Leopardi
nasce a Recanati, una cittadina nelle Marche, nel 1798. Sua mamma si chiama Adelaide
Antici Leopardi, mentre suo padre, Monaldo Leopardi era un nobile e aveva una
vastissima biblioteca in cui costringeva i figli a studiare.
Giacomo
da piccolo era un bambino gracile e crescendo si scoprì che aveva una grave
malattia deformante alle ossa, e per questo suo padre voleva che diventasse
prete.
Lui
era molto legato al padre anche se a volte avevano dei conflitti, per via del
desiderio del padre di avviare Giacomo alla carriera ecclesiastica. Giacomo
decise di andarsene di casa.
Girò
per tutt’Italia: Roma, Firenze e infine si stabilisce a Napoli ospitato da un
suo amico, e lì pensa di trovare un po’ di sollievo dalla sua malattia. Muore a
39 anni in una villa vicino al Vesuvio ed è già considerato in tutta Italia un grande
poeta.
Opere
Le 2 sue opere più importanti sono:
- un’opera in prosa chiamata “Operette Morali”
- “I Canti”, la raccolta delle sue poesie
L’idea fondamentale di Leopardi è che la natura non ha un
interesse per l’uomo, mette al mondo i suoi figli ma poi come una cattiva
matrigna li abbandona al loro destino crudele di morte, vecchiaia e sofferenza.
Questa concezione si chiama pessimismo
cosmico.
“L’Infinito”:
A Leopardi piaceva recarsi su un colle solitario vicino a casa
sua, dove c’era una siepe che gli impediva di vedere l’orizzonte. Qui si sedeva a contemplare le stelle nel cielo.
Contemplando il cielo non sente nessuna voce, ma un silenzio
disumano, che per un momento sembra quasi terrorizzarlo. Immagina gli immensi
spazi oltre il cielo, per lui la terra è solo un insignificante granello di
sabbia nell’universo e non c’è nessun buon padre che ci aiuta da lassù. Ma nonostante
questo si mette a meditare, ed egli dice di provare un sentimento piacevole dimenticando
se stesso e i suoi pensieri.
Lui si rasserena abbandonandosi in questa infinità.
“La sera
del dì di festa”:
Leopardi racconta di essere tornato a casa dalla festa di Recanati
e di essersi messo alla finestra a contemplare il panorama, illuminato dalla
luna, pensando alla ragazza di cui si era innamorato. Immagina di parlare direttamente
alla ragazza, lamentandosi di come la natura non gli abbia donato nulla: né la
gioventù, né l’amore, né la salute dicendole: <<Amata mia, stasera alla
festa la gente ti ha fatto complimenti, mentre tu non mi hai degnato nemmeno di
uno sguardo. Io sono qui a pensare a te, mentre tu dormi tranquilla tra morbidi
cuscini, e a rattristarmi perché la natura ha donato agli altri almeno la
gioventù e la bellezza, invece a me neanche quello.>>
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