mercoledì 28 maggio 2014

Che figuraccia!


Che figuraccia

Ciao a tutti, sono una bambina di 10 anni, mi chiamo Chiara, vivo a Milano e frequento la 4A elementare. Sono abbastanza alta, capelli biondi e occhi azzurri. Come vi ho già detto faccio la 4A B. A scuola vado abbastanza bene, anche se i miei compagni mi prendono in giro perché sono un po' sbadata. La mia migliore amica si chiama Silvia ed il mio migliore amico Francesco. Ho organizzato con la mia famiglia e con i miei BEST (così chiamo i miei migliori amici) di andare a Roma, a vedere il Colosseo.

Secondo i miei calcoli dovremmo partire domani mattina.

Sono le 8.30 di sera e da me ci sono Silvia e Francesco. Ci stiamo divertendo a giocare alla PSP, però ad un certo punto mia mamma ci chiama: “Ragazzi, venite a mangiare, che dopo cena vi dovete preparare le valigie”. Noi obbediamo senza fare storie. Ci sediamo a tavola e iniziamo un discorso. Inizia mio padre: “Allora ragazzi siete pronti per partire domani??”

“Ma mi sembra una cosa logica” risponde Silvia

“Certo” rispondiamo in coro io e Francesco.

“Bravo papà, hai cucinato veramente bene stasera” dice mia madre, cambiando discorso.

Finito di mangiare ringraziamo per la buonissima cena mio padre e ce ne andiamo in camera mia a preparare le valigie. Silvia si è portata 2 valigie: “Ma non ti sembrano troppe??” chiedo io.

“Sai che forse hai ragione; bene allora ne prenderò solo una”. Mi ribatte Silvia. Allora tutti e 3 prenderemo una sola valigia.

Sono le 9.45 e ancora ci stiamo preparando le valigie: io sto finendo di mettermi dentro le scarpe, Silvia si sta preparando un beauty e Francesco sta tentando di far entrare la palla da calcio dentro la valigia, ma a forza di tentare gli scoppia in mano. Subito si mette a piangere ed io gli dico: “Dai Fra stai tranquillo, te ne presto uno io!!” Lui mi ringrazia e questa volta, però, lo mette dentro ad una borsina di plastica per evitare che scoppi un'altra volta

A proposito, non vi ho ancora descritto Silvia e Francesco.

Silvia è alta, mora, capelli lunghi fino al bacino, occhi verde corallo e fisico da sportiva.

Francesco è di statura media, cresta bionda, occhi verdi chiaro e anche lui fisico sportivo.

Io, Silvia e Francesco giochiamo a calcio nel Milano_official_football_junior, 3 allenamenti a settimana e partita ogni mese. Nel campionato siamo primi e siamo anche andati ai mondiali, dove siamo arrivati 2° su 30 squadre.

Comunque torniamo a noi. Sono ormai le 11.00 e per noi è l'ora di andare a dormire.

Ci laviamo i denti, mettiamo il pigiama, ci infiliamo sotto le coperte, mia madre spegne la luce e in 2 minuti siamo già tutti nel mondo dei sogni.

Driiiiiin, sono le 7.30 del mattino e la sveglia, come ogni giorno, sta suonando. Mi alzo dal letto e vado a spegnerla; scendo le scale per andare a fare colazione, e dietro di me sento dei passi, mi giro e vedo Silvia e Francesco camminare verso di me come due zombie. Subito li vado ad abbracciare e a augurargli un buongiorno, e poi li aiuto a scendere le scale, perché sono ancora 'posseduti' dal sonno.

Arriviamo in cucina, dove ci aspetta una bella colazione: latte e cioccolato, gocciole, bacon e uova per mio padre (abituato a mangiare come gli americani), fette biscottate e marmellata alla fragola e alla ciliegia.

Ci accomodiamo e iniziamo a mangiare come dei bufali. Io chiedo a mia madre l'acqua e lei, gentilmente me la prende. La appoggia sul tavolo e...OPS la rovescia sulla tovaglia e, per sbaglio anche in faccia a noi; a quello spruzzo Silvia e Francesco si 'svegliano' e la caraffa cade a terra, spezzandosi in mille e duecento pezzettini piccoli, ma non è tutto perché mio padre fa cadere il barattolo di marmellata e indovinate...cade proprio sul mio nuovo pigiama. Io tutta incavolata mi alzo per andare in camera mia a cambiarmi ed inizio ad urlare, urlo così forte che sveglio i vicini. Silvia e Francesco, dopo aver finito anche loro colazione mi raggiungono in camera, e tutti e 3 ci cambiamo.

Dopo qualche minuto sale mia madre, entra e ci chiede scusa, prendendo le valigie.

“È ora” esclamo io

“Evvaiiiiiii” esclamano in coro Francesco e Silvia.   

Scendiamo le scale, apriamo la porta e saliamo in macchina per andare alla stazione per prendere il Freccia Rossa.

Arriviamo, scendiamo, prendiamo i biglietti e appena il treno arriva ci catapultiamo dentro; ci sediamo, Francesco mi tocca la spalla ed esclama: “Cosa andiamo a vedere a Roma?”

“Il Colosseo e poi...poi non lo so” risponde Silvia ed iniziano tra di loro una conversazione che non ho voglia di seguire.

Accanto al nostro tavolo c'è una bambina, che sembra avere la nostra età e vicino a lei ci sono due ragazzini, concentrati a guardare l'iPhone; sembrano fidanzati. Anche se mi paiono antipatici, perché non guardano la bambina da tanto tempo. Guardo Silvia, ma sta ancora parlando con Francesco, allora le dico: “Arrivo subito...” lei annuisce, ma non mi risponde, probabilmente perché è troppo impegnata a parlare con Francesco. Mi allontano da loro e mi avvicino alla bambina, subito mi saluta con la mano e le chiedo: “Ciao, come ti chiami?” Lei non mi risponde allora dico: “Ciao, io sono Chiara e tu?” Lei non mi risponde, aspetto un attimo, ma ancora niente. Allora me ne torno al mio posto e Silvia mi chiede: “Chi è quella con cui stavi parlando?”

Io rispondo: “Non lo so, le ho chiesto come si chiama, ma non mi ha risposto. Però è una bella bimba: magra, capelli lunghi biondi e occhi verdi.” 

Dopo 3 ore circa il treno fischia e noi scendiamo, prendiamo le valigie e ci dirigiamo verso l'uscita. Scorgo dietro di me la bambina, immobile con i ragazzini (che erano con lei sul treno) dietro di lei che si baciavano. Le sorrido ma lei non risponde al mio sorriso. Metto il broncio, mi giro e continuo a camminare, tenendo per mano Silvia.

Vedo ormai la porta che si avvicina e finalmente fuori, siamo a Roma e, almeno qua, c'è il sole.

Usciamo, alzo la testa e sopra di me vedo un' enorme arena con tante finestre. Sorrido e davanti a me passa di nuovo la bambina, questa volta da sola però; comincio ad avere dei sospetti.

Sono le 11.58 e chiedo a mamma: “Mamma ti prego ci fermiamo a mangiare?”

e lei: “Certo, appena troviamo un ristorante.”

“Ecco, c'è n’é uno là, si chiama 'IL RISTORANTE DIVERTOSO'” fece notare Francesco.

Allora io mi metto a correre verso il ristorante e dietro di me la mia famiglia e i miei best mi raggiungono.

Arriviamo nel ristorante, il cameriere ci chiede: “In quanti siete?”

“5” dice mio padre

Lui indicandoci il tavolo dice: “Ecco il vostro tavolo, accomodatevi.”

Si sente che non è di Roma. Ordiniamo e ci mettiamo a mangiare più in fretta possibile perché vogliamo andare a visitare il Colosseo.

Ho finito di mangiare, ma i miei genitori ed i miei best no. Mentre aspetto osservo il Colosseo, alzo la testa e guardo in alto; mi sembra di nuovo di vedere la bambina.

Alzo la mano per coprirmi la faccia dal sole e qualche cosa mi dice che devo salutarla, ma so che non devo farlo tanto non ottengo niente in cambio. Non so cosa fare... l'istinto mi dice che devo farlo.

Sollevo il braccio, porto la mano al cielo e la saluto; stranamente lei mi saluta, le sorrido, ma lei si gira dall'altra parte ed io ci rimango male.

Finalmente hanno finito, ci alziamo e ci incamminiamo verso il Colosseo.

L'ingresso bisogna pagarlo: 10€ gli adulti e 5€ i bambini.

Mio padre paga, mentre noi ci stiamo già dirigendo verso le scale.

Io sto parlando con Silvia, quando Francesco mi tocca la spalla chiedendomi: “la conosci la storia del Colosseo?”

“No, non l'abbiamo ancora fatta a scuola...” rispondo io

“Io invece la soo e tu noo ah ah ah ah ah ah” mi rinfaccia Francesco

ed io molto simpaticamente gli rispondo: “Stai zitto; sarai anche intelligente, ma sei così brutto che quando metti le foto sul computer le riconosce come anti virus!!”

“Hahahahahahahah” Silvia scoppia in una risata che si sta per fare la pipì addosso.

Ad un certo punto arrivano i nostri genitori e noi la finiamo di litigare. Arriva mio padre e mi fa: “Figliola, la conosci la storia del Colosseo?”

appena finita la domanda non avuto neanche il tempo di rispondere che Silvia mi fa: “flashback Chiaretta!!”

io le rispondo: “Non ti ci mettere anche tu per favore, ne?”

cavolo mi sono pentita di aver detto quelle parole, perché quando Silvia si arrabbia pianta degli urli, che ti stordiscono.

Come non detto Silvia pianta un urlo atroce, peggio di quando alzi il volume della TV al massimo.

Mi sento barcollare, il Colosseo si sta muovendo, come se ci fosse il terremoto.

Silvia mi inizia a fare paura, ma si calma e comincia a singhiozzare. Io rassicurata le dico: “ Dai Silvia non fare così, è colpa di Francesco se questa cosa è successa!!”

“Cosa hai detto?” mi sgrida Francesco

“Niente, niente...”

“Sarà meglio!!”

Finita la messinscena prendiamo un gelato: io prendo crema e pistacchio.

Saliamo sempre più in alto, mi sporgo e c'è davvero tanta gente, ma non vedo più la bambina, strano, molto strano. Comunque mi sporgo, quanta gente che c'è, ma ad un certo punto vedo una scritta contro il muro: 'Sono un barbone di nome botolone, ho una ragazza che le oche le strapazza'.

Mi fa ridere quella frase e la guardo talmente attentamente che non sento mio padre che mi sta dicendo una cosa, ma ad un certo punto mi giro perché altrimenti mio padre si arrabbiava. Mi giro e mi grida: “Occhio al gelato!”

Io guardo il mio gustoso gelato, ma era rimasto solo più il cono.

'E il gelato?' mi sto chiedendo. Guardo di sotto e vedo una signora anziana che sta piangendo con i capelli verdi. Capisco che era il mio gelato e li urlo: “Scusi signora, mi scusi non l'ho fatto apposta”. Lei si gira, guardandomi con un aria perplessa; guardo attentamente i suoi capelli, ma non sembra gelato, anzi sembra davvero tinta!! Lei ancora osservandomi se ne va ed io mi giro dall'altra parte.

“Che figura hahaha” mi grida Francesco.

Io incavolata mi giro di nuovo, facendo finta di non aver sentito niente.

Guardo ancora in basso, ma non vedo il mio gelato da nessuna parte. Prendo il binocolo nella mia borsetta e me lo metto sul naso.

Guardo attentamente, eccolo, eccolo lì il mio gelato, sui vestiti della bambina. Scendo, la raggiungo uscendo dal Colosseo e le chiedo scusa: “Scusa mi dispiace non volevo, te la lavo io!” Lei mi guarda, annuisce, si toglie la maglietta e finalmente mi dice: “Ti ordino di toglierti la maglietta!” io obbedisco perché me lo dice con aria cattiva. Me la tolgo e lei mi salta addosso, mi stampa un bacio sulla guancia e se va.

Mi guardo attorno, tutti che ridono; provo a chiedere alla gente, ma nessuno mi risponde, allora guardo i miei pantaloni, ma non ci sono più... oddio la bambina mi ha rubato i pantaloni!!

Inizio a correre come impazzita e non so nemmeno dove sto andando, ma so di certo che devo raggiungere la bambina. Dopo un po' mi accorgo che sto girando in tondo, in una rotonda da ormai un'ora. Vedo dell'erba davanti a me e mi ci butto sopra. Vedo la bambina avvicinarsi sempre di più a me.

Inizio a chiudere gli occhi, le ultime cose che sento è l'alito della bambina, i richiami dei miei genitori e dei miei best, le urla e le risate della gente.

I miei occhi ormai sono chiusi ed il mio ultimo ricordo è la figuraccia.

“Ho combinato un casino, che figuraccia...” grido e... i miei occhi  si spengono in un buio senza fine.

Alice Antonucci 2B  

venerdì 16 maggio 2014

Racconto fantasy di Valentina Saluzzo vincitrice del Concorso letterario 2014 della Scuola media di Pieve di Scalenghe

La luce abbagliante del sole filtrava dalla finestra del mio albero casa. Quel bagliore s' intensificava sempre di più e così mi svegliai. Erano le 8:30 di una bella giornata di luglio ed era sabato. Io mi chiamo Isabella, ma tutti mi chiamavano bella, allora avevo 13 anni, ero alta e magra, I miei occhi erano verdi ed emanavano un'intensa voglia di vivere, le mie labbra erano rosse, il mio naso era piccino e all'insù, ma la cosa che preferivo di me erano i miei capelli rosso fuoco: Erano lunghi e ricci ed esprimevano tutta la forza che c'era in me.
Avevo un "piccolo" animale domestico che mi teneva sempre compagnia, si chiamava Mike, era un cucciolo di draghetto di colore blu elettrico. Era simpatico e buffo, mi faceva sempre ridere, ma soprattutto mi accompagnava sempre nelle mie strambe e talvolta pericolose avventure.
Io e Mike, quella mattina facemmo colazione con cappuccino, crêpes e croissant alla francese, e partimmo all' avventura.
Mi avventrai nel bosco e iniziai a camminare con Mike che che mi seguiva buttando giù qua e la qualche albero.
Dopo due ore di viaggio e ero già abbastanza stanca allora ci accampammo all'ombra di un salice e mangiammo qualche panino, ma mentre stavo per addentare l'ultimo boccone udii un lamento, un gemito da far raggelare il sangue... La paura prese il controllo su di me, saltai quindi in groppa a Mike che partì subito verso l'immenso cielo azzurro, quasi a toccare il sole rovente.
Atterrerai precipitosamente sull'erba 10 minuti dopo, ma quello che vidi mi stupì: davanti a me due orsi in armatura avevano catturato un ragazzo che sembrava avere la mia età, ma quegli orsi non mi convincevano... Non erano orsi! Avevano il corpo d'uomo e la testa d'orso; avevano una muscolatura da palestrati che si vedeva dai polsi e da una parte degli avambracci.
Ordinai subito a Mike di sputare fuoco che ustionò i due orsi uomini e aprì un varco sotto i nostri piedi e finimmo in un labirinto sconosciuto.
Quel ragazzo diventò subito amico mio e di Mike e finì anche lui insieme a noi in quello strano labirinto.
Era bellissimo: aveva i capelli anche lui rossi come me e gli occhi verde smeraldo ed era alto un'po' più di me. Si chiamava Jason. In effetti la somiglianza tra noi era notevole, ma non sapevo perché...
Fortunatamente avevo portato un filo di spago per pura coincidenza: un po' come Arianna che aveva dato al suo grande amore il filo di spago per farlo uscire dal labirinto di Cnosso dopo aver sconfitto il minotauro.
Diedi il mio filo di spago a Jason che lo srotolava man mano che camminava, ma a un certo punto, da estate rovente che era, iniziò come per magia a diventare a autunno, il vento freddo mi gelava le braccia e le spalle scoperte e ad un tratto iniziò a piovere, e poi a nevicare.
Avevo un freddo pazzesco, stavo letteralmente congelando. Jason aveva stranamente una giacca pesante addosso e nel vedermi così pallida e freddolosa me la porse. Accettai volentieri. Dopo parecchie ore stava tornando la primavera...
Da lontano scorsi un esercito di topi enormi davanti ha un gran castello.
Jason mi aveva detto che in quel castello stavano le forze maligne che si erano impossessate della città e che dovevamo sconfiggere.
Stranamente muovendo il braccio, dalla mia mano partì un fulmine che sgretolò uno dei topi dell'esercito, lo feci altre volte e dalle mie mani partirono una miriade di fulmini dai colori dell'arcobaleno.
Entrai nel castello, ma era vuoto allora ci recammo nelle segrete... Lí vidi miei genitori ridotti pelle e ossa. Scheletrici com' erano mi fecero un'impressione tale che piansi a dirotto.
Jason mi abbracciò così la smisi di piangere.
Mossi di nuovo la mano e un lampo rosa shocking ruppe le sbarre della cella dei miei e subito dopo liberai gli altri.
Quando ebbi finito di liberare tutti arrivo un gorillopardo.
Ordinai a Mike di sparare fuoco, ma il gorillopardo non fece una piega, lanciai un lampo colorato ma non successe di nuovo nulla. Allora tutti ci demmo la mano e formammo un cerchio. Ognuno di noi aveva un potere preciso, c'era chi sapeva di averlo, chi non lo sapeva, ma tutti con la forza dell'amore e dell'amicizia abbiamo lanciato un raggio dei colori dell'arcobaleno che sconfisse il gorillopardo.
Tornammo tutti a casa felici di aver liberato Serpente Ricurvo, tutti tranne Jason che era orfano. Ospitai nel mio albero casa a vivere con noi Jason e ne fu molto felice.