domenica 13 marzo 2011

Giocando a nascondino

Era mercoledì e io e i miei amici stavamo giocando a nascondino, lo facevamo tutti i mercoledì . Dopo la scuola, era anche nostra abitudine restare a fare merenda, cena, e pigiama-party a casa di Emily, era sempre lei la volontaria che ci ospitava.   Emily aveva una casa spaventosamente grande, per questo andavamo da lei a giocare, c’erano molti posti in cui nascondersi, come per esempio la dispensa, sotto il letto, in mezzo ai campi di granoturco, dentro gli armadi, o addirittura sopra gli armadi, e c’ era persino chi astutamente si nascondeva sotto la paglia dei cavalli nella stalla.  
Il mio posto preferito però era la dispensa, anche se non potevo dire a nessuno dove mi nascondevo, altrimenti si sarebbero nascosti tutti insieme a me, e sarebbe stato più facile prenderci tutti in un solo colpo. La sola cosa bella di quella dispensa era che sembrava sempre nascondere un segreto, ma avendo poco tempo, non ho mai pensato di ispezionarla da cima a fondo per scoprirlo, anche se la cosa mi incuriosiva molto.  
Un giorno, Emily si offrì di contare, e tutti temendola molto per la sua astuzia corsero a gambe levate nei loro nascondigli, ci mise molto più tempo di quanto tutti ci aspettavamo, così nell’ attesa decisi di ispezionare la dispensa.   Non c’era niente di niente, nessun fatto sospetto, se non uno strano taglio che circondava una piastrella, tentai di sollevare la piastrella con le mie mani, ma da sola non ci riuscivo. Poi mi venne l’idea: dovevo fare leva con qualcosa, così uscii dalla dispensa, mi avvicinai al mobile delle posate, presi un cucchiaio e corsi nuovamente in dispensa. Facendo leva con quel cucchiaio riuscii a sollevare la piastrella. Sotto ci trovai una strana maniglia, e appena provai ad aprire …
Si aprì una botola enorme sotto i miei piedi, ed io, insieme alla roba da mangiare, precipitai tanto in fondo da credere di essere arrivata al centro della terra. All’inizio era tutto molto buio, ma poi iniziai a intravedere una luce, ma questa anziché avvicinarsi a me, si allontanava sempre più, poi arrivai al fondo di questo enorme “tunnel”, ma proprio sul più bello mi cadde sulla testa un barattolo di cetrioli sott’aceto e svenni.
Quando mi svegliai non era più poi così buio, anzi si vedeva chiaramente un sentiero, non sapevo dove portasse, ma in qualche posto meglio di quello mi ci avrebbe portato di sicuro. Dopo poco mi stancai. La botta in testa mi aveva lasciata debole, non potevo certo proseguire così. Aspettai che qualcuno passasse di lì, finché non passò una stranissima creatura, non si capiva se fosse un cane, un gatto o chissà cos’altro, e con mia grande sorpresa persino mi parlò.
Mi disse: “Cosa stai facendo qui?! Nessuno ti ha invitata! Non sei mica un animale tu!”; era molto inacidito, non so da cosa, ma non c’era bisogno di essere sgarbati, così io gli risposi alla sua stessa maniera: “Tanto per la cronaca non sei un animale nemmeno tu, e se lo sei il nome animale si calza a pennello, maleducato! Non è questo il modo di parlare a una signorina, e poi quando ti rivolgi a me potresti anche usare un tono un po’ più garbato. Se hai la luna storta non è affar mio.” Lui non era molto contento delle mie parole, infatti mi disse: “Dato che il mio modo di parlare non ti sta bene, farò meglio a non parlarti affatto, e ad andare al mio animal-party”. Io tentai di seguirlo, la mia curiosità mi spingeva ad andargli dietro. Arrivammo a destinazione, ma non mi lasciarono entrare in sala riunioni. I buttafuori mi diedero un calcio talmente forte da farmi svenire di nuovo.
Quando mi svegliai mi trovai faccia a faccia con Emily, aveva trovato il mio nascondiglio, e ora toccava a me contare.        
Alice Errico   

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