sabato 7 giugno 2014

Una situazione "stramba"




UNA SITUAZIONE “STRAMBA”
 

Sono una ragazzina di nome Emma, ho 18 anni e vivo in una bellissima villa in una campagna. Con me vive solo mio fratello, perché i miei genitori sono scomparsi 2 anni fa.

 È un lunedì, e come sempre, prendo la mia bellissima moto rosso fuoco e vado a scuola.

Arrivo, parcheggio, scendo e mi avvio verso la mia bellissima aula. Questa settimana sono vicino a Federico: un ragazzo con i capelli corti, sparati alla Balotelli, è molto antipatico, si pavoneggia spesso e porta sempre un giacchetta color blu con borchie e bottoni giallo fluo. Appena entro ci sono le mie amiche ad aspettarmi; le saluto e mi siedo vicino ad Alessandro.

Sono le 8.35 e la professoressa di Tecnica inizia a spiegare la lezione, ma io non sto seguendo perché, dietro di me, c’è Alex che mi lancia palline piene di carta e saliva. Mi giro per farlo smettere e ad un certo punto non sento più la voce della mia professoressa, ma solo un alito caldo sul collo. Mi giro e non vedo più nessuno davanti a me; Federico è sdraiato sul banco e Alex si alza in piedi ed intona l’inno d’Italia. Al posto della professoressa c’è un’ombra scura che gratta la lavagna. Inizio ad avere paura, mi alzo e vado da Jessie, la mia migliore amica. La abbraccio, ma lei mi spinge via.

Tutto questo è molto strano, non capisco che cosa stia succedendo.

Vado da Alex, lo faccio smettere di cantare e lo trascino fuori dalla classe. Gli chiedo cosa stava succedendo (visto che lui è un patito di Horror) e mi risponde che la classe è stata infestata da spiriti e per fortuna noi due non siamo stati maledetti. Mi spiega che questi spiriti assomigliano a meduse senza gambe, se ti entrano nel corpo non riesci più a farle andare via; l’unico rimedio è una puntura con il siero “sparkle”

“Allora procuriamocelo!” esclamo io, ma lui mi risponde:

“Ma sei matta? Ci vuole uno specialista per queste cose, non le può fare chiunque. Se si sbaglia gli effetti possono essere devastanti!”

Allora lasciamo perdere e torniamo in classe, dove è ricomparsa la professoressa imbambolata davanti alla lavagna. Le scuoto le spalle, ma non si sveglia.

Andiamo di nuovo fuori; per sbaglio m’inciampo su Jessie; per fortuna c’è Alex che mi prende al volo e, all’improvviso mi dà un bacio.

Divento tutta rossa, mi riprendo dallo stupore e “bum”: Alex cade per terra. Inizio a gridare e provo ad alzarlo, ma non ci riesco. Inizio a preoccuparmi, varco la porta dell’aula e vedo sdraiato per terra Alessandro con la testa girata a 360°, ha il cranio aperto, ed il suo cervello è nelle mani di Angelo, inizio ad urlare; Lo chiamo ma non risponde; Angelo è in piedi davanti a me, gli do una spinta, cade a terra e vedo la sua colonna vertebrale che si spezza.  

Continuo ad urlare e corro in cerca di aiuto, ma non vedo nessuno. Torno da Alex, provo a scuoterlo, ma niente non si sveglia. Comincio a piangere e piango così tanto che inizia a formarsi un lago nella classe; allora decido di smetterla, ma l’acqua continua a salire. Vedo che si sta tutta sporcando di sangue; Alex, all’improvviso, si sveglia e subito vado ad abbracciarlo; appena lo tocco però inizia a girarmi la testa, e sento una voce che dice…Emmaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa. Apro gli occhi e mi ritrovo sul divano del salotto con accanto Alex, che mi sta chiamando per andare a scuola. Mi sveglio per bene, lo abbraccio e tiro un sospiro di sollievo.

Prendiamo la bella moto blu di Alex e, durante il tragitto, gli racconto il brutto sogno. Finito di raccontare arriviamo a scuola e, sinceramente, ho paura di entrarci. Alex mi prende la mano per farmi coraggio, entriamo ed è tutto a posto per fortuna: Federico è seduto vicino a me, Jessie mi abbraccia come tutte le mattine e la professoressa di tecnica è sempre la solita noiosa di sempre. “Tutto a posto” sospiro.

Alice Antonucci 2°B

domenica 1 giugno 2014

LA SCUOLA DI JU ON THE GRADGE


 

LA SCUOLA DI JU ON THE GRADGE

 

Arrivato davanti alla scuola di Pieve, al suono della campanella sono entrato con i miei compagni.

Sembrava un giorno come tanti altri, ma quando entrai da quella maledetta porta di quella maledetta classe, vidi i banchi tutti rotti e con qualche segno di graffi e morsicatura soltanto sul lato sinistro.

Quando mi girai per tentare di uscire vidi la porta sbarrata da dei capelli. Feci subito tre passi indietro, ma andai a sbattere contro il muro  la schiena e il braccio destro.

Il braccio iniziò a diventare viola poi blu e infine rosso… mi si staccò dal corpo. Poco dopo mi si riattaccò come se non fosse mai successo nulla. Mi rigirai un'altra volta e la porta era aperta… uscii subito e nel lato destro c’era una torcia.

La presi appena in tempo, perché ci fu un blackout. Trovai due pile vicino al corridoio, dove c’era la porta di sicurezza.

Inserii le pile dentro la torcia e l’accesi. Incominciai a camminare lentamente per quei corridoi freddi e bui. Ad un certo punto, mi trovai nell’aula professori.

Vidi un computer acceso, con la webcam sporca di sangue con un’ impronta di una mano, sicuramente di un professore. Mi sedetti, per mandare un messaggio alla centrale della polizia più vicina, ma distava 30 km dalla mia scuola. Pensai che non ci fosse niente da fare, ma il messaggio arrivò e loro mi risposero che il tempo era di un'ora e mezza.

Poco dopo sentii una mano che mi toccò la spalla e mi tappò la bocca, e mi infilzò una siringa nel collo, facendomi addormentare.

Quando ripresi i sensi, mi alzai con i polsi legati… ero su una sedia nell’aula di chimica.

Vidi entrare un professore vestito con un camice sporco di sangue e una mascherina. Arrivò alla mia destra, con delle grandi cesoie  da giardinaggio, e mi disse: “ Sentirai un po’ di dolore”… mi tagliò le dita.

Gridai come un pazzo.

Disse:” Torno subito”, e se ne andò. Quando ripresi i sensi ero a terra, e allora mi alzai e con fatica mi incamminai verso la porta.


La aprii e vidi un mio professore sgozzato e con la testa vicino alla gamba destra.

Mi abbassai e vidi che nel taschino della camicia c’era una chiave. La presi e mi incamminai verso la porta, era chiusa… fortunatamente avevo le chiavi che la apriva. Quando la aprii dentro era tutto voltato sul soffitto, tranne un cappello. Sembrava un cappello di quello che usano i maghi.

Incuriosito guardai dentro, e una mano mi afferrò il collo, ma vicino c’era un pugnale. Lo presi e tagliai quella mano. Tutto il sangue schizzò su di me.

Mi girai per tornare indietro, ma la stanza si stava rimpicciolendo, ed era come se voleva uccidermi… ma di colpo la stanza diventò normale. Alla mia destra c’era un ascensore.

Mi fiondai lì davanti, schiacciai il bottone ma per aprirlo ci voleva una chiave magnetica. Disperato perché non sapevo dove trovarla, mi sedetti a terra per riflettere.

Mentre ci riflettevo mi accorsi che nella camicia di quel tizio c’era quella chiave che mi serviva.

Mi precipitai di nuovo in quella stanza, ma quel tizio, non c’era più, ma al suo posto c’era un biglietto con una freccia che indicava il muro. Mi misi a toccare il muro, e in una parte si poteva trapassare, infilandosi in mezzo.

Mentre passavo, sentivo che qualcuno mi tirava così forte che non mi lasciava entrare. Facendo uno strattone sono riuscito a passare, ma dentro c’era qualcosa di familiare. La stanza era quella dell’entrata, e sulla maniglia della porta di sicurezza c’era la chiave magnetica.

La presi, e ritornai indietro, fino all’ascensore. La misi, nell’incastro non funzionava, perché l’incastro  era a forma di teschio, mentre la mia era a goccia di sangue, ma vicino c’era quella giusta!!

La misi, entrai nell’ascensore e andai su. Aprii la porta e scappai verso la finestra. Mi buttai di schiena e per fortuna riuscii a scappare…

 

                                                                                                           TESTO CREATO DA:

ANDREA ZUCCALA’

 RIPORTATO SU COMPUTER DA:

SARA APUZZO E NICOLE STORSILLO

 

La scuola maledetta


Arivvato davanti alla scuola di Pieve, al suono della campanella sono entrato con i miei compagni. Sembrava un giorno come tanti altri ma all’improvviso una nube grigia coprì tutto il paese emettendo  tuoni, lampi e pioggia, sembrava un temporale come tutti gli altri ma ecco che un eclisse tolse la luce del sole e il prof cercava di accendere la luce ma ogni  volta che i bambini dicevano il nome del prof la luce si metteva a lampeggiare e sulla lavagna compariva il volto di Azzurrina.

Ma il mio migliore amico di nazione araba di nome Eugnas iniziò a tremare e a perdere sangue dal naso. Mentre Eugnas era in bagno io ero preoccupato e ripetevo il suo nome in testa tante volte , poi ho iniziato a scriverlo su un foglietto e ho capito che Eugnas all’incontrario vuol dire sangue ,quindi ho chiesto al prof di andare in bagno da Eugnas. Entrai in bagno poggiai la mano sul mio compagno e lì mi accorsi che lui ormai era già morto. L’ambulanza lo portò via ,ma all’improvviso ci fu un bagliore e vidi lo slenderman che stava per ammazzare il professor Rosso ma io da vero eroe tirai una pietra allo slender e con un bastone combattei e riuscii a metterlo in fuga ma mi accorsi che la battaglia era appena iniziata.

Entrai in palestra e vidi il mio amico Enrico impiccato al canestro, lì i prof mandarono tutti a casa ,e tutti se ne andarono eccetto io perché la battaglia non era ancora finita. Io vidi il mio migliore amico animale, il ciupacapra un mostro buono ,mi aiutò a eliminare ogni sorta di male in questa scuola.

Ma io mi girai un attimo e mi accorsi che lo slenderman aveva ucciso il ciupacapra. Io con la tristezza e la rabbia racchiuse nel mio corpo presi il bastone e iniziai a combattere con quel mostro ,dopo ore e ore di combattimento corpo a corpo ,riuscii a far cadere lo slander per terra e cosi lo infilzai sconfiggendo lui e tutte le forze del male ,da quel giorno si festeggia il giorno di “Riccardo il magnifico”.

La lunga uscita


Avramo Michela

La lunga uscita

 
…Oggi è il 12 Settembre del 2014 , mi sto recando a scuola, è il primo giorno, potrei dire che sono felice perché rivedo tutte le mie compagne, ma stanca di rincominciare 9 ore di “studio”. Ecco sono arrivata a scuola, è chiusa, mi sto preoccupando, adesso chiamo Noemi, anzi no potrebbe essere “pericolosa” al mattino.

Chiamo Cristina!!... “Pronto Cry, perché la scuola è chiusa?”

“Siamo in gita è stata organizzata un mese fa! Siamo a Strasburgo!”

“A Strasburgo?”

“Si,ma solo per 2 giorni!”

“Nooo!mi sto sentendo male”

“No tranquilla. Ciao!”

“Ciao”.

Strano, è tutto strano, nessuno mi ha detto niente!! Adesso provo a chiamare Noemi,  per vedere se è uno scherzo…” Pronto Noe”

“PRONTO CHE VUOI?”

“Dove sei?”

“NON MI DEVI DISTURBARE!”

“Ok. Scusa ciao”

Ecco perché dicevo che è pericoloso chiamare Noemi al mattino è piuttosto agitata e aggressiva!! È un vampiro!!

Adesso lasciamo perdere questo discorso…



Due giorni dopo…


…eccomi a scuola, speriamo che sia aperta!!



Al suono della campanella siamo entrati in classe,come se fosse un giorno come tanti altri.

Entra la Prof. Bistolfi di chimica, mi misi gli occhialini  e cominciai a mischiare più sostanze.

Volevo provare a fare un incantesimo contro Noemi,forse è pericoloso.

Dopo aver finito la “pozione” gliela lanciai contro,ma si spostò  e va finire contro la Prof: “Noo!! Cosa ho fatto?”

La prof dopo un grido,cadde per terra,la portarono all’ospedale,però me la sono scampata,nessuno mi ha visto!...

… è già finito il giorno,oggi ho solo combinato un guaio!! Me lo devo sognare! Sto andando a casa,mia mamma non deve sapere niente, però, sicuramente mio fratello farà lo spione…

Adesso faccio merenda, mia mamma è strana, non è mai stata così, va beh vedrò domani com’è e poi si vedrà….



Un mese dopo…


… è già passato un mese dall’inizio della scuola!

Sono successe alcune cose,la mia sospensione più che altro.

Quel giorno in cui sono stata sospesa era il mio compleanno,ho combinato un guaio, con le forbici ho fatto male a Riccardo,è ancora all’ospedale da 5 giorni.

La prof di chimica, per fortuna tutto bene, però i medici hanno detto che può avere le coliche e dei problemi.

Adesso c’è la verifica di italiano, c’è la verifica non ho voglia!!...

…Sono già le 14.10, al suono della campanella uscimmo tutti!!

Oddio! Tutti i genitori e i professori diventarono Zombi, l’autobus parcheggiato davanti alla scuola è diventato un drago, che paura!!

Tutti siamo rientrati nella scuola, si poteva dire che eravamo in pericolo!!

Io andai nell’aula di chimica feci un miscuglio per far tornare le persone normali chiamato tric-troc-truc!!


Una settimana dopo….


….lasciai una settimana i miei compagni congelati,adesso mi sto recando a scuola preoccupata,ci sono i genitori fuori,sono delle paurose mummie.

 Sto aprendo la porta della scuola,sono spaventata…

…la aprii,si stavano scongelando

Presto! Devo andare nell’aula di chimica a rifare la pozione “tric-troc-truc”

Perché non ero ancora riuscita a farli tornare normali.

Vedevo che la Prof. Bistolfi stava ingrassando,aveva un viso pauroso, non sapevo più cosa fare. Andando in aula di chimica vidi il Prof. Capozzoli posseduto che suonava un flauto,uscivano degli esseri mostruosi man mano entravano nelle orecchie impossessandosi del corpo.



Ecco finalmente,sono arrivata nell’aula di chimica, sto facendo un miscuglio a caso,versai una goccia su ognuno da un istante all’altro diventarono tutti vampiri, a parte i professori che si trasformarono in pipistrelli.

 Io uscii,i genitori erano diventati dei Brontosauri,ho paura,sono l’unica intatta,da un istante  all’altro mi girai e, ero circondata, c’erano i vampiri e i pipistrelli. L’unica che era intatta era la prof di ginnastica,ci aiutammo a vicenda,però  non c’era più nessuna via d’uscita.

Cominciammo a correre per la scuola e trovammo una via d’uscita:la mensa.

Ma nonostante tutto rimasi da sola,la prof fu morsa da un vampiro…

…tutti ormai erano vampiri, io non avevo via d’uscita, andai nel bagno e mi buttai giù dal balcone, nel cortile non c’era nessuno, sono atterrata male e mi sono rotta un piede, le mie speranze sono terminate.


Due anni dopo…


…Sono ancora viva, gli altri sono crepati tutti, sono rientrata e tutta la scuola era  piena di cenere, sui muri c’erano corpi dei miei ex compagni, ero stupefatta.

Mi recai alla porta d’ingresso, non si apriva.

Ma pensare che dovrei restare lì tutta la mia vita, ho detto mal che vada proviamoci, provo ad andare in mensa e rompere i vetri delle finestre, forse ce la farò…

…Ecco sono ancora viva, ormai ho cinquant’anni, direi che sono sopravvissuta all’esperienza trascorsa il 12 Settembre del 2014… l’importante è che sono sopravvissuta e che ce l’ho fatta ad uscire da quell’edificio detto…

Walking Dead














Ed è la fine...


In un tempo lontano, la luce regnava sovrana nella splendente Città del Serpente Ricurvo.

Ciao mi chiamo Cice,sono appena arrivata in questa città e sono in vacanza con la mia famiglia: mamma,Giada,papà,Renato,Marta e Silvia,la mie due sorelle gemelle (io sono la più grande).

Arrivo da una grande città spagnola,Siviglia,ma parlo anche italiano perché i miei nonni sono di origine italiana.

Come stavo dicendo,sono appena arrivata in questa città e mi pare alquanto strana, a prima vista.

Sono le 10:30 del mattino e vedo uno strano portinaio: ha le orecchie a punta,il naso come una strega ed è vestito solo con una specie di mutande e ciabatte fino al ginocchio,che strano…

Appena lo vidi gli chiesi il nome,si chiamava Procettes, che in arabo vuol dire “bel vedere”.

Procettes ci sta accompagnando nella nostra stanza la numero 237.

Saliamo in ascensore e Procettes schiaccia il bottone del centesimo piano.

Siamo in ascensore e Procettes mi tocca la spalla destra chiedendomi: <Ehi,bella ragazza come ti chiami?>

Presi coraggio:<Ciao,io mi chiamo Cice!>

Proprio in quel momento l’ascensore si ferma,usciamo e percorriamo un corridoio sospetto:ci sono palline di polistirolo per terra e sui muri della salsa piccante,sembra sangue!!! Ed eccoci qua davanti alla camera 237 e un brivido mi sale per tutto il corpo.

Procettes tira fuori la chiave e apre la porta dicendoci:<Buona fortuna,muahahaha> E sparisce nel nulla.

Entriamo nella camera,è molto ben curata e arricchita con particolari: 5 letti a baldacchino,2 bagni,1 corridoietto e 5 vasche da bagno,una per ognuno,penso.

Io,Silvia e Mara ci stiamo sistemando,mentre i nostri genitori sono già usciti.

Quando abbiamo finito di sistemare usciamo ed eccoci di nuovo all’area aperta.

Ora stiamo andando ad esplorare la città.

Siamo davanti a una casa e non vediamo più Mara.

Silvia subito mi dice:<Cice, Cice dov’è Mara? Dobbiamo trovarla!!

Io le rispondo:<Certo, mettiamoci subito in azione!!>

Stiamo camminando già da un’ora e ancora niente, ma aspetta, vedo una scala sotterranea:<Andiamo!> dico a Silvia e lei mi risponde:<Ok,anche se ho un po’ paura …però per salvare Mara farei di tutto!!>; stiamo scendendo una scala fatta con le budella di maiale e ci imbattiamo in un labirinto coperto di nuvole, non si vede niente, e come temevo, ho perso Silvia.

Questo labirinto è davvero inquietante, anche se da lontano scorgo una sagoma, sembra quella di un ragazzo; mi avvicino e… WOW! Sì, è un ragazzo ed è anche molto carino: ha i capelli biondi “sparati”, occhi azzurri ed è alto e magro. Mi si avvicina e mi chiede:<Ciao io sono Niall, tu come ti chiami?>

<Ciao Niall, io mi chiamo Cice, ma che ci fai qua?> rispondo io. Lui, diventando tutto rosso, mi dice:<Ti sembrerà assurdo, ma sto scappando da un serpente. La leggenda dice che si aggira per questo labirinto e mangia qualsiasi cosa incontri, è alto 150 cm, di cui la lingua 50 cm, e si dice che è stato costruito sto labirinto per cercare di ucciderlo, ma fino ad ora nessuno ci è riuscito.> Io rabbrividisco e dico a Niall:<Ma esiste davvero? Io sono qua per mia sorella, Mara, si è persa e la sto cercando, vero che mi aiuti?> <Certo!> mi risponde lui. Ci mettiamo subito al lavoro e dopo un po’ arriviamo in un punto dove ci sono i pop-corn giganti. Io me li sto mangiando, quando da dietro qualcuno mi tocca la spalla:<Chi sei?> chiedo io, ma la persona non mi risponde e sparisce! Io continuo a camminare anche se mi sento strana, mi sento bassa, senza capelli, occhi piccoli color marroncino e ho tutto il corpo sporco, sporco con una sostanza verde fluorescente, con la muffa.

Più avanti vedo uno specchio, mi avvicino e mi specchio, ODDIO!!!! Sembro putrefatta!

Ad un certo punto sento dei passi che si stanno avvicinando sempre di più, mi giro e… gnam, non capisco più niente, sembro nello stomaco di qualcuno, un animale, penso, ma aspetta, c’è Mara e voglio andare ad abbracciarla, ma c’è qualche cosa che mi impedisce di farlo! Ora ho capito, sono stata posseduta da Margaret, la vampira più spaventosa nella storia dell’umanità. Si racconta che è nata dalla foce di un fiume, il fiume Perno, che non esiste più, e che è cresciuta in mezzo a dei lupatti, un misto di lupo e di gatto.

Si aggira ancora per il mondo  in cerca di un corpo da trasformare. Ed ha scelto me, proprio me.

Ad un certo punto arriva Niall, con un gatto, un gatto speciale che con una leccata guarisce ogni tipo di malattia, e con un elfo.

Niall ha capito subito il mio “problema” e bastò una leccata dal gatto per guarirmi!

Ora sono tornata in me e devo cercare di uscire per trovare Silvia e ritornare a casa. Il serpente apre e chiude la bocca in continuazione; per prima è andata Mara ed è riuscita a fuggire, ed ora tocca a me, sono vicino ai denti, metto un piede fuori; poi l’altro ed esco, ma aspetta c’è una pietra e… accidempolina! Mi sono inciampata e sono sdraiata sugli incisivi, direi che per me è la fine.

Sto piangendo, mi giro e vedo Niall correre verso di me, ma io gli urlo: “FERMO!” lui si ferma ed il serpente… Zam chiude la bocca e per me è la fine.

Gita a Strasburgo





Racconto fantasy di Sara Maselli vincitrice del Concorso letterario 2014 della Scuola media di Pieve di Scalenghe


In un tempo lontano, la luce regnava sovrana sulla città di Serpente Ricurvo. Gli gnometti passeggiavano, gli unicorni saltavano e gli hobbit si facevano la pedicure; insomma tutti erano felici e contenti. Ma ora nell’oscuro labirinto sotto la città albergano forze del male.

 

Una bella giornata era alle porte della città di Serpente Ricurvo, il sole si alzò e la giornata di tutti iniziò. I piccoli gnometti facevano avanti e indietro dalle piccole e graziose casette fino al pozzo, per prendere l'acqua. L'acqua che prendevano doveva fare un lungo viaggio di dodici frazioni. In ogni frazione ci abitava un gruppo diverso di creature fantastiche. Nella dodicesima, però, ci abitavano creature malvagie, che erano state respinte dalle altre frazioni perché erano troppo cattivi.


AAAAAAAAHHHHHH!!!!!!!!!!

Si sentì uno strillo dal più piccolo dei piccoli piccoli nani. Si sentì in tutte le frazioni e nelle città vicine. Subito gli abitanti presero un mezzo di trasporto (draghi, api giganti o la bicicletta) e andarono a vedere cosa succedeva lì.

Arrivarono tutti e videro il sorriso che poteva fare un gigante sul più piccolo essere della Terra. Il troll Bilbo era chiamato Balbettio. Guardò sulla bacheca della frazione e iniziò a leggere un grande foglio con scritto sopra: "Attenzione Attenzione! Sabato sera arriverà la regina per festeggiare i suoi 24 anni." Tutti quanti ci capirono ben poco. E si trovarono pieni di sputacchi per di più. Dopo aver letto due o tre volte il foglio capirono.


La regina veniva a far visita alla città per il suo 24° compleanno. Si accorse Pirimpimpimpidù (lo gnomino piccino) che la festa era la sera stessa … AAAA!!! E piantò un altro strillo.

La piazza nell’arco di tre secondi si svuoto. Erano tutti a casa a farsi belli. I vampiri si lucidavano i canini, gli gnomi si mettevano i cappellini blu, i migliori che avevano. E gli zombie…. Beh loro non riuscivano a essere belli neanche se volevano. Le porte del grande castello del paese si aprirono. Erano invitati tutti a parte quelli della 12° frazione. La regina era bellissima, scese dalla carrozza e...

AAAA!!! Tutti guardarono con sguardo accigliato e arrabbiato Pirimpimpimpidù, che fece segno di guardargli i piedi. Tutti abbassarono lo sguardo e videro una mano stretta sulla caviglia del nano.

La mano che lo teneva stretto veniva dal terreno. Pirimpimpimpidù per la paura se la fece addosso. La mano quando la sentì mollò subito la presa. Pirimpimpimpidù fece un grande respiro e….. svenne.

Subito dopo tutti si ritrovarono una mano che gli teneva la caviglia e un attimo dopo si ritrovarono giù nei vecchi canali della città. Li fecero camminare fino a una grande fognatura e li fecero mettere in fila incatenati. Dei troll si incamminarono verso di loro, si misero in fila e poi fecero due schiere parallele. Un grandissimo e bruttissimo gigante passò in mezzo alle due schiere parallele e si spostò. Dietro di lui c’era un nano piccolo piccolo.

Pirinpinpindù era svenuto già da un po’. Il nano iniziò a parlare, aveva un vocione forte e duro: <<Ora avrò la mia vendetta, muahahahahahah!!!>>. Tutti si misero a ridere. Lui prese il suo scettro e iniziò a punzecchiarli. Quando arrivò a Pirimpimpimpidù disse: <<Ho fratellino>>. Tutti si girarono verso di loro guardandoli strano. Pirimpimpimpidù riperse per un secondo conoscenza, ma quando vide il fratello svenne ripetutamente. Lui passeggiando avanti e indietro pensava come ucciderli.

Pirimpimpimpidù si svegliò di colpo, come un fulmine, si tolse le catene, e andò vicino a suo fratello. Lo guardò negli occhi con uno sguardo di sfida. Si mise con le mani in alto. Batté 2 volte le mani e… iniziò a ballare. La musica cambiava e lui ballava hip hop, latino americano e molti altri tipi di danza. Poi Zibidozibidobù (fratello cattivo) si mise a ballare. I due facevano una vera e propria battaglia di danza. Pirimpimpimpidù tirò un calcio destro, un pugno sinistro e lo stese. Poi lo prese e come se niente fosse lo buttò nel grande tubo dello scarico; fece un sospiro e dopo disse con voce stridula di tornare alla festa.

Erano rimasti tutti a bocca aperta, uscirono, si diressero verso al castello e videro la regina stesa a terra morta.

Pensarono alle fiabe, e che magari se le davano un bacio si risvegliava. Pirimpimpimpidù corse incontro alla regina e la baciò appassionatamente. Lei si svegliò e gli altri rimasero di nuovo a bocca spalancata. Poi la regina e Pirimpimpimpidù fecero un ballo romantico. Tutti quanti stavano morendo dal ridere. Per la differenza d’altezza.