domenica 9 novembre 2014

Da qualche parte oltre l'arcobaleno (racconto di Giorgio Gai)


Era una tranquilla serata d’inverno e io intanto guardavo il telegiornale, che ripeteva ogni giorno le disgrazie che capitavano nel mondo. Quando finì pensai come sarebbe stato belle un mondo in pace.

Andai a letto. La mattina quando mi svegliai accesi subito la tv per sentire i nuovi disastri che stavano capitando nel mondo, ma con mia grande sorpresa, il telegiornale annunciò che il tasso di mortalità nel mondo si era praticamente azzerato e che il buco nell’ozono si era richiuso, annunciò anche che l’inquinamento atmosferico non esisteva più e che l’Italia si stava riprendendo dalla crisi: rimasi a bocca aperta. Dopo la colazione e un’ insolita felicità di mia madre andai a scuola, dove mi accorsi che nessuno dei miei compagni si stava scannando con un altro e che i professori davanti alla scuola erano stranamente di buon umore.

Suonò la campanella di inizio dell’ora, la mia classe si preparò alla lezione in silenzio e salutò cordialmente il professore di storia. Seguimmo la lezione in silenzio. Quando la campanella suonò per il cambio d’ora la mia classe rimase in silenzio e fecero lo stesso trattamento al professore di matematica. Iniziai a spaventarmi chiedendomi se ero morto o se avevo sbattuto la testa. Anche alla seconda ora andò di incanto senza interruzioni né problemi. Tutta la mattinata andò cosi, e io ero seriamente spaventato facendo ipotesi sempre più assurde su cosa fosse successo quel giorno.

A pranzo nella mensa i miei compagni arrivati primi mi invitarono a sedermi con loro: iniziai a credere di essere diventato pazzo. Passai l’ora della mensa tranquillamente parlando con i miei compagni. Quel cambiamento radicale mi piaceva, era come se il concetto di gentilezza e di bene fosse entrato in testa a tutti a suon di mazzate.

Nell’intervallo una mia compagna mi invitò a sedermi al suo fianco su un gradino. Quando me lo disse sgranai gli occhi come se cercassi di farli uscire dalle orbite. Ci andai volentieri, mi parlava in modo dolce e gentile raccontandomi dei suoi voti. Suonò la campanella di fine intervallo, il pomeriggio passò uguale identico alla mattina, e quando suonò l’ultima campanella di fine ora ci preparammo e uscimmo dalla scuola salutando con infinita ammirazione e gentilezza i professori.

Uscito dalla scuola mi avviai verso casa, quando sentii  delle labbra appoggiarsi sulla mia guancia sinistra: era la stessa ragazza che mi aveva parlato nell’intervallo. A quel punto svenni. Mi ritrovai nel mio letto con la luce accesa: era stato solo un sogno. A quel punto sospirai deluso e andai a fare colazione.     

 
FINE! GIORGIO GAI 3B

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