All’inizio del XX secolo l’Europa
comprendeva molti stati nazionali ed alcuni imperi multinazionali
(Austria-Ungheria, Russia, Impero Ottomano).
Alcuni stati europei (Francia, Inghilterra, Germania)
erano grandi potenze, con un vasto impero coloniale negli altri continenti:
essi avevano sia colonie di popolamento, dove i coloni europei si stabilivano
definitivamente sostituendo gli indigeni, sia colonie di sfruttamento, dove gli
imprenditori europei sfruttavano gli indigeni nelle miniere e nelle
piantagioni. Tra le grandi potenze vi erano forti contrasti per il controllo
dei domini coloniali.
Altri contrasti sorsero in Europa
a seguito del nazionalismo: all’interno degli imperi multinazionali vivevano
molti popoli diversi, che spesso rivendicavano la loro indipendenza. La crisi
dell’impero turco rese la situazione particolarmente turbolenta nella penisola
balcanica, dove i serbi volevano l’indipendenza e sia l’Austria sia la Russia
volevano sostituirsi agli Ottomani.
Il pretesto per lo scoppio della
prima guerra mondiale fu l’attentato di Sarajevo, quando l’erede al trono
d’Austria fu ucciso da uno studente nazionalista serbo (1914).
Nel 1914, dunque, l’Austria
attacca la Serbia. La Russia attacca l’Austria e la Germania sua alleata
(fronte orientale). La Germania a sua volta attacca la Francia invadendo il
Belgio (fronte occidentale). L’Inghilterra dichiara guerra a Germania ed
Austria (i cosiddetti imperi centrali). L’Italia, governata dai seguaci di Giovanni Giolitti e
alleata degli imperi centrali, si mantiene neutrale. Gli schieramenti vedono
allora contrapporsi Austria e Germania da un lato contro Russia, Francia e
Inghilterra dall’altro (cfr. la cartina di p.38).
Nel 1915 i tedeschi avanzano
verso Mosca sul fronte orientale. I Francesi bloccano l’avanzata tedesca sulla
Marna. Germania e Inghilterra si combattono sul mare. L’Italia entra in guerra
a fianco della Triplice Intesa (Russia, Francia e Inghilterra) rompendo la
Triplice Alleanza (Austria, Germania e Italia) e attacca l’Austria per
conquistare Trento e Trieste.
Nel 1916 la guerra diventa una
lunga guerra di logoramento e di trincea, che il papa arrivò a definire
“un’inutile strage”. Alla fine ci furono 5 milioni di morti, soprattutto a
causa dell’uso di nuovi armamenti: mitraglie, carri armati, gas tossici, aerei,
sommergibili…).
Nel 1917 la Russia, sconvolta
dalla rivoluzione comunista, si ritira dal conflitto. Germania e Austria,
liberatesi del fronte orientale, attaccano l’Italia che subisce la disfatta di
Caporetto. Gli austriaci vengono fermati sulla linea del Piave. Gli USA entrano
in guerra a fianco di Inghilterra e Francia.
Nel 1918 la guerra si concluse
con la vittoria di Inghilterra, Francia, USA e Italia. La Germania perse molti
territori e fu condannata a pagare ingenti danni di guerra. L’Austria-Ungheria
si dissolse in più stati. L’Italia ottenne il Trentino, l’Alto Adige, il Friuli
e la Venezia Giulia. Gli USA divennero la nuova grande potenza, insieme a
Francia ed Inghilterra, che ampliarono i loro domini coloniali.
Domande
- Quali sono i principali stati europei all’inizio del XX secolo?
- Quali sono le differenze tra colonie di popolamento e colonie di sfruttamento?
- Quali sono le cause più generali dello scoppio della prima guerra mondiale?
- Quale ne fu il pretesto più immediato?
- Quali sono gli schieramenti contrapposti nel 1914?
- Quali sono gli imperi centrali?
- Quali stati appartengono alla Triplice Intesa? E alla Triplice Alleanza?
- Cosa fa l’Italia nel 1914? Da chi è governata?
- Qual è il fronte orientale?
- Qual è il fronte occidentale?
- Quando e perché l’Italia entra in guerra?
- Cosa significa guerra di trincea e quali ne furono le conseguenze?
- Quali sono i tre avvenimenti che nel 1917 sconvolsero l’andamento del conflitto?
- Come e quando si concluse la prima guerra mondiale?
Uomini
contro
Il
film “Uomini contro” è un film di
Francesco Rosi, tratto da “Un anno sull’altopiano”, il libro
autobiografico di Emilio Lussu. Questo film parla di alcuni episodi della prima
guerra mondiale.
Il
film inizia con un uomo che cerca di scappare per uscire dall’inferno della
guerra, con questa scena il regista vuole mettere subito in cattiva luce la
guerra.
Durante
la ritirata degli Italiani, gli Austriaci organizzano un’imboscata, ma per
fortuna uno dei soldati andati in avanscoperta dà l’alt. Il Generale Leone, un
fanatico della guerra, però vuole farlo fucilare perché ha dato l’alt senza il
suo permesso.
Così,
il generale manda il tenente Ottolenghi a far fucilare il soldato. Quando
Ottolenghi va dal soldato non gli fa sparare ma fa sparare in aria e porta al
generale il corpo di un uomo morto nell’imboscata.
La
prima guerra mondiale è l’ultima guerra dove viene usata la cavalleria, perché,
come fa vedere il film, con le mitraglie e i cannoni i cavalli vengono sterminati.
Il
Generale Leone era odiato dai suoi soldati, come testimonia questo episodio: mentre
gli italiani attraversavano una montagna, il mulo del generale, cercando di
disarcionarlo, cadde in un burrone e insieme con lui il generale. Nessuno cercò
di salvarlo tranne un giovane soldato che lo tirò su prima che il generale
perdesse la presa dal bordo del burrone. Una volta al sicuro il Generale si
alza senza neanche ringraziare, prende un altro mulo e torna sui suoi passi. I
compagni del soldato picchiano il giovane perché speravano che il Generale
morisse.
La
Prima Guerra Mondiale era una guerra di trincea, i soldati cercavano di
conquistare le trincee nemiche ma la maggior parte dei tentativi non andava a
buon fine.
Nella
trincea di prima linea il Generale Leone si fa vedere coraggioso sporgendosi
dalla trincea e quindi mostrandosi al nemico. Un cecchino gli spara, ma lo
manca perché non aveva preso la mira. Allora il generale torna nella trincea
fingendosi calmo e chiede a un soldato di fare come lui. Così il soldato si
sporge, ma nel frattempo nell’altra trincea il cecchino aveva raddrizzato la
mira e quindi spara in pieno petto al soldato. Leone lancia al ferito una
monetina, come se fosse un poveraccio e dice: <<Questo è un eroe>>.
Il
mattino dopo parte un piccolo gruppo di soldati va a tagliare il filo spinato
che proteggeva le trincee nemiche, ma una volta arrivati scoprono che le cesoie
non tagliano e quindi sono costretti a tornare indietro. Allora un maggiore
ordina di andare a cercare altre cesoie e quando le trova, manda un gruppo di
soldati a tagliare il filo spinato, ma la nebbia si era già alzata e i soldati
andavano incontro a morte certa, quindi i soldati non si nascosero nemmeno e
infatti vennero uccisi.
I
soldati di prima linea hanno il diritto di avere il cambio, ma il cambio non
arrivava. Allora i soldati si ribellano e fanno un falò con i fucili. Dopo poco
tempo arrivarono i carabinieri che li minacciarono di sparare se non si fossero
arresi. Cosi i soldati, anche se a malincuore, si ritirarono nei loro alloggi. Dopo
un'accanita discussione tra gli ufficiali il generale diede l’ordine di
decimazione, cioè di prendere un soldato ogni dieci e di farlo fucilare.
Dopo
l’ennesima strage, il Tenente Ottolenghi, che era un socialista, disse ai
soldati di non attaccare gli austriaci che erano nella loro stessa situazione
ma di ribellarsi al generale e ai politici che li costringevano a combattere.
Quando il tenente si gira per lanciarsi all’attacco delle trincee Italiane
viene ucciso da una mitragliatrice italiana.
A
guardia delle feritoie Italiane c’era un cecchino nemico, così bravo da
riuscire a spezzare in due un rametto dietro la feritoia italiana. Il Tenente
Sassu, nel tentativo di far uccidere il Generale Leone, lo porta davanti alla
feritoia e gli dice di guardare attraverso il buco per vedere. Leone guardò
nella feritoia diverse volte di seguito, ma il cecchino non sparava e quindi
l’attentato non andò a buon fine.
Molti
uomini, stanchi di farsi sparare addosso dai nemici, si sparavano nelle mani o
nei piedi per farsi mandare a casa. Però molti venivano scoperti dalla
commissione mrdica e mandati al carcere militare.
Quando
arrivò l’artiglieria italiana, la provano ma sbagliano a puntare i cannoni e le
cannonate arrivano sulle trincee italiane al posto di quelle austriache. I
soldati Italiani si riparano nelle baracche ma il Maggiore cerca di farli
andare all’attacco, visto che non lo ascoltavano decise di decimarli. Il Tenete
Sassu si ribella e cerca di fermarlo. Così i soldati decisero di sparare al
Maggiore invece che ai loro compagni.
Il
Tenente Sassu venne portato al carcere militare, accusato di aver provocato la
ribellione e l’uccisione del maggiore e alla fine del processo venne condannato
a morte e quindi fucilato.