanti a loro arrivò il loro amico Mike che con il suo naso li fiutò. Ilaria gli disse: “Non farlo Mike, noi ti vogliamo bene e ti aiuteremo a guarire!”, lui si fermò alzò la sua sporca mano e accarezzò con delicatezza il volto di Ilaria, chiudendo gli occhi. Ma un momento dopo li aprì e con tutta la rabbia che aveva in corpo le prese i capelli e con uno strappo netto glieli strappò dal cranio e se li mise in bocca e poi dopo averli sbavati per bene li sputò schifato. Ci fu un attimo di silenzio e Ilaria cadde per terra morta.
Peter prese una siringa che vide per terra e se la mise nel braccio, tirò su un po' di sangue, la levò dal suo braccio, corse incontro a Mike e gliela piantò nel cuore e rilasciò il suo sangue nel cuore di Mike. Subito Mike si fermò, lo guardò come se volesse aiutarlo, corse contro una finestra blindata, la sfondò... Peter saltò fuori dalla finestra e finalmente fu libero.
Ma la sua felicita durò poco perché pensava a tutti i suoi amici morti. Pensò che non fosse giusto, allora si mise seduto vicino a un albero, la morte lo salutò come se fosse una vecchia amica e lo portò via con lei...
Ma, vi siete chiesti che fine abbia fatto Richard Pendragon... Beh! Andate in un ospedale abbandonato e provate a vedere J

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