Giuseppe Garibaldi
nacque a Nizza nel 1805.
Già da ragazzino
voleva diventare un mozzo, ma suo padre voleva che studiasse e allora scappò di
casa, ma un prete lo scoprì e lo riportò subito dai suoi genitori, e da quel
momento Garibaldi cominciò ad odiare il clero.
Alla fine convinse il
padre e andò a fare il mozzo su una nave; cominciando a frequentare i marinai
ne conosce tanti che sono mazziniani e da subito lo convertono alle idee di
un’Italia repubblicana.
Nel 1834 partecipa a
un’insurrezione contro i Savoia per uccidere Carlo Alberto, ma lui visto che era
membro della Marina dei Savoia e perché era scappato dalla loro nave viene
condannato a morte in contumacia per diserzione.
Sotto falso nome
comincia a girare per tutto il Mediterraneo in cerca di un nascondiglio e
infine decide di andare in Brasile, dove si ferma per un po’.
Conosce molti
mazziniani anche in America e con loro partecipa a un’insurrezione contro
l’imperatore brasiliano, per questo Garibaldi viene ricordato come “l’eroe dei due mondi”.
In Brasile conosce
Anita, una ragazza brasiliana che era sposata ma suo marito era in guerra. Cominciano a stare insieme però non si
possono sposare perché lei è ancora
sposata e finché non muore il marito non possono sposarsi; infine il marito di
Anita muore e si sposano.
Nel 1848 Garibaldi, con
al seguito Anita, torna in Italia perché i mazziniani riescono a scacciare il
papa da Roma così vuole aiutarlo a difendere la repubblica romana.
L’anno dopo, nel
’49,Napoleone III riesce a riportare il papa a Roma, ma Garibaldi non si
arrende e si dirige verso Venezia, perché c’era ancora un’insurrezione me nel
viaggio Garibaldi perde Anita.
Nel 1860 Garibaldi
parte per la spedizione dei Mille e conquista il sud Italia e lo consegna a
Vittorio Emanuele II facendolo diventare Re d’Italia, l’anno dopo nel 1861
nasce il Regno d’Italia.
“I Mille” di Giuseppe Bandi
Giuseppe Bandi era un
giornalista che partecipò alla spedizione dei Mille, e dopo averla fatta
scrisse un libro su tutto quello che era accaduto.
Quando Garibaldi
infine si decise a partire, si fece dare due piroscafi malandati che dovevano
usare per andare fino in Sicilia.
Bandi chiede una
licenza di una notte a Garibaldi, per fare un po’ di baldoria perché forse per
lui quello era il suo ultimo giorno, e lui accetta; nel mentre Bandi si compra
anche un vangelo per pregare. Garibaldi, finita la licenza, chiama Bandi e gli
consegna una pistola e tutti insieme fanno un brindisi.
Garibaldi al mattino
esce dalla sua villa con una camicia rossa e un poncho, e viene acclamato da
due ali di folla che lo fanno passare.
La scena più commovente
fu quando un vecchio siciliano portò a Garibaldi i suoi 4 figli per liberare la
Sicilia dai Borbone; questo vuole dire che tutta l’Italia aveva partecipato a
questa insurrezione.
Garibaldi ordinò a
Bandi e ad altri garibaldini di tagliare i fili del telegrafo per non far
arrivare la notizia della partenza ai Borbone; fatto questo, partirono sui
piroscafi “Piemonte e Lombardo”.
”Libertà” di Giovanni Verga
I contadini di Bronte
quando sentirono dell’arrivo di Garibaldi,
loro credono che possono prendersi tutte le terre dei nobili, perché
secondo loro quella era la libertà. Uccisero il parroco, un uomo schifoso che
metteva incinte le donne povere e portava tutti i figli dalle suore; venne
ucciso in modo crudele, con colpi di falce e scure, sbrindellando il suo corpo. Però uccisero anche due innocenti: il
farmacista che era un uomo povero che non aveva nessuna colpa; e il figlio del
notaio che neanche lui non aveva nessuna colpa ma l’hanno ucciso perché anche
lui sarebbe diventato un nobile come suo padre.
Poi assaltano il
castello della baronessa, e anche se è tutto barricato riescono a entrare e
uccidono il primo figlio che era dietro il portone che cercava di non far
entrare i contadini; il secondo figlio viene calpestato finché non muore e il
terzo era ancora così piccolo che si stava allattando dalla madre che era sul
balcone. Quando i contadini arrivano prendono madre e figlio e li buttano giù
dal balcone. Alla sera tutti si rifugiano nelle case per paura che qualcuno li
uccidesse, perché si accorsero che quel pomeriggio l’avevano fatta grossa.
Al mattino con timore
si recano lo stesso in piazza, nessuno suona le campane perché il prete era
morto, nessuno apriva la chiesa perché il sacrestano aveva paura che
uccidessero anche lui; e dopo un po’ arrivò il comandante Nino Bixio. Il comandante
ne fa fucilare alcuni solo per rendere l’idea che avevano fatto una cosa grave,
e gli altri li mette in prigione; vengono tutti processati con varie pene, e le
donne capiscono che non vedranno mai più i loro mariti.
Un condannato dice che
non è questa la libertà che volevano; questo vuole dire che per i contadini la
libertà è solo prendersi le terre dei baroni, non mettere insieme l’Italia, di
questo a loro non gliene importava niente.
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