domenica 18 dicembre 2011

Una serata horror (terza parte)


Paolo: - Dove devi portarglieli?
Anna: - Al parchetto qui in fondo.
Paolo: - Ti accompagno. Voi ragazzi state qui, va bene?
Vanno insieme al parchetto e lo vedono seduti su una panchina, si avvicinano e vedono che ha le mani legate, la testa bassa. Poi gli dicono: - Ecco qui i soldi.
Lui non reagisce, Anna se ne vorrebbe andare ma poi pensa a perché è lì e infine rimane. Anna gli alza la testa e vede che ha la faccia piena di sangue, lo scotch alle labbra e gli tocca il collo: vede che è morto, si mette a piangere perché il signor Turner l’ha sempre aiutata e l’ha vista crescere.
Paolo l’abbraccia e dopo 30 secondi sentono uno sparo. Arrivano Fede, Viviana e Veronica, si fermano e Viviana dice: - Prendete la vostra auto e seguiteci.
Anna e Paolo prendono la macchina e Anna si domanda tantissime cose: - Ho fatto bene a non chiamare la polizia? Che sta succedendo?
Nessuna di queste domande ha una risposta …
Non sono riusciti a prenderli e Paolo le consiglia di fare la denuncia così la loro squadra cercherà, ma intanto la polizia si vedrà qui intorno. Veronica, Fede e Viviana dicono: - Noi andiamo a dormire, poi verso le 3:30 veniamo di nuovo.
Poi Paolo si ricorda che devono andare all’ospedale e cerca di dirlo ad Anna ma le stanchissima va a dormire.
Quando si sveglia erano già le 18:00 ma insieme a lei c’era Veronica, però era in cucina. Quindi lei vede sopra al tavolino un’altra lettera rossa. Scoppia a piangere ma arriva di corsa Veronica e la tranquillizza subito e dice: - È tutto finito, Paolo ha arrestato l’assassino e tua figlia è in ospedale perché è ferita. La ragazza che pensavi che era morta è gravemente ferita ma dicono che tra 2 settimane si riprende; però i poliziotti vogliono parlare con te e tua figlia perché vogliono verificare se era solo uno l’assassino. Comunque l’assassino era un certo Emiliano Gallino; lui dice che la conosceva.
Anna: - Sì, lo conoscevo, abbiamo fatto le medie e le superiori insieme, lui era ossessionato da me solo che a me non mi è mai piaciuto, ma se io vado alla polizia mi fanno parlare con lui?
Veronica: - Secondo me sì. Vogliamo andare all’ospedale?
Anna: - Io preferisco andare prima in prigione, così gliene dico quattro a quell’Emiliano!!!
Veronica: - Preferisco di no perché Paolo non vuole, è meglio stare lontano da gente simile.
Anna: - OK, non vedo l’ora di abbracciare la mia principessa.
Allora Veronica e Anna vanno all’ospedale, arrivano all’ospedale e Anna abbraccia sua figlia e le chiede come sta.
Giulia: - Io sto bene, però vorrei parlare con l’assassino, perché quando io ero in sequestro diceva certe cose a bassa voce. Però mi dispiace per quello che ha fatto al signor Turner. Pensare che tra un mese diventava nonno!
Viviana: - Secondo me è meglio stare lontano da gente simile perché non voglio che tu debba passare un’altra volta quello che hai passato sta sera.
Federico: - Secondo me ha perfettamente ragione!
Giulia: - OK, va bene; ma … Elisa e Betta dove sono?
Anna: - Appena le ha lasciate andare ho pensato che dovevo riportarle a casa.
Paolo: - Comunque tua madre si è molto preoccupata per te!
Anna: - Ma la ragazza gravemente ferita chi era? Perché non mi sembra di averla mai vista?
Giulia: - No, non so neanche io chi è; è un’imbucata!!!
Tutti si sono messi a ridere e Viviana dice: - È stata proprio una serata horror, nemmeno alla mia peggior nemica augurerei una serata così. Meno male che quell’assassino è andato in prigione, perché se una ragazza non ti vuole non te la prendi con sua figlia e le sue amiche e altra gente che non c’entra niente. Spero che sta in prigione per sempre!


sabato 17 dicembre 2011

Una serata horror (seconda parte)


Paolo dice: - Anna, ti presento la mia squadra. Lei è Viviana, poi c’è il mio braccio destro Federico, e infine Veronica.
Anna: - Piacere di conoscervi. Paolo, secondo te devo avvisare le famiglie di Betta e Elisa???
Paolo: - Aspettiamo fino a domani mattina!!!
Anna: - Va bene!
Paolo dice: - Viviana e Federico vanno di sopra, Veronica, io e Anna stiamo di sotto.
Federico e Viviana vanno di sopra e incominciano a mettersi i guanti, poi Viviana vede col binocolo che a casa del vicino ci sono 3 ragazze imbavagliate e dice: - Fede, guarda!
Fede si reca sotto e dice a Paolo: - Abbiamo un indizio, ma stiamo cercando 3 ragazze???
Anna urlando: - Sììì, ma che indizio avete???
Fede: - Andiamo di sopra …
Viviana dice: - Guarda dentro a sto binocolo.
Paolo guarda e si meraviglia, e pensa: - Sono proprio loro!
Poi tutti si recano in cucina e sentono suonare. Anna scoppia a piangere.
Intanto erano Betta e Elisa, avevano in mano una lettera rossa, però diversa dall’altra. Anna la prende e legge ad alta voce: - Avete scoperto chi sono, ma se volete rivedere Giulia viva, è meglio che iniziate a accumulare 20.000 euro entro domani alle 3:00 in punto.
Anna pensa: - Come ha fatto a scoprire che noi l’abbiamo visto???
Poi le viene in mente di portare Betta e Elisa a casa loro. Dice: - Aspettatemi qui che porto loro a casa!!!
Al ritorno Anna chiamò il vicino di casa, il signor Turner, e disse: - Dove glieli devo portare i soldi? Non pensavo che lei era così, mi sembrava una persona onesta!!!
Turner: - Ma lei ha già adesso i soldi?
Anna: - Sì, perché?
Turner: - OK, allora al parchetto in fondo alla via.
Anna: - OK, ci vediamo lì.

giovedì 15 dicembre 2011

Una serata horror (prima parte)


Iniziò tutto con una festa. Giulia andò a salutare le sue amiche; poi sentirono un urlo e Giulia disse: - Che è successo ????
L’amico Fabio rispose: -  Boh non lo so.
Giulia e Fabio vanno di sopra e vedono una ragazza stesa per terra e intorno a lei è tutto sporco di sangue, vedono la finestra aperta e il davanzale sporco di sangue.
Giulia si sta chiedendo tante domande: - Chi è sta ragazza, chi ha potuto fare questo? Devo chiamare la polizia.
Arrivano le amiche Elisa e Betta e dicono: - Che è successo ???
Giulia piangendo dice: - Non lo so, adesso chiamo mia madre, non mi interessa se è  ad una cena di lavoro e se viene a scoprire che le ho mentito e ho fatto sta festa …
Arriva la madre Anna e urla: - GIULIA.
Giulia piangendo: - Mamma, puoi venire sopra ???
Anna: - Sì, ma dopo avrai una punizione esemplare.
La mamma sta per svenire ma poi si ricorda che c’è il suo ex marito che fa il detective; e il suo primo pensiero è di far andare tutti via da quella stanza se no  se l’assassino ha lasciato prove loro  le farebbero scomparire e urlando dice: - Andate tutti in salotto.
Visto che Anna ha la voce squillante tutti in un minuto si trovarono in salotto. Anna prende il telefono dalla tasca e dice: - Paolo ho un problema.
Paolo (l’ ex marito): - Dimmi tutto.
Anna: - Vieni a casa mia.
Intanto che Anna aspetta Paolo, fa uscire tutti i ragazzi fuori da casa sua, e poi chiede ad Elisa e a Betta se devono restare a dormire da lei.
Elisa: - Va beh fa lo stesso se spiego ai miei quello che è successo mi vengono a prendere.
Betta: - Tecnicamente i miei genitori sanno così.
Anna: - Restate a dormire qui.
Poi  sentono  suonare il campanello e Anna spera che sia Paolo ma non è  lui, non  vede nessuno. Dopo 10 minuti risentono suonare il campanello. Anna è sicura che questa volta è Paolo ma non è lui, abbassa lo sguardo e vede una lettera rossa per terra. Anna si prende paura, la raccoglie e sbatte la porta.
Anna: - Ragazze ci siete??
E non le risponde nessuno. Apre la lettera e legge: - Ti è piaciuto lo scherzo di oggi !!! Ma se vuoi rivedere tua figlia e le sue amichette è meglio che non chiami la polizia,che io la osservo.
Sente suonare la porta di nuovo e lei lentamente la apre, vede che è Paolo e urla piangendo e agitata: - Le ha prese, le ha prese , le ha prese !!!
Paolo: - Calmati, chi ha preso ???.
Anna: - Giulia , Betta e Elisa !!!
Paolo: - Okei, allora chiamo la polizia!!!
Anna: - Nooooo, leggi qui.
Paolo, dopo che ha letto, si è messo a correre al secondo piano, va in camera di Giulia, chiude la finestra, poi va in bagno chiude la finestra, va in camera di Anna e vede il cadavere, le tocca il collo e nota che è ancora viva, chiama l’ambulanza, la prende in braccio e la porta di sotto; l’ambulanza arriva, lui dà la ragazza a loro dicendo: - Adesso non posso rispondere alle domande comunque domani passo dall’ospedale e io e Anna risponderemo a tutto.
Anna: - Dov’è mia figlia !!!!
Paolo: - Non lo so ma se non vuoi chiamare la polizia io ho un’idea, faccio venire la mia squadra qui e cerchiamo le prove.
Paolo chiama gli agenti e li fa entrare dalla porta di dietro.

domenica 11 dicembre 2011

La Riforma protestante (sintesi)


La Chiesa entra in crisi all’inizio del ‘500 in Europa perché è accusata di essere troppo ricca e corrotta: i fedeli denunciano il suo carattere di istituzione sempre meno sacra e più profana.
I papi del Rinascimento erano spesso esponenti di famiglie nobili, più interessati alla politica e all’arte che alla fede. Splendido mecenate, Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico dei Medici, signori di Firenze, diede inizio alla costruzione della nuova basilica di San Pietro, un’impresa che richiese enormi finanziamenti. Per incassare il denaro necessario promosse una grande vendita delle indulgenze: ai fedeli preoccupati delle pene del Purgatorio si offriva la possibilità di ottenere l’assoluzione dei peccati in cambio di denaro.

Martin Lutero, un frate agostiniano professore di teologia a Wittenberg, si ribella alla vendita delle indulgenze, sostenendo che la salvezza dei fedeli dipende dalla sola fede, dalla grazia di Dio, non dalle opere dell’uomo peccatore, e tanto meno da offerte in denaro.

Di fronte al suo rifiuto di ritrattare le sue tesi sulle indulgenze, il papa scomunicò Lutero, che tuttavia si ribella all’autorità del papa e fonda la prima chiesa riformata o protestante.
Martin Lutero tradusse la Bibbia in tedesco perché tutti i fedeli potessero leggerla senza l’interpretazione ufficiale della Chiesa romana. La principale conseguenza culturale di questa iniziativa fu il crollo dell’analfabetismo in Germania. La diffusione della Bibbia fu ulteriormente favorita dall’invenzione della stampa di Gutenberg.
I principi tedeschi sostengono Lutero, non solo perché alcuni di essi avevano idee riformatrici in campo religioso, ma soprattutto perché volevano affermare la loro indipendenza da Roma e impadronirsi dei grandi beni della Chiesa. Anche i contadini si ribellano contro Roma e contro i principi tedeschi perché vorrebbero impadronirsi dei beni della Chiesa, ma la loro rivolta sarà repressa nel sangue dagli eserciti dei principi con l’appoggio dello stesso Lutero.
La Riforma luterana si diffuse rapidamente nei paesi scandinavi del nord Europa. In Inghilterra sorse la chiesa protestante anglicana per volontà di Enrico VIII che, volendo divorziare, di fronte all’opposizione del papa, si autoproclamò capo della Chiesa inglese. Nella Svizzera francese (a Ginevra), in Francia e in Piemonte (Chiesa valdese) si diffuse invece la predicazione di Giovanni Calvino (Chiesa calvinista).


venerdì 9 dicembre 2011

Delitto all'ospedale


Londra, 22 Aprile, ospedale di S. Michael, scoperto un cadavere nel reparto di chirurgia.
L'indagatore Louis, un componente del dipartimento di polizia, mentre si fuma il suo solito sigaro dopo pranzo, viene chiamato per esaminare meglio il cadavere e per scoprire qualcosa in più sulla sua morte.

Subito pensa ad un suicidio, perché nella sua mano impugna ancora una siringa, anche se non si ha la minima idea di come abbia fatto quella siringa ad arrivare fino a quel luogo o come abbia fatto l'uomo a prelevarla dall'infermeria.
Allora Louis decide di porre alcune domande a qualche infermiera per capire se il morto aveva dei problemi familiari e, quindi, cosa l'avrebbe portato a fare quell'orribile gesto; alcune infermiere non dicono nulla, altre invece danno informazioni sul luogo in cui viveva il morto e dissero che lo sapevano perché erano andate proprio loro a prenderlo quando aveva avuto un infarto a casa sua.
L'investigatore pensa allora di proseguire con le sue indagini e di andare più a fondo, ponendo delle domande ai familiari della vittima.
Scoprì che il morto aveva due sorelle e tre fratelli di cui due erano morti in un grave incidente stradale; Louis fece subito delle domande alla madre che gli rivelò il nome del figlio che aveva perso misteriosamente: il suo nome era Stephan e dopo la morte tragica dei fratelli era uscito di testa e, per la troppa  agitazione, aveva avuto un infarto ed era andato all'ospedale da cui non è mai
più uscito.
Poi Louis fece anche delle domande a Jessie, la sorella maggiore di Stephan, che gli disse che la loro era una famiglia molto unita, soprattutto dopo la morte del padre e la tragedia dei loro due fratelli.
Allora l'investigatore ottenne quello che voleva e si diresse verso la porta di casa per andarsene, ma la madre di Stephan lo fermò quando aveva già raggiungo la soglia e gli disse: "Si ricordi caro ispettore che io voglio giustizia per mio figlio!", e poi chiuse la porta proprio nel momento in cui Louis stava per rispondere.
Quella lunga giornata finalmente finì e l'investigatore andò a dormire stanchissimo per il lavoro fatto, sapendo che lo aspettava un giorno ancora peggio di quello appena trascorso.
Verso le 8.00 del mattino gli squillò il cellulare, lesse chi era: l'ospedale, allora rispose subito e un'infermiera gli disse: "Signor Robinson, venga subito qui, abbiamo trovato un indizio che le farà cambiare sicuramente le idee! Venga immediatamente, la prego!".
Allora Louis si cambiò in fretta e furia e prese il primo taxi diretto all'ospedale dove l'infermiera Kate lo stava aspettando e, non appena lo vide, disse: "Perché ha impiegato così tanto tempo signor Robinson, è da tempo che sono qui che la aspetto!".
"Ho fatto più veloce che potevo, non è colpa mia se i taxi non arrivavano!" rispose prontamente l'ispettore; allora l'infermiera lo capì e lo portò subito nella stanza del cadavere dove, sotto il letto, c'era un cappello color grigio scuro.
L'investigatore chiese a Kate se aveva mai visto una persona con quel cappello; subito non le venne in mente nessuno, ma pensandoci bene si ricordò che una volta il capo-reparto Jackson era andato al lavoro con un cappello quasi uguale a quello. La prima cosa che Louis pensò di fare fu chiedere all'infermiera dove si trovava il capo-reparto e lei gli rispose che quel giorno gli toccava il secondo turno.
Allora l'investigatore andò a casa a riposare un po' e quando Kate gli telefonò per dirgli che era arrivato il signor Jackson, lui corse subito in ospedale. Jackson era una persona sui cinquant’anni, alto, leggermente robusto e portava gli occhiali.
Louis gli fece alcune domande sul morto e l'uomo disse che nessuno l'aveva avvisato, quindi non sapeva nulla dell'accaduto; allora l'investigatore chiese a Kate come mai nessuno aveva avvertito Jackson, ma lei smentì subito questa affermazione perché il giorno stesso della morte di Stephan proprio lei aveva telefonato al capo-reparto, il quale aveva risposto con tono menefreghista, come se non gli interessasse nulla del morto.
Subito dopo Louis tornò dal capo-reparto e gli chiese il motivo per cui poco prima gli aveva mentito, ma l'uomo continuava a sostenere la sua versione e questo fece incuriosire molto l'investigatore, che ormai si concentrava solo più su di lui, tenendo sempre però un punto interrogativo anche sugli altri possibili colpevoli del delitto.
Verso sera Louis tornò di nuovo nella stanza del cadavere per esaminarla meglio ma non trovò niente al di fuori del bottone nero di un cappotto. L'investigatore fece altre domande all'infermiera e le chiese che turno faceva Jackson il giorno dell'omicidio e lei gli rispose che aveva il primo turno; Louis ci pensò un po' e poi capì che quello era un altro punto a sfavore del capo-reparto perché Stephan era stato ucciso proprio in mattinata e questo indizio faceva avvicinare ulteriormente Jackson alle carceri. Inoltre Louis chiese anche a Kate se aveva mai visto il suo capo con un bottone simile a quello e lei rimase stupita perché non poteva immaginare il capo-reparto dietro alle sbarre e scoppiò a piangere; fu da questa reazione che l'investigatore capì che quel bottone apparteneva proprio al maggior indagato, Jackson. Allora le prove erano devastanti contro il capo-reparto tanto da portarlo in carcere temporaneo, aspettando una improbabile svolta nel caso.
Jackson non era d'accordo con questa decisione, perché lui continuava a sostenere che non aveva fatto nulla, però fu costretto con la forza ad andarci; salutò tutti i suoi familiari, anche loro increduli dell'accaduto, e andò in carcere.
Mentre il capo-reparto era in prigione, Louis continuava ad indagare per possibili altri assassini e proprio nel bagno della stanza di Stephan trovò un rossetto che, di certo, non poteva appartenere al signor Jackson e questo indizio aprì un'altra strada nel mistero; Louis cominciò a insospettirsi, pensando quindi che o era stata una donna a uccidere il povero Stephan o era stato il capo-reparto aiutato da una donna, ma da chi?
Mentre stava uscendo dall'ospedale, la signorina Kate lo fermò e gli chiese: "Signor Robinson, perché lei ha il mio rossetto?" e lui rispose: "L'ho trovato nel bagno del morto e lo volevo esaminare meglio, ma ora so chi è il proprietario. Comunque, cosa ci faceva il suo rossetto nel bagno?". La donna non sapeva più cosa dire o cosa fare, strappò di mano a Louis la busta contenete il rossetto e scappò via; lui cercò di rincorrerla ma, uscito dall'ospedale, non sapeva più dove dirigersi e decise di andare a casa per poi tornare il giorno dopo, quando avrebbe sicuramente incontrato l'infermiera e le avrebbe chiesto il motivo della sua fuga improvvisa.
Tornò a casa molto stanco, non mangiò neanche cena e si sdraiò sul letto.
Si svegliò che erano le 9.30, si vestì e andò all'ospedale perché sapeva che Kate aveva il primo turno.
Arrivò ma non la vide; allora chiese informazioni ad altre infermiere: "Sapete per caso dov'è la signorina Walcott?" e loro risposero: "Oggi è stata a casa perché ha telefonato e ha detto che aveva la febbre." "Vi ringrazio, passerò poi domani, ma mi potreste solo dare il suo indirizzo?" chiese Louis e una rispose: "Via della Regina, numero 22".
"Grazie mille, arrivederci" e così l'investigatore prese un taxi e andò lì.
Bussò e Kate aprì subito la porta; Louis chiese: " Perché ieri è scappata in fretta, signora, quando ha visto che avevo il suo rossetto in mano?" e lei ribattè: "Per prima cosa, iniziamo a darci del tu, io sono Kate e tu?", "Io sono l'ispettore Louis, che fa parte del dipartimento di polizia di Londra...comunque non hai ancora risposto alla mia domanda, perché ieri sei scappata in quello strano modo?". Kate rispose: "Ti devo dire una cosa, lo ammetto, sono stata io a uccidere il signor Stephan Deville. L'ho ucciso perché avevamo avuto una storia d'amore quando lui era già sposato, ma per me era diventata più di una scappatella, invece lui voleva che finisse e che ci mettessimo una pietra sopra. Io questo non lo potevo accettare, allora, quando ho saputo che era all'ospedale, ho chiesto se c'era un posto libero da infermiera in modo da fargli pagare quello che mi aveva fatto in passato."
Louis non sapeva più cosa dire ma poi le chiese: "Allora perché volevi incolpare il tuo capo-reparto Jackson?" e lei gli rispose: "Perché pochi mesi fa è morto mio padre per un tumore al cervello. Io e la mia famiglia avevamo deciso di portarlo in questo ospedale, sperando che gli trovassero qualcosa e poi lo operassero; ma non hanno fatto niente di tutto questo e mio padre ci ha lasciati e dal quel giorno io ho sempre odiato profondamente il signor Jackson. Quando sono andata in quell'ospedale e ho visto che c'era ancora lui come capo-reparto, ho pensato che mi potevo liberare contemporaneamente sia di Stephan sia del mio odiato capo-reparto". E così finì la mattinata con Louis che mangiò da Kate e poi tornò a casa a riposare.
Nel pomeriggio l'investigatore andò al dipartimento di polizia con Kate che confessò tutto l'accaduto e così Jackson fu scagionato e potè tornare al lavoro, mentre Kate dovette rimanere in carcere per 2 anni e 5 mesi. L'indagatore Louis, invece, tornò a casa e si potè godere finalmente un meritato riposo, sempre con il suo solito sigaro in bocca.


IL PIROMANE



La casa del signor Peroli si trova tra la posta e il vecchio locale dei fratelli Magni.
Nessuno ci prova più a passare di lì se non perché costretti dal fatto che alla posta per varie commissioni ci si debba andare. Tutto è cominciato quando il locale dei Magni è andato a fuoco e la casa del signor  Peroli, nonostante sia attaccata, è rimasta praticamente intatta. Un alone di mistero ha sempre circondato il signor Peroli che è stato sposato ben tre volte, ma non si sa che fine hanno fatto le sue tre mogli.
Dopo l’incendio la polizia ha cominciato ad indagare: il signore è diventato una sorta di “mostro della città”. Ma può davvero un uomo uccidere tre donne e applicare un incendio senza essere beccato?! Tutto sembra portare a lui, ma qualcosa non quadrava: era un uomo un po’ strano ma le cause troppo ovvie non sono sempre quelle giuste.
Entra in gioco una figura molto importante, quella di Ramsi, l’avvocato più testardo che ci sia su questa terra; cercò e trovò tracce, informazioni e alla fine si arrivò alla conclusione che le prime due mogli lasciarono il signor Peroli per il suo caratteraccio e fecero perdere le loro tracce, mentre la terza moglie morì veramente ma per aver incontrato un virus ancora sconosciuto.
L’incendio, sì, era stato provocato dal signor Peroli, stanco ed esasperato da tutte le accuse e dallo sguardo cattivo della gente. Aveva dato fuoco al vecchio locale in disuso in modo da avere “qualche colpa da scontare”.

OMICIDIO SULLO SHUTTLE



Il professor Hiver propose un viaggio nello spazio all’investigatore Poirot, al capitano Hastings, e all’ ispettore  Japp, insieme a quattro astronauti esperti.
Entrarono all’interno dello shuttle, Japp era molto ansioso e allo stesso tempo molto impaurito, Poirot allora gli disse di stare tranquillo, gli astronauti si preparano per il lancio.
I quattro astronauti Andrik ,Thomas,Wilson e Matt partirono. Poco dopo la partenza le luci si spensero, si udì uno sparo e delle urla, Hastings  cercò il contatore della corrente per accendere la luce, la luce si accese da sé. Videro Matt, uno degli astronauti, sdraiato a terra, Poirot gli mise le dita sul collo e disse: - È morto.
Japp disse: - Che nessuno si muova!
Hastings disse: - Ma pure in vacanza dobbiamo svolgere delle indagini!
Poirot vide che Andrik aveva le scarpe sporche. Japp disse: - Guarda, gli hanno sparato un colpo alla testa. Si misero sulle tracce dell’arma del delitto, la trovarono in bagno sotto un asciugamano, era una STI, Super Sport Custon , calibro 38sa.   Presero dello scotch per prendere le impronte digitali e Japp tirò fuori il suo computer e disse: - Non esco mai senza,   può servire  sempre.
Chiesero agli astronauti cosa avevano contro Matt. Andrik disse che lui non aveva niente contro Matt. Wilson disse che lui non aveva nulla contro Matt. Thomas disse che anche lui non aveva nulla   contro Matt. Japp disse: - Abbiamo analizzato le impronte digitali  ed erano quelle di Andrik.
Ma subito dopo intervenne Poirot dicendo: - Ho trovato Wilson che si sbarazzava dell’arma del delitto: è stato lui.
Wilson ammise: - Sì, è vero, perché lui era da un po’ di tempo che aveva una relazione con mia moglie.
Anche questo caso è concluso.                                                                                         

La regione del Mediterraneo orientale



1.     Di quale grande penisola europea la Grecia rappresenta la parte più meridionale?
2.     Come si chiama anche la penisola della Turchia?
3.     Quali sono le due isole maggiori della regione?
4.     Qual è la catena montuosa principale della Grecia?
5.     E quelle della Turchia?
6.     Qual è il mare a nord della penisola turca?
7.     Come si chiama il mare che separa Bosforo e Dardanelli?
8.     Come si chiama il mare che separa la Grecia dalla Turchia?
9.     Quali sono i quattro stati indipendenti della regione?
10.                       Quali sono le due principali penisole della Grecia?
11.                       E i due principali arcipelaghi?
12.                       Dopo la capitale Atene, qual è la seconda città greca?
13.                       Due fiumi importantissimi sul piano storico nascono nella Turchia orientale; quali?
14.                       Qual è la capitale della Turchia?
15.                       Com’è suddiviso il territorio di Cipro?
16.                       Qual è la sua capitale?

giovedì 8 dicembre 2011

Il fantasma del metrò



Era un giorno di pioggia, me ne stavo chiuso nel mio ufficio a pensare e a giocare con le freccette. Scusate, non mi sono ancora presentato, io sono l’agente Hit Worrison e mi occupo di scene del delitto. Comunque ritorniamo alla mia storia; ero lì seduto sulla mia sedia davanti alla scrivania, ad un tratto bussarono  alla porta. Era il mio aiutante Norris che mi disse che c’era un caso da svelare. Finalmente qualcosa da fare !!.
Immediatamente chiesi a Norris dove c’era stato il delitto, mi rispose che era sul metrò.
Quando arrivammo c’era tanta gente che urlava e si dimenava gridando: “Aiuto è morto il proprietario”. Ci avvicinammo al delitto e facemmo spazio. Norris chiamò la polizia e l’ambulanza. Quando arrivarono presero il corpo e lo portarono al centro di investigazione. Dopo 10 minuti arrivò un altro detective che però si vedeva che non capiva niente. Questo investigatore si chiamava Johnny. Venne vicino a me e disse che era stato di sicuro un omicidio.
Per me non era così, c’era qualche cosa che non mi ritornava. Io e il mio assistente Norris a quel punto decidemmo di interrogare tutta la gente che c’era in quel momento.
Dopo un paio di persone interrogate saltò fuori che già da tanti giorni c’era un fantasma che invadeva il metrò. Io allora a quel punto decisi di mettere in azione le mie grandi doti da investigatore, perché sapevo benissimo che i fantasmi non esistevano.
Il giorno dopo tornammo di nuovo al metrò, e iniziammo le investigazioni con il mio cane Argo. Ad un tratto sbucò dalla biglietteria un gentile signore che ci chiese cosa facevamo. Noi glielo spiegammo e subito cambiò sguardo della faccia e divenne un po’ più preoccupato. Dopo un po’ ci salutò e se ne ritornò dentro la biglietteria. Non trovammo nessun indizio. Come al solito Norris nei momenti meno adeguati dovette andare in bagno però non sapevamo dove si trovava. Allora entrammo nella biglietteria per chiedere a quell’uomo dove potevamo trovarlo ma lui non c’era, era come se si fosse volatilizzato nell’aria. Il mio cane Argo in quell’istante inizia ad abbaiare ed annusare, finalmente aveva trovato una traccia. Argo si diresse verso una piccola statua. Io non riuscivo a capire cosa intendeva, nello stesso tempo Norris si appoggiò sopra e si aprì alle sue spalle una grossa porta.
A quel punto pareva di essere vicino alla verità. Entrammo, accendemmo la luce e vedemmo che c’erano microfoni, macchine per cambiare la voce e dei proiettori. Capii cosa fosse successo, dovevo solo capire dove era il colpevole. Stavamo per uscire quando sentimmo un rumore strano. Allungai di più la testa e vidi che dietro ad un armadio enorme c’era il signore di prima.
Quando capì che l’avevamo beccato uscì dal nascondiglio e scappò, anzi provò a scappare ma niente da fare per lui, perché Argo gli si lanciò addosso e lo fermò.
Gli mettemmo le manette e prima di portarlo via gli chiedemmo perché aveva commesso questo delitto. All’inizio non parlò ma poi scoppiò in lacrime e disse che l’aveva fatto perché il suo capo lo faceva lavorare un sacco e lo pagava pochissimo anzi c’erano alcune volte che non lo pagava neanche, allora per colpa della rabbia lo uccise. Il caso era risolto, lo portammo al commissariato e andammo alla nostra pizzeria preferita a mangiare qualche cosa e a bere una birretta fresca.

martedì 6 dicembre 2011

Biblioteca di sangue.


«Buongiorno signor Willis, ho un caso da sottoporle.»
«Ehi, John, dica pure.»
«ANew Haven, all'università di Yale è stata uccisa Rebecca Baston, insegnante di scienze sociali,
trovata morta nella biblioteca della scuola, non so dirle a che ora sia stata uccisa, ma manderemo
con lei sul posto degli agenti e un dottore, buon lavoro signore.»
«Grazie, parto subito, può dire alla mia assistente di raggiungermi sul posto per le 14, arrivederci!».
Harry Willis uscì dal dipartimento, montò sul suo scooter e partì; non fumava da più di due ore, la cosa lo rendeva abbastanza nervoso, la sua ex moglie glielo diceva sempre che se continuava a fumare come un turco non avrebbe potuto più fermarsi nemmeno per un secondo, forse è per questo che l'aveva lasciato, oppure per il suo carattere troppo duro, oh cavolate, non c'è tempo per pensare a questo, c'è da risolvere un delitto.
Erano le 12 e un quarto, nell'università non si sentiva una mosca, nessuno, i corridoi vuoti, le classi vuote, tutto in silenzio, tranne nella biblioteca, Willis entrò, tutti i presenti si accorsero di lui e si zittirono all'improvviso, lo salutarono calorosamente e si sedettero accanto alla finestra, bisbigliando tra di loro.
«Allora, volete uscire, non posso osservare e capire con questo brusio, uscite, su, ma non andatevene perché dopo avrò bisogno di farvi qualche domanda.»
Uscirono tutti, finalmente un po' di silenzio anche nella biblioteca, Willis proseguì fra gli scaffali di libri, si fermò, reparto dei romanzi, una donna bionda e minuta era stesa a terra, un buco nella tempia sinistra, sarà di certo un colpo di pistola, gli occhi aperti e verdi erano inquietanti, la osservò per bene e notò che sotto la sua testa non era presente del sangue, nemmeno accanto a lei, c'era qualcosa che non andava, non può un proiettile colpire una persona senza far schizzare nemmeno un po' di sangue.
Strano, il delitto può essere avvenuto in un altro luogo, ma allora perché portare il cadavere nella biblioteca, la mente di Willis era piena di pensieri, di ipotesi, ma queste idee dovevano essere provate.
Uscì dalla biblioteca, vide che le persone prima presenti nella stanza erano le stesse, nessuno in meno, bene, chiamò da parte il dottore e gli agenti e disse loro di ispezionare il cadavere, rimuovere la pallottola, scoprire a che pistola appartenesse e scoprire l'ora del delitto e eventuali impronte sui vestiti puliti della donna. Successivamente chiamata la bibliotecaria rientrò nella biblioteca, si sedettero a un tavolo, uno di fronte all'altro e iniziò l'interrogatorio ...
Willis: «Salve, con chi ho il piacere di parlare?»
«Piacere, io sono Susy Stenfer, lavoro come bibliotecaria in questa scuola da dieci anni, conoscevo molto bene Rebecca, eravamo amiche, anzi migliori amiche, e vorrei proprio sapere chi è che l’ha uccisa!»
Willis: «Bene Susy, allora, innanzi tutto mi devi dire quando hai trovato il cadavere e se hai sentito un colpo di pistola prima.»
Susy: «No, non ho sentito niente, la biblioteca è sempre stata silenziosa, ogni mattina verso le sei quando arrivo controllo tutti gli scaffali per vedere se sono ben in ordine, e anche stamattina l'ho fatto e non c'era nessun cadavere, nelle due ore successive c'erano tanti alunni, vengono sempre per prendere i libri che devono studiare, oggi in biblioteca sono passate tante persone, nessuna ha notato il corpo finché sentii un urlo, la signora Stenly, la bidella vide il corpo e io la raggiunsi, era perfettamente pulito per terra, nessuna traccia di sangue.»
W.: «Vediamo da dove può essere entrata la persona che trasportava il cadavere, dunque, sicuramente non dalla porta d'entrata, l'avrebbe visto, ci sono altre porte?»
S.: «Sì, ce ne sono altre due, una è posta a destra, verso metà, guardi è lì, invece l'altra è in fondo, non si vede perché è coperta dall'ultimo scaffale. Mi scusi, ma ora io devo andare a prendere mio figlio, arrivederci.»
W.: «Aspetti un attimo, dov'è suo figlio, perché tanta fretta? »
S.: «Non abbia sospetti su di me, sono di fretta, mio marito va tutti i giorni a prendere nostro figlio ma ieri si è rotto la gamba e non può guidare, mio figlio ogni venerdì va a calcio e se non le dispiace io vado»
W.: «Aspetti, suo figlio non va a scuola? Oggi è venerdì!»
S.: «No, stamattina non aveva tanta voglia e siccome fra due giorni è il suo compleanno preferisco non renderlo triste.»
W.: «E come spiega il fatto che il venerdì quando i ragazzi sono a scuola ci sia una lezione di calcio alle 12? Signora si sieda per favore, non abbiamo finito ho bisogno di informazioni sulla vittima, e poi discutiamo delle sue menzogne.»
Willis era un investigatore molto calmo e intuitivo.
S.: «Ok, mi scuso, non sono menzogne ma faccia come crede, Rebecca era la mia migliore amica, ci conosciamo da vent'anni, abbiamo iniziato a lavorare insieme qui, lei come insegnante io come bibliotecaria, era solare, non odiava nessuno, era un'ottima professoressa, erano due giorni che non veniva a scuola, fino a stamattina però già morta. Sicuramente stamattina probabilmente alle 10 qualcuno l’ha portata qua, è entrato dalla porta che si trova in fondo e l'ha posizionata nello scaffale più vicino all'uscita. In uno di quei cassetti può trovare la lista di persone che oggi sono entrate qui dentro.»
Willis la lasciò fare, non poteva ancora spiegarsi il motivo per il quale subito dopo quella donna scappò ma di sicuro lo scoprirà.
Stressato si accese una sigaretta, senza interessarsi al cartello bianco appeso sul muro che diceva "non fumare", s'incamminò verso la porta in fondo alla biblioteca, la bibliotecaria diceva che una persona era entrata da quella porta; bene, allora l'aveva vista, o forse aveva notato una persona tutta agitata prendere o consegnare un libro e uscire velocemente. Mistero, intanto il suo cellulare vibrò nella tasca dei jeans.
«Pronto chi parla?»
«Sono John del dipartimento, abbiamo scoperto qualcosa, la donna è morta verso le 20 e 30 di giovedì, è stata deposta a terra nella biblioteca molto presto, subito dopo l'entrata degli studenti, che penso sia verso le otto, la donna è stata colpita da una Beretta M9, una pistola semiautomatica, abbastanza facile da trovare, la donna è stata pulita con uno straccio dal sangue trovatosi sulla tempia, l'assassino voleva farla trovare pulita. Abbiamo trovato tre tipi di impronte diverse sul corpo di Rebecca che risalgono a giovedì sera, adesso le stiamo analizzando, le faremo sapere più tardi i nomi.»
«Bene, grazie.»
Willis ragionò, sulla porta in fondo alla biblioteca non c'era nessuna traccia di sangue, l'avrebbe fatta analizzare, aveva il tipo della pistola, aveva tre impronte di tre persone, aveva una bibliotecaria misteriosa e un mucchio di insegnanti che lo aspettavano fuori per parlare, bene, lo aspettava un duro lavoro.
Sarah, l'assistente di Willis, si fece trovare sul posto, lo salutò dolcemente, Sarah è una giovane ragazza di vent'anni dotata di un grande senso intuitivo, è veloce e schietta, solo che non è ancora un'investigatrice ma osservando Willis nel suo lavoro è sicura di diventarlo. Sono ormai cinque anni che lavoravano insieme, Willis sa che la giovane non vuole presentarsi mai sul luogo del delitto insieme a lui perché ha bisogno di ragionare senza vedere, una cosa poco plausibile per risolvere un delitto ma la ragazza è molto convinta di sé.
«Bene ciao Sarah, finalmente sei arrivata, ho bisogno che tu faccia analizzare la porta che si trova in fondo alla biblioteca, devi poi chiamare il dipartimento e farti dire di chi sono le tre impronte sul corpo, buon lavoro, non ce la farei senza di te.»
Sarah silenziosamente si mise al lavoro, sapevano tutti che il vecchio Willis dopo sua moglie si fosse leggermente affezionato a lei ma nessuno osava dirgli niente.
Secondo la cartella che conteneva la vita di Rebecca, diceva che aveva tre figli. Il marito era morto di cancro e lei viveva nel quartiere poco lontano dall'università.
Willis uscì dalla biblioteca e si sedette davanti agli insegnanti presenti in corridoio, appena iniziò a parlare notò che un signore cominciò a sudare, non faceva caldo, anzi, ma quest'uomo probabilmente cinquantenne stava sbiancando piano piano.
Willis lo osservò e facendosi notare da costui si andò a sedere di fianco a lui, lo salutò e gli chiese il nome e il motivo per il quale si stava agitando.
Il signore iniziò a piangere, disse di chiamarsi Brian Worren, era un collega di Rebecca, professore di biologia, confessò di piangere perché Rebecca era una persona molto importante per lui. Il preside si alzò di scatto e urlò: «Ora smettetela di frignare, sarei io che dovrei essere preoccupato, un'insegnante è stata uccisa nella mia scuola, insomma sapete che cosa accadrà se i giornalisti lo vengono a sapere? Abbiamo chiuso, saremo famosi per la scuola insanguinata, quella piena di ragazzi e poi vuota.» Continuando a sbraitare si allontanò e si chiuse alle spalle la porta della presidenza.
Sarah aprì la porta della biblioteca e perplessa disse: «Ho aperto la porta e ho visto che dietro c'è una piccola stradina dove c'è la spazzatura, ho trovato questa, ah, hanno chiamato e le tre impronte sono quelle di Joseph Ronald, Ella Johnson e Mike Firmald.»
Willis si ritrovò tra le mani la pistola insanguinata in un sacchetto di plastica, Sarah era molto intelligente, scovava tutto.
Ma nessuno batteva Willis che si alzò di scatto e entrò nella biblioteca dopo aver detto a Sarah di far trovare le impronte sulla pistola.
Willis era solito rinchiudersi da solo nella stanza della scena del delitto, sedersi accanto allo scotch bianco della polizia e parlare da solo, aveva capito qualcosa, sicuramente aveva capito qualcosa.
Due ore dopo Willis uscì, c'era solo più Sarah ad aspettarlo, tutti gli altri se n'erano andati, erano ormai le 20, i due ritornarono in scooter al dipartimento senza dirsi una parola, Willis non aveva mangiato niente, appena arrivati Sarah lo vide un po' giù, abbastanza pallido, lo obbligò ad andare a cena con lei, dopo aver mangiato, la voglia di continuare a indagare era poca, Willis andò a casa e dopo essersi fumato metà pacchetto di sigarette si addormentò.
La mattina seguente Willis si presentò al dipartimento alle 10 e 27 minuti, più tardi del solito, si fece ripetere tutte le impronte trovare sulla porta, sulla pistola e la lista di insegnanti e alunni di tutta l'università e uscì.
Il giorno dopo l'università era ancora vuota, a causa del delitto, ma gli insegnanti convocati da Willis la sera prima erano presenti e parlavano tra di loro dei propri alunni.
Willis entrò, erano tutti calmi, iniziò a parlare.
«Allora, cari insegnanti, cara Susy e caro preside, sono felice di comunicarvi che so chi è l'assassino, per meglio dire chi è la mente del delitto. Dunque, mercoledì 22 settembre, Rebecca è sparita, giovedì 23 settembre Rebecca muore, venerdì 24 settembre Susy trova il cadavere pulito nella biblioteca, dunque le impronte di questi tre alunni : Joseph Ronald, Ella Johnson e Mike Firmald, sono state trovate sul corpo della vittima e sulla pistola trovata nel cassonetto dietro la porta che si trova alla fine della biblioteca, la porta risulta pulita, la persona che deve aver portato dentro il cadavere è stata astuta a pulire la porta subito dopo, bel colpo. Poi Susy è stata brava a dire tutte quelle menzogne, forse stava nascondendo qualcosa. Rebecca aveva intenzione di lasciare la scuola vero signor preside? Ecco io sono un famoso investigatore, tutti i miei colleghi sanno qual è il mio modo di scoprire l'assassino o come ho detto prima la mente, non dirò niente, vi terrò qui finché la mente del delitto non confesserà, su, so chi è stato, è solo che voglio divertirmi, Signorina Sarah mi faccia venire qui i tre alunni, grazie.»
Verso l'ora di pranzo i tre si presentarono nell'aula, non dissero una parola, la ragazza iniziò a piangere ma Willis non voleva che lei confessasse, voleva che una sola persona gli dicesse tutto. Passarono parecchie ore, fino a quando il preside il signor Jacob Darren si alzò e incominciò a parlare..
«Mi dispiace, non volevo, è solo che lei era una delle mie migliori insegnanti, era brava, faceva divertire i ragazzi e non potevo accettare che lasciasse Yale per andare a insegnare in un'altra università, insomma noi eravamo famosi grazie a lei.»
Willis: «E ucciderla migliorava le cose?»
«Sempre meglio che permettere ad un'altra università di conoscerla, di diventare più famosa, davvero, non volevo»
Willis: «Ok, adesso si calmi e spieghi come l'ha uccisa o meglio come l'ha fatta uccidere».
Jacob: «Non sapevo cosa fare, non volevo finire in galera, così ho convocato tutti gli insegnanti e loro tre e ho detto loro il mio piano. Loro avrebbero rapito Rebecca, l'avrebbero ricattata, se non lasciava la scuola rimaneva viva ma sfortunatamente lei rinunciò così li obbligai ad ucciderla, quella pistola era proprietà della mia famiglia, la tenevamo in casa per difesa però serve anche ad altro. Giovedì sera loro la uccisero, naturalmente obbligai gli insegnanti a tenere la bocca chiusa, e anche Susy ha fatto la sua parte. Ho aumentato lo stipendio a tutti di 500 euro, non avrebbero rifiutato, infatti non lo fecero. Dopo averla uccisa toccava a Susy, doveva posizionare il corpo nella biblioteca, nascondere la pistola e cancellare le tracce. Ecco tutto, non volevo fare del male a nessuno, mi dispiace.»
Willis: «Dicono tutti così ma sa, ha fatto uccidere una persona, lei ha fatto del male»; appena Willis concluse questa frase degli agenti entrarono e arrestarono i tre, il preside, la bibliotecaria e tutti gli insegnanti, che in fondo avevano nascosto la verità.
Ora la loro vita è in mano alla legge, come la vita di Rebecca è stata nelle mani di quei disgraziati.