Una
grande amicizia
sulla
luna
<<Buongiorno!>> è così che andò a finire.
Ah ciao scusate mi ero persa in una storia che a me fa
emozionare. Comunque mi presento: mi chiamo Rosanna, ho 16 anni, vivo in una
città lontano dal mondo e sono single.
Vi chiederete il perché della prima frase…beh ecco perché
stavo raccontando a mio fratello la mia storia e della mia migliore amica,
Sara. È una storia molto bella e ho voglia di raccontarvela.
Era la solita nottata di Halloween ed io e Sara facevamo
il solito pigiama party a casa sua. Fino alle 11.00 eravamo in giro per Roma e
alle 11.30 stavamo già nei nostri sacchi a pelo. Come sempre Sara non riusciva
a dormire e quindi si mise a cantare per tutta la casa svegliando pure i
vicini, che alle 3 di notte ci vennero a suonare.
Durante la nostra bella nottata sentimmo ad un tratto un
rumore provenire dalla cucina. Ci venne un attacco di panico. Senza esitare
Sara si fece coraggio e andò a vedere: era arrivata a casa di Sara una cosa
alquanto strana…sembrava una sfera magica. Lei non si fece problemi a prenderla
in mano. La prese e con molta calma la ruppe, perché altrimenti non riusciva ad
aprirla.
Dentro c’era un bellissimo braccialetto color oro e anche
un bigliettino dove c’era scritto: CIAO ROSANNA TI ASPETTO DA ME ALLE 10.00 DI
MATTINA PUNTUALE! BACI…LA TUA OMBRA…
A leggere queste parole mi spaventai molto e mi nascosi sotto
il letto. Sara mi prese la mano e mi disse:<<Dai Rosanna fatti coraggio,
lo so che sei spaventata, ma vedrai che tutto andrà per il meglio!>> Mi calmai
e presi il bigliettino in mano e sotto c’era un qualcosa di nero. Lo guardai
bene e sembrava una briciola; provai a toglierla, ma niente non si toglieva. Mi
salì l’ansia. Sara, sempre più preoccupata, mi rubò la lettera di mano, la
strappò, la gettò nel cestino e si rimise nel letto. Io rimasi lì impalata a
guardare quel cestino con dentro la lettera e dopo circa 5 minuti mi sbloccai e
mi rimisi anche io nel letto.
Alle 5.00 di notte suonò una sveglia…mi svegliai e con me
anche Sara. “Sarà la sveglia di mia madre” ipotizzai. Ma poi mi resi conto che
nessuno in casa aveva una sveglia, i vicini tanto meno e gli orologi non
suonavano mai. Iniziai a tremare e vidi Sara che si avvicinava alla lettera
ormai tutta stropicciata. La lettera si muoveva, si ricompose, Sara la prese e
con uno scatto la gettò nel water. Tirò l’acqua, ma niente, la lettera non voleva
saperne proprio di andarsene. Allora la riprese, ormai tutta bagnata e la gettò
nel camino acceso. Ma niente non bruciava proprio. La riprese, ci soffiò sopra
per togliere i pezzi di carbone. La aprì e vide che le scritte non c’erano più,
ma al suo posto un disegno.
<<Mi passi quel pezzo di carta per favore?>>
chiesi a Sara. Lei me lo passò, lo guardai e osservai per qualche secondo il
disegno… <<È la mia camera questa!>> esclamai con tono irritato.
<<Già è vero…hai ragione, ma che vorrà mai dire?>> mi domandò Sara.
Non sapendo che cosa risponderle la fissai e lei mi ricambiò lo sguardo, che
sembrava nascondere un forte senso di paura. Accendemmo la luce e vedemmo in
lontananza una piccola cosa fluttuante che si avvicinava verso di noi
diventando sempre più grossa…avvertimmo un forte senso di paura. <<Ma
cos’è?>> domandò Sara. <<Un vortice, è un vortice color galassia
che avanza sempre di più verso di noi>> esclamai io con le labbra che
tremavano. <<Bellissimo il colore di quel coso>> osservò Sara, io le
diedi uno schiaffo e le dissi: <<Ma sei fuori? Ti sembra questa l’unica
preoccupazione che ti viene in mente in un momento come questo? Guarda che quel
“coso” che ci sta venendo addosso è un vortice e ci risucchierà in meno di 1
secondo se non facciamo subito qualcosa! Ma come sarà mai arrivato fino qua?>>
<<Tanto ormai…cosa mai ci potrà accadere? E dai buttiamoci per una volta!
Non so come ha fatto ad arrivare qua, ma possiamo scoprirlo buttandoci dentro!>>
Non finì neanche di parlare che si era già buttata dentro
il vortice…ero spaventata più che non mai, che potevo fare? Allora molto a malincuore
mi buttai anche io dentro, ma solo per salvare Sara, che sia chiaro!
Aprii gli occhi e mi ritrovai in una casa con Sara
accanto… una casa…una casa che sembrava la mia, anzi era la mia, ma aveva
qualcosa di diverso; sembrava essere su un’altra dimensione. Mi guardai attorno
e vidi le pareti dipinte di nero e i mobili tutti di rosa, al posto del divano
c’era un letto matrimoniale, al posto del tavolo un robot che camminava e
parlava, al posto dei fornelli c’erano tanti omini minuscoli simili a gnomi e
accanto alla mia camera c’era una porta chiusa a chiave, sigillata.
Mi affacciai alla finestra e notai che…che eravamo sulla
luna:
Intorno c’erano edifici che fluttuavano nell’aria, ma con
marciapiedi attorno e vicinissimo a me c’era un pianeta sconosciuto fatto di
cibo! Wow, non mi sembrava vero! Mi voltai e andai verso Sara che stava
cercando un utensile da cucina non so per fare che cosa…<<Sara hai visto
dove siamo finite? Ma che razza di posto è questo?>> Lei mi abbracciò e
sorridendo mi disse: <<Rosanna benvenuta sulla luna!>>
<<Ma come fai a sapere che questa è la
luna?>>
<<Beh io non lo so…ma penso che quel cartello in
cui c’è scritto: BENVENUTI SULLA LUNA. ABITANTI ALIENI, CITTÀ PIENA DI
RISTORANTI E BAR e negozi con su scritto ABBIGLIAMENTO ALIENI, SCONTI 50 % direi
che è abbastanza evidente!>>
<<Si ma…wow è davvero bello però questo
posto!>> osservai.
<<Certo e devi sapere un cosa…io qua ci sono già
venuta centinaia di volte…è il mio posto in cui vengo abitualmente e lo so che
ho fatto finta di non sapere dov’eravamo, ma avevo paura di una tua risposta
dispregiativa…>>
<<Ah, questo non lo sapevo… avresti dovuto dirmelo!
Vabbè non è il momento di litigare ora! Ma come fai ad arrivarci?>>
<<Lo scoprirai!>> Sara mi stava incuriosendo
ancora di più di quello che già ero.
Feci uno sbadiglio e guardai l’ora: le 7.00 di mattina. Mi
sedetti sul comodissimo letto in salotto e chiusi gli occhi. Ma 5 minuti dopo
sentivo i passi di Sara. Aprii gli occhi e la vidi davanti a me.
<<Svegliati!>> mi disse con un tono di voce molto alto, mi prese
per mano e mi portò nella stanza chiusa a chiave. Sembrava un laboratorio, ma
al posto dei computer aveva dei simulatori.
<<Dove siamo?>> chiesi a Sara e lei mi
spiegò:
<<Benvenuta nel Laboratorio trasporti umani, qua è
dove arrivano tutti gli umani della terra, tramite dei semplicissimi apparecchi
elettronici. Prima ti chiedevi come facevo ad arrivare fino qua…beh lo vedi
questo?>> e mi mostrò una chiavetta a forma di alieno <<È la
chiavetta che mi trasporta fin qua tutte le volte che voglio…>> mi spiegò
Sara. Io rimasi a bocca aperta a guardare quel laboratorio fantastico decorato
con pupazzini e con all’interno un ristorante color verde smeraldo.
Sara mi fece visitare tutto il laboratorio e finita la
visita tornammo a casa dove Sara si mise a cucinare.
“Finalmente fa qualcosa! Questo però è davvero un mondo
parallelo: io che non faccio niente e Sara che lavora, di solito accade il
contrario!” mi dissi tra me e me.
Quando Sara finì di preparare mangiammo e subito dopo ci
sedemmo sul divano a guardare la tv. Io non capivo nulla perché parlavano in
lingua aliena. Mi stufai subito e chiesi a Sara: <<Andiamo a fare
qualcosa di divertente assieme? Qui mi sto annoiando.>>
Non mi rispose neanche, prese la sua borsa e mi diede la
mano dicendomi: <<Certo, ti va di andare a fare shopping?>>
<<Certo molto volentieri>>. Uscimmo dalla
casa e percorremmo un pezzo di strada dove vidi tutte persone strane; non erano
alieni, ma erano strani. Mi ricordo ancora la faccia di uno di loro: naso a
strega, alto, faccia piccola, senza maglietta, capelli sparti alla Crudelia De-mon
e labbra sottili, sembrava aver fatto una chirurgia plastica!
Comunque torniamo alla storia.
Ad un tratto arrivammo davanti a un’entrata, che non
sembrava affatto quella di un centro commerciale… Sara la aprì piano piano,
guardò dentro e vide file e file di cespugli tagliati color verde. <<È un
labirinto>> osservai.
<<Ora che ci penso…hai ragione. Ma perché siamo
finite qua? Boh che ne dici di farlo, magari ci porta al centro commerciale no?>>
<<No! Ho già corso troppi rischi grazie. E se poi
non arriviamo al centro commerciale, ma arriviamo in un cinema? Sarà una
catastrofe, io ho paura dei cinema, con tutte quelle persone che mangiano i
pop-corn con la bocca aperta e bevono la bibita come se fosse l’unica cosa
dissetante e poi quei mega schermi piatti che emettono suoni spaventosi e per
non parlare della visione 3D…>> Non feci in tempo a finire la frase che
Sara era già dentro. Mi salì il nervoso e avevo voglia di picchiare qualcosa,
qualsiasi cosa allora me la presi con la porta! Iniziai a tirarle calci, finché
si ruppe. Che casino! Feci finta di niente ed entrai.
Per fortuna trovai Sara a due passi da me, la raggiunsi e
le dissi: <<Sai che hai ragione! Perché non ci proviamo? Andiamo che
aspetti?>> In realtà avevo tantissima paura ad andarci, ma lo feci per
Sara e poi anche perché non volevo essere scoperta perché avevo rotto una
porta. Però ero anche molto incuriosita da quello che poteva esserci oltre a quell’infinità
di strade piene d’erba, quindi mi feci coraggio e iniziai il cammino accanto a
Sara.
Camminammo per circa 2 ore, Sara ed io eravamo molto
stanche e per nostra fortuna proprio lì vicino c’era una panchina. Io mi
sedetti su di essa e Sara, come al solito, si sedette per terra. Stemmo lì a
parlare di ragazzi alieni per circa 10 minuti poi riprendemmo il viaggio.
<<Dai su Rosanna prima arriviamo meglio è!>>
Sara si mise a correre. <<Arrivo.>> gridai.
Avanzammo per circa 3 km. Di colpo Sara si fermò
<<Che succede?>> le domandai
<<Rosanna guarda…c’è un’ombra, oddio è
inquietante!>>
Wow Sara non aveva mai avuto paura così tanto di
un’ombra. Doveva essere davvero una cosa spaventosissima! Mi avvicinai per
vederla meglio…eh sì era proprio inquietante. Mi misi ad urlare e Sara mi
rassicurò. Feci un respiro e sentimmo quell’ombra parlare: <<Ciao
ragazze! Vi aspettavo da tanto qua…e finalmente siete arrivate. Vi chiederete
chi sono e perché parlo…beh 1 sono stato io a mandare quella lettera che spero abbiate
ricevuto! 2 non sono un’ombra…>> Vedemmo davanti a noi una persona, un
uomo normalissimo come noi. Spalancai gli occhi:
<<Oddio Sara, io quell’uomo l’ho già visto…ma…ma…ma
è mio padre! No! Non è possibile, sto sognando!>> Sara si avvicinò
all’uomo e con tono irritato gli disse: <<Ascolta sappiamo tutti chi sei!
Smettila di nasconderti da tua figlia e dal mondo reale! Io ti conosco
benissimo e so come sei fatto perché sei il padrone del bar vicino al parco
giochi alieno dove porto a volte mia sorella e ci parliamo quasi sempre…cosa
vuoi da noi? E non dirmi niente perché se sei qua ci sarà pure un motivo bello
e buono! Forza ora vorrei una spiegazione sul perché sei qui!>>
Fece quel sorrisino falso e rispose: <<Ah già tu
sei Sara, la peppia…sì va bene sono il papà di Rosanna e mi nascondo sulla luna
perché non volevo una figlia e quindi me ne sono andato via da casa! E poi ho
sentito che dovete andare a fare shopping! Il centro commerciale si trova oltre
questo labirinto, ma solo una di voi due ci può passare e dovete decidere in
fretta che dovrei andare al bar!>>
Okay ora sì che eravamo veramente spaventate…chi andava
di noi due? Sara mi prese la spalla, mi girò verso di lei e mi fece:
<<Vai tu! Dopo il centro commerciale c’è un mondo simile all’infinito
dove puoi realizzare i tuoi sogni, io ci sono già stata ed è veramente
bellissimo…vai avviso io tua madre non ti preoccupare. Io torno sulla terra e
ti farò visita alcune volte tranquilla.>>
<<Ma…ma…ma>>
<<Niente ma! Vai e basta. Ti voglio bene Rosanna, a
presto!>>
Mio padre mi prese, mi fece passare dall’altra parte e
chiuse un grande portone che divideva me e Sara. Io me ne andai piangendo e non
solo perché avevo lasciato la mia migliore amica, ma anche perché mi avevano
ferito a morte le parole di mio padre.
Sara tornò alla sua casa sulla luna, si mise nel letto a
piangere e non smise fino al mattino seguente. Suonò la sua sveglia e lei, con
le lacrime agli occhi, si alzò, andò a fare colazione e si mise a guardare la
tv.
Guardò la tv per circa 10 minuti, poi doveva andare in
bagno, aprì la porta e…spalancò gli occhi, si mise a piangere dalla gioia
perché io ero riuscita a risolvere con mio padre, avevo scoperto che quella
lettera l’aveva veramente scritta lui e che l’aveva scritta perché gli mancavo
e voleva rivedermi ed ora era lì a parlare con i genitori “alieni” di Sara; ero
anche riuscita a trovare la strada giusta per ritornare alla casa sulla luna.
Ed ora ero lì abbracciata alla mia migliore amica ad augurargli:
<<Buongiorno.>>
Alice Antonucci 3B
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