domenica 23 novembre 2014

Giuseppe Garibaldi




Giuseppe Garibaldi nacque a Nizza nel 1805.

Già da ragazzino voleva diventare un mozzo, ma suo padre voleva che studiasse e allora scappò di casa, ma un prete lo scoprì e lo riportò subito dai suoi genitori, e da quel momento Garibaldi cominciò ad odiare il clero.

Alla fine convinse il padre e andò a fare il mozzo su una nave; cominciando a frequentare i marinai ne conosce tanti che sono mazziniani e da subito lo convertono alle idee di un’Italia repubblicana.

Nel 1834 partecipa a un’insurrezione contro i Savoia per uccidere Carlo Alberto, ma lui visto che era membro della Marina dei Savoia e perché era scappato dalla loro nave viene condannato a morte in contumacia per diserzione.

Sotto falso nome comincia a girare per tutto il Mediterraneo in cerca di un nascondiglio e infine decide di andare in Brasile, dove si ferma per un po’.

Conosce molti mazziniani anche in America e con loro partecipa a un’insurrezione contro l’imperatore brasiliano, per questo Garibaldi viene ricordato come “l’eroe dei due mondi”.

In Brasile conosce Anita, una ragazza brasiliana che era sposata ma suo marito era in guerra.       Cominciano a stare insieme però non si possono sposare perché lei  è ancora sposata e finché non muore il marito non possono sposarsi; infine il marito di Anita muore e si sposano.

Nel 1848 Garibaldi, con al seguito Anita, torna in Italia perché i mazziniani riescono a scacciare il papa da Roma così vuole aiutarlo a difendere la repubblica romana.

L’anno dopo, nel ’49,Napoleone III riesce a riportare il papa a Roma, ma Garibaldi non si arrende e si dirige verso Venezia, perché c’era ancora un’insurrezione me nel viaggio Garibaldi perde Anita.

Nel 1860 Garibaldi parte per la spedizione dei Mille e conquista il sud Italia e lo consegna a Vittorio Emanuele II facendolo diventare Re d’Italia, l’anno dopo nel 1861 nasce il Regno d’Italia.


“I Mille” di Giuseppe Bandi

Giuseppe Bandi era un giornalista che partecipò alla spedizione dei Mille, e dopo averla fatta scrisse un libro su tutto quello che era accaduto.

Quando Garibaldi infine si decise a partire, si fece dare due piroscafi malandati che dovevano usare per andare fino in Sicilia.

Bandi chiede una licenza di una notte a Garibaldi, per fare un po’ di baldoria perché forse per lui quello era il suo ultimo giorno, e lui accetta; nel mentre Bandi si compra anche un vangelo per pregare. Garibaldi, finita la licenza, chiama Bandi e gli consegna una pistola e tutti insieme fanno un brindisi.

Garibaldi al mattino esce dalla sua villa con una camicia rossa e un poncho, e viene acclamato da due ali di folla che lo fanno passare.

La scena più commovente fu quando un vecchio siciliano portò a Garibaldi i suoi 4 figli per liberare la Sicilia dai Borbone; questo vuole dire che tutta l’Italia aveva partecipato a questa insurrezione.

Garibaldi ordinò a Bandi e ad altri garibaldini di tagliare i fili del telegrafo per non far arrivare la notizia della partenza ai Borbone; fatto questo, partirono sui piroscafi “Piemonte e Lombardo”.

 
”Libertà” di Giovanni Verga

I contadini di Bronte quando sentirono dell’arrivo di Garibaldi,  loro credono che possono prendersi tutte le terre dei nobili, perché secondo loro quella era la libertà. Uccisero il parroco, un uomo schifoso che metteva incinte le donne povere e portava tutti i figli dalle suore; venne ucciso in modo crudele, con colpi di falce e scure, sbrindellando il suo corpo.  Però uccisero anche due innocenti: il farmacista che era un uomo povero che non aveva nessuna colpa; e il figlio del notaio che neanche lui non aveva nessuna colpa ma l’hanno ucciso perché anche lui sarebbe diventato un nobile come suo padre.

Poi assaltano il castello della baronessa, e anche se è tutto barricato riescono a entrare e uccidono il primo figlio che era dietro il portone che cercava di non far entrare i contadini; il secondo figlio viene calpestato finché non muore e il terzo era ancora così piccolo che si stava allattando dalla madre che era sul balcone. Quando i contadini arrivano prendono madre e figlio e li buttano giù dal balcone. Alla sera tutti si rifugiano nelle case per paura che qualcuno li uccidesse, perché si accorsero che quel pomeriggio l’avevano fatta grossa.

Al mattino con timore si recano lo stesso in piazza, nessuno suona le campane perché il prete era morto, nessuno apriva la chiesa perché il sacrestano aveva paura che uccidessero anche lui; e dopo un po’ arrivò il comandante Nino Bixio. Il comandante ne fa fucilare alcuni solo per rendere l’idea che avevano fatto una cosa grave, e gli altri li mette in prigione; vengono tutti processati con varie pene, e le donne capiscono che non vedranno mai più i loro mariti.

Un condannato dice che non è questa la libertà che volevano; questo vuole dire che per i contadini la libertà è solo prendersi le terre dei baroni, non mettere insieme l’Italia, di questo a loro non gliene importava niente.

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