«Buongiorno signor Willis, ho un caso da sottoporle.»
«Ehi, John, dica pure.»
«ANew Haven, all'università di Yale è stata uccisa Rebecca Baston, insegnante di scienze sociali,
trovata morta nella biblioteca della scuola, non so dirle a che ora sia stata uccisa, ma manderemo
con lei sul posto degli agenti e un dottore, buon lavoro signore.»
«Grazie, parto subito, può dire alla mia assistente di raggiungermi sul posto per le 14, arrivederci!».
Harry Willis uscì dal dipartimento, montò sul suo scooter e partì; non fumava da più di due ore, la cosa lo rendeva abbastanza nervoso, la sua ex moglie glielo diceva sempre che se continuava a fumare come un turco non avrebbe potuto più fermarsi nemmeno per un secondo, forse è per questo che l'aveva lasciato, oppure per il suo carattere troppo duro, oh cavolate, non c'è tempo per pensare a questo, c'è da risolvere un delitto.
Erano le 12 e un quarto, nell'università non si sentiva una mosca, nessuno, i corridoi vuoti, le classi vuote, tutto in silenzio, tranne nella biblioteca, Willis entrò, tutti i presenti si accorsero di lui e si zittirono all'improvviso, lo salutarono calorosamente e si sedettero accanto alla finestra, bisbigliando tra di loro.
«Allora, volete uscire, non posso osservare e capire con questo brusio, uscite, su, ma non andatevene perché dopo avrò bisogno di farvi qualche domanda.»
Uscirono tutti, finalmente un po' di silenzio anche nella biblioteca, Willis proseguì fra gli scaffali di libri, si fermò, reparto dei romanzi, una donna bionda e minuta era stesa a terra, un buco nella tempia sinistra, sarà di certo un colpo di pistola, gli occhi aperti e verdi erano inquietanti, la osservò per bene e notò che sotto la sua testa non era presente del sangue, nemmeno accanto a lei, c'era qualcosa che non andava, non può un proiettile colpire una persona senza far schizzare nemmeno un po' di sangue.
Strano, il delitto può essere avvenuto in un altro luogo, ma allora perché portare il cadavere nella biblioteca, la mente di Willis era piena di pensieri, di ipotesi, ma queste idee dovevano essere provate.
Uscì dalla biblioteca, vide che le persone prima presenti nella stanza erano le stesse, nessuno in meno, bene, chiamò da parte il dottore e gli agenti e disse loro di ispezionare il cadavere, rimuovere la pallottola, scoprire a che pistola appartenesse e scoprire l'ora del delitto e eventuali impronte sui vestiti puliti della donna. Successivamente chiamata la bibliotecaria rientrò nella biblioteca, si sedettero a un tavolo, uno di fronte all'altro e iniziò l'interrogatorio ...
Willis: «Salve, con chi ho il piacere di parlare?»
«Piacere, io sono Susy Stenfer, lavoro come bibliotecaria in questa scuola da dieci anni, conoscevo molto bene Rebecca, eravamo amiche, anzi migliori amiche, e vorrei proprio sapere chi è che l’ha uccisa!»
Willis: «Bene Susy, allora, innanzi tutto mi devi dire quando hai trovato il cadavere e se hai sentito un colpo di pistola prima.»
Susy: «No, non ho sentito niente, la biblioteca è sempre stata silenziosa, ogni mattina verso le sei quando arrivo controllo tutti gli scaffali per vedere se sono ben in ordine, e anche stamattina l'ho fatto e non c'era nessun cadavere, nelle due ore successive c'erano tanti alunni, vengono sempre per prendere i libri che devono studiare, oggi in biblioteca sono passate tante persone, nessuna ha notato il corpo finché sentii un urlo, la signora Stenly, la bidella vide il corpo e io la raggiunsi, era perfettamente pulito per terra, nessuna traccia di sangue.»
W.: «Vediamo da dove può essere entrata la persona che trasportava il cadavere, dunque, sicuramente non dalla porta d'entrata, l'avrebbe visto, ci sono altre porte?»
S.: «Sì, ce ne sono altre due, una è posta a destra, verso metà, guardi è lì, invece l'altra è in fondo, non si vede perché è coperta dall'ultimo scaffale. Mi scusi, ma ora io devo andare a prendere mio figlio, arrivederci.»
W.: «Aspetti un attimo, dov'è suo figlio, perché tanta fretta? »
S.: «Non abbia sospetti su di me, sono di fretta, mio marito va tutti i giorni a prendere nostro figlio ma ieri si è rotto la gamba e non può guidare, mio figlio ogni venerdì va a calcio e se non le dispiace io vado»
W.: «Aspetti, suo figlio non va a scuola? Oggi è venerdì!»
S.: «No, stamattina non aveva tanta voglia e siccome fra due giorni è il suo compleanno preferisco non renderlo triste.»
W.: «E come spiega il fatto che il venerdì quando i ragazzi sono a scuola ci sia una lezione di calcio alle 12? Signora si sieda per favore, non abbiamo finito ho bisogno di informazioni sulla vittima, e poi discutiamo delle sue menzogne.»
Willis era un investigatore molto calmo e intuitivo.
S.: «Ok, mi scuso, non sono menzogne ma faccia come crede, Rebecca era la mia migliore amica, ci conosciamo da vent'anni, abbiamo iniziato a lavorare insieme qui, lei come insegnante io come bibliotecaria, era solare, non odiava nessuno, era un'ottima professoressa, erano due giorni che non veniva a scuola, fino a stamattina però già morta. Sicuramente stamattina probabilmente alle 10 qualcuno l’ha portata qua, è entrato dalla porta che si trova in fondo e l'ha posizionata nello scaffale più vicino all'uscita. In uno di quei cassetti può trovare la lista di persone che oggi sono entrate qui dentro.»
Willis la lasciò fare, non poteva ancora spiegarsi il motivo per il quale subito dopo quella donna scappò ma di sicuro lo scoprirà.
Stressato si accese una sigaretta, senza interessarsi al cartello bianco appeso sul muro che diceva "non fumare", s'incamminò verso la porta in fondo alla biblioteca, la bibliotecaria diceva che una persona era entrata da quella porta; bene, allora l'aveva vista, o forse aveva notato una persona tutta agitata prendere o consegnare un libro e uscire velocemente. Mistero, intanto il suo cellulare vibrò nella tasca dei jeans.
«Pronto chi parla?»
«Sono John del dipartimento, abbiamo scoperto qualcosa, la donna è morta verso le 20 e 30 di giovedì, è stata deposta a terra nella biblioteca molto presto, subito dopo l'entrata degli studenti, che penso sia verso le otto, la donna è stata colpita da una Beretta M9, una pistola semiautomatica, abbastanza facile da trovare, la donna è stata pulita con uno straccio dal sangue trovatosi sulla tempia, l'assassino voleva farla trovare pulita. Abbiamo trovato tre tipi di impronte diverse sul corpo di Rebecca che risalgono a giovedì sera, adesso le stiamo analizzando, le faremo sapere più tardi i nomi.»
«Bene, grazie.»
Willis ragionò, sulla porta in fondo alla biblioteca non c'era nessuna traccia di sangue, l'avrebbe fatta analizzare, aveva il tipo della pistola, aveva tre impronte di tre persone, aveva una bibliotecaria misteriosa e un mucchio di insegnanti che lo aspettavano fuori per parlare, bene, lo aspettava un duro lavoro.
Sarah, l'assistente di Willis, si fece trovare sul posto, lo salutò dolcemente, Sarah è una giovane ragazza di vent'anni dotata di un grande senso intuitivo, è veloce e schietta, solo che non è ancora un'investigatrice ma osservando Willis nel suo lavoro è sicura di diventarlo. Sono ormai cinque anni che lavoravano insieme, Willis sa che la giovane non vuole presentarsi mai sul luogo del delitto insieme a lui perché ha bisogno di ragionare senza vedere, una cosa poco plausibile per risolvere un delitto ma la ragazza è molto convinta di sé.
«Bene ciao Sarah, finalmente sei arrivata, ho bisogno che tu faccia analizzare la porta che si trova in fondo alla biblioteca, devi poi chiamare il dipartimento e farti dire di chi sono le tre impronte sul corpo, buon lavoro, non ce la farei senza di te.»
Sarah silenziosamente si mise al lavoro, sapevano tutti che il vecchio Willis dopo sua moglie si fosse leggermente affezionato a lei ma nessuno osava dirgli niente.
Secondo la cartella che conteneva la vita di Rebecca, diceva che aveva tre figli. Il marito era morto di cancro e lei viveva nel quartiere poco lontano dall'università.
Willis uscì dalla biblioteca e si sedette davanti agli insegnanti presenti in corridoio, appena iniziò a parlare notò che un signore cominciò a sudare, non faceva caldo, anzi, ma quest'uomo probabilmente cinquantenne stava sbiancando piano piano.
Willis lo osservò e facendosi notare da costui si andò a sedere di fianco a lui, lo salutò e gli chiese il nome e il motivo per il quale si stava agitando.
Il signore iniziò a piangere, disse di chiamarsi Brian Worren, era un collega di Rebecca, professore di biologia, confessò di piangere perché Rebecca era una persona molto importante per lui. Il preside si alzò di scatto e urlò: «Ora smettetela di frignare, sarei io che dovrei essere preoccupato, un'insegnante è stata uccisa nella mia scuola, insomma sapete che cosa accadrà se i giornalisti lo vengono a sapere? Abbiamo chiuso, saremo famosi per la scuola insanguinata, quella piena di ragazzi e poi vuota.» Continuando a sbraitare si allontanò e si chiuse alle spalle la porta della presidenza.
Sarah aprì la porta della biblioteca e perplessa disse: «Ho aperto la porta e ho visto che dietro c'è una piccola stradina dove c'è la spazzatura, ho trovato questa, ah, hanno chiamato e le tre impronte sono quelle di Joseph Ronald, Ella Johnson e Mike Firmald.»
Willis si ritrovò tra le mani la pistola insanguinata in un sacchetto di plastica, Sarah era molto intelligente, scovava tutto.
Ma nessuno batteva Willis che si alzò di scatto e entrò nella biblioteca dopo aver detto a Sarah di far trovare le impronte sulla pistola.
Willis era solito rinchiudersi da solo nella stanza della scena del delitto, sedersi accanto allo scotch bianco della polizia e parlare da solo, aveva capito qualcosa, sicuramente aveva capito qualcosa.
Due ore dopo Willis uscì, c'era solo più Sarah ad aspettarlo, tutti gli altri se n'erano andati, erano ormai le 20, i due ritornarono in scooter al dipartimento senza dirsi una parola, Willis non aveva mangiato niente, appena arrivati Sarah lo vide un po' giù, abbastanza pallido, lo obbligò ad andare a cena con lei, dopo aver mangiato, la voglia di continuare a indagare era poca, Willis andò a casa e dopo essersi fumato metà pacchetto di sigarette si addormentò.
La mattina seguente Willis si presentò al dipartimento alle 10 e 27 minuti, più tardi del solito, si fece ripetere tutte le impronte trovare sulla porta, sulla pistola e la lista di insegnanti e alunni di tutta l'università e uscì.
Il giorno dopo l'università era ancora vuota, a causa del delitto, ma gli insegnanti convocati da Willis la sera prima erano presenti e parlavano tra di loro dei propri alunni.
Willis entrò, erano tutti calmi, iniziò a parlare.
«Allora, cari insegnanti, cara Susy e caro preside, sono felice di comunicarvi che so chi è l'assassino, per meglio dire chi è la mente del delitto. Dunque, mercoledì 22 settembre, Rebecca è sparita, giovedì 23 settembre Rebecca muore, venerdì 24 settembre Susy trova il cadavere pulito nella biblioteca, dunque le impronte di questi tre alunni : Joseph Ronald, Ella Johnson e Mike Firmald, sono state trovate sul corpo della vittima e sulla pistola trovata nel cassonetto dietro la porta che si trova alla fine della biblioteca, la porta risulta pulita, la persona che deve aver portato dentro il cadavere è stata astuta a pulire la porta subito dopo, bel colpo. Poi Susy è stata brava a dire tutte quelle menzogne, forse stava nascondendo qualcosa. Rebecca aveva intenzione di lasciare la scuola vero signor preside? Ecco io sono un famoso investigatore, tutti i miei colleghi sanno qual è il mio modo di scoprire l'assassino o come ho detto prima la mente, non dirò niente, vi terrò qui finché la mente del delitto non confesserà, su, so chi è stato, è solo che voglio divertirmi, Signorina Sarah mi faccia venire qui i tre alunni, grazie.»
Verso l'ora di pranzo i tre si presentarono nell'aula, non dissero una parola, la ragazza iniziò a piangere ma Willis non voleva che lei confessasse, voleva che una sola persona gli dicesse tutto. Passarono parecchie ore, fino a quando il preside il signor Jacob Darren si alzò e incominciò a parlare..
«Mi dispiace, non volevo, è solo che lei era una delle mie migliori insegnanti, era brava, faceva divertire i ragazzi e non potevo accettare che lasciasse Yale per andare a insegnare in un'altra università, insomma noi eravamo famosi grazie a lei.»
Willis: «E ucciderla migliorava le cose?»
«Sempre meglio che permettere ad un'altra università di conoscerla, di diventare più famosa, davvero, non volevo»
Willis: «Ok, adesso si calmi e spieghi come l'ha uccisa o meglio come l'ha fatta uccidere».
Jacob: «Non sapevo cosa fare, non volevo finire in galera, così ho convocato tutti gli insegnanti e loro tre e ho detto loro il mio piano. Loro avrebbero rapito Rebecca, l'avrebbero ricattata, se non lasciava la scuola rimaneva viva ma sfortunatamente lei rinunciò così li obbligai ad ucciderla, quella pistola era proprietà della mia famiglia, la tenevamo in casa per difesa però serve anche ad altro. Giovedì sera loro la uccisero, naturalmente obbligai gli insegnanti a tenere la bocca chiusa, e anche Susy ha fatto la sua parte. Ho aumentato lo stipendio a tutti di 500 euro, non avrebbero rifiutato, infatti non lo fecero. Dopo averla uccisa toccava a Susy, doveva posizionare il corpo nella biblioteca, nascondere la pistola e cancellare le tracce. Ecco tutto, non volevo fare del male a nessuno, mi dispiace.»
Willis: «Dicono tutti così ma sa, ha fatto uccidere una persona, lei ha fatto del male»; appena Willis concluse questa frase degli agenti entrarono e arrestarono i tre, il preside, la bibliotecaria e tutti gli insegnanti, che in fondo avevano nascosto la verità.
Ora la loro vita è in mano alla legge, come la vita di Rebecca è stata nelle mani di quei disgraziati.