domenica 16 novembre 2014

Leopardi: vita e opere


Leopardi nasce a Recanati, una cittadina nelle Marche, nel 1798. Sua mamma si chiama Adelaide Antici Leopardi, mentre suo padre, Monaldo Leopardi era un nobile e aveva una vastissima biblioteca in cui costringeva i figli a studiare.

Giacomo da piccolo era un bambino gracile e crescendo si scoprì che aveva una grave malattia deformante alle ossa, e per questo suo padre voleva che diventasse prete.



Lui era molto legato al padre anche se a volte avevano dei conflitti, per via del desiderio del padre di avviare Giacomo alla carriera ecclesiastica. Giacomo decise di andarsene di casa.

Girò per tutt’Italia: Roma, Firenze e infine si stabilisce a Napoli ospitato da un suo amico, e lì pensa di trovare un po’ di sollievo dalla sua malattia. Muore a 39 anni in una villa vicino al Vesuvio ed è già considerato in tutta Italia un grande poeta.



Opere

Le 2 sue opere più importanti sono:

- un’opera in prosa chiamata “Operette Morali”

- “I Canti”, la raccolta delle sue poesie

 

L’idea fondamentale di Leopardi è che la natura non ha un interesse per l’uomo, mette al mondo i suoi figli ma poi come una cattiva matrigna li abbandona al loro destino crudele di morte, vecchiaia e sofferenza. Questa concezione si chiama pessimismo cosmico.

 

 “L’Infinito”:

A Leopardi piaceva recarsi su un colle solitario vicino a casa sua, dove c’era una siepe che gli impediva di vedere l’orizzonte. Qui si  sedeva a contemplare le stelle nel cielo.

Contemplando il cielo non sente nessuna voce, ma un silenzio disumano, che per un momento sembra quasi terrorizzarlo. Immagina gli immensi spazi oltre il cielo, per lui la terra è solo un insignificante granello di sabbia nell’universo e non c’è nessun buon padre che ci aiuta da lassù. Ma nonostante questo si mette a meditare, ed egli dice di provare un sentimento piacevole dimenticando se stesso e i suoi pensieri.

Lui si rasserena abbandonandosi in questa infinità.

 

“La sera del dì di festa”:

Leopardi racconta di essere tornato a casa dalla festa di Recanati e di essersi messo alla finestra a contemplare il panorama, illuminato dalla luna, pensando alla ragazza di cui si era innamorato. Immagina di parlare direttamente alla ragazza, lamentandosi di come la natura non gli abbia donato nulla: né la gioventù, né l’amore, né la salute dicendole: <<Amata mia, stasera alla festa la gente ti ha fatto complimenti, mentre tu non mi hai degnato nemmeno di uno sguardo. Io sono qui a pensare a te, mentre tu dormi tranquilla tra morbidi cuscini, e a rattristarmi perché la natura ha donato agli altri almeno la gioventù e la bellezza, invece a me neanche quello.>>

Nessun commento:

Posta un commento