10 luglio 1987
Buio.
Intorno a me
solo buio.
L’unica cosa
che mi fa compagnia è l’ansia che quel pazzo mi trovi. Non so perchè cerca
me,mi incolpa di cose che non ho fatto. Ha minacciato la mia famiglia. Ogni
sera,alla stessa ora,mi squillava il telefono...rispondevo ma sentivo solo una
voce indistinta che mi diceva: “è stata tutta colpa tua,ti restituirò il favore
un giorno...” e poi si sentiva un’interferenza e la chiamata finiva lì.
Angoscia.
Angoscia è
l’unica parola che può descrivere la situazione che provo dentro di me. Quella
telefonata oggi mi aveva spaventato,molto più delle altre volte...mi diceva:
“Sto venendo a prenderti,non puoi sfuggirmi” così mi sono nascosta qui in
mansarda,e sto ancora sperando che non mi trovi.
Voi vi
chiederete perché me ne sto qui al freddo e al buio e non cerco aiuto,beh
dovete sapere che ne ho cercato d’aiuto,e tanto,alla polizia di Boston non
interessava evidentemente,era l’ultimo dei loro problemi,così mi sono
arrangiata,per ben 3 mesi.
Oh no! La
porta ha cigolato...i passi...si fanno sempre più vicini....non ho via d’uscita...devo
contenermi..è lui,la voce che sento ogni giorno al telefono...ora dice:
“Camilla...dove sei? Non vuoi venire ad incontrare il tuo ammiratore
segreto?!?” io non ho il coraggio di fiatare: “Beh,non puoi nasconderti per
sempre!! Ti troverò,dovessi smantellare tutta Boston!!”
Per mia
fortuna la botola che portava alla mansarda era ben nascosta,ma non bisogna mai
sottovalutare un pazzo...
Ora sento la
mia camera da letto aprirsi,quel pazzo stava rovistando nell’armadio,credendo
che mi fossi nascosta lì...adesso sento che sta tornando in cucina...provo ad
affacciarmi a un piccolo condotto dell’aria per vedere se riesco a vedere il
suo viso,ma niente da fare è mascherato.
Ora sta
togliendo il quadro dalla parete,ha iniziato a ridere...ha scoperto che quello
è un passaggio segreto che conduce al piano superiore.
Sono
spacciata...ma che posso fare non ci sono né finestre né armadi né scatoloni
dove nascondermi,e poi per quella conduttura non passerò mai...la mia fine è
imminente...vedo qualcosa luccicare nell’angolino...che cos’è? È un
coltello,magari posso ancora difendermi.
Il pazzo ha
aperto la porta i suoi passi,sono lenti e ho persino paura a respirare,penso
che il suo udito finissimo possa udire anche questo...non mi ha ancora vista evidentemente..aspettate
l’ho detto presto si è voltato da questa parte...il suo volto trasmette
inquietudine pur essendo mascherato...tiro fuori il coltello,si gira di
scatto...deve avermi sentito,viene minacciosamente da questa parte con un ghigno
malefico,invece di difendermi,il mio istinto mi dice di chiudere gli
occhi,sento un dolore profondo alla schiena...provo a toccarla...riporto le
mani avanti e vedo tutta la mia mano intrisa di sangue.
Il pazzo
continua a colpirmi senza pietà,io continuo a gridare aiuto invano...nessuno mi
sente..mi sento stanca...molto stanca...sulla mia faccia è impresso il
dolore,sento solo più la porta della mansarda chiudersi e anche quella di
casa...provo a gridare ancora una volta,ma dalla mia bocca non esce più
nulla,chiudo gli occhi ,provo ad alzarmi per raggiungere la porta ma non mi
sento più le gambe...ricorderò per sempre quella faccia,che pur essendo
mascherata ha trasformato i miei ultimi 3 mesi in un inferno...
11 luglio 1987
Il detective
Banks,stava fumando la sua pipa come ogni mattina,fino a quando gli squillò il
telefono,lui rispose immediatamente,si mise la sua giacca color ocra,infilò il
capello e uscì di casa,lo aspettavano al commissariato,un nuovo caso lo stava
aspettando...
Quando
arrivò al commissariato,lo attendeva nel suo studio il Signor
Martin,l’investigatore per eccellenza dentro il commissariato di Boston, e in
tutta la città si diceva che non aveva mai fallito un caso. Aveva i capelli grigi,i
baffi sempre dello stesso colore;gli occhi a mandorla color nocciola scavavano
nell’anima della persona che lo guardava,naso sottile e i denti erano color
giallo,dato che fumava.
Banks,entrando
nello studio appena lo vide si tolse il cappello e disse: “Signor Martin,mi ha
chiamato d’urgenza che è successo?”
Il signor
Martin lo osservò e poi rispose: “C’è stato un omicidio Banks...e credo che lei
sia la persona giusta per risolverlo”
“Uhm...interessante
mi dica qualcosa di più”
“La
polizia,che è intervenuta subito sulla scena del crimine,dice di aver trovato
la vittima morta,con una mannaia conficcata nella schiena in mansarda.
All’inizio la casa sembrava vuota e pulita...non una macchia di sangue...ma poi
cercando meticolosamente in tutta la casa trovarono una botola dentro a un
quadro che portava la piano superiore,si crede che l’assassino l’abbai trovata
e abbia ucciso la vittima che si trovava li”
“Ma perché
la vittima si trovava li?”
“Non si sa
perché si trovava lì,si sa solo che i vicini sentendo urlare a squarciagola
nella notte si sono preoccupati,e dopo
hanno visto un uomo dall’aria sospetta allontanarsi dalla casa di Camilla
Parks,così si chiamava,ma non sono riusciti ad identificarlo perché era
mascherato”
“Ah...quindi
non si sa chi è,si sa se per caso questa ragazza aveva dei debiti...problemi di
famiglia...”
“No,però
abbiamo rintracciato subito il padre,Jon Parks,e ha detto che una volta è
venuto a casa della figlia e ha sentito squillare il telefono,Camilla non ha
subito risposto,il padre gli ha chiesto perché,ma non ebbe avuto tempo di
finire la frase che il telefono ricominciava a squillare e fino al ritorno a
casa sua il telefono non smise di squillare un attimo ma Camilla non rispose mai...”
“quindi
qualcuno la tormentava ma nessuno sapeva il perché...bene mi do subito da fare.
Grazie mille signor Martin degli indizi,farò del mio meglio”
“Arrivederci
Banks,non mi deluda”
Così inizio
l’investigazione del signor Banks.
11 luglio1987,ore 20:34
Banks si
trovava nella casa,in corso Vercelli 24, e aveva anche lui scoperto la piccola
botola dietro il quadro,il cadavere era stato portato via la nottata stessa e
la mannaia era in fase di analisi per poter trovare un potenziale colpevole.
Analizzava
la stanza,pensieroso,trovò vicino alla sagoma bianca,segno di dove si trovava
la vittima,un piccolo coltellino,si mise i guanti,lo prese in mano e lo
analizzò...sulla punta trovò una piccola goccia di sangue,pensò che
probabilmente Camilla si fosse difesa con quello che ha trovato in giro..
12 luglio 1987,commissariato
I risultati
delle analisi di identificazione del DNA che si trovava sulla mannaia non
avevano dato grande aiuto al Signor Banks,i risultati dicevano che non avevano
dato nessun tipo di traccia di DNA,a Banks venne in mente la possibilità che
l’assassino avesse usato i guanti. A Banks,ritornò in mente il coltello che
aveva trovato in mansarda,che sulla punta si trovava una traccia di
sangue,probabilmente dell’assassino.
15 Luglio 1987,commissariato
Dopo qualche
giorno arrivò al Signor Banks una lettera che diceva che avevano trovato una
traccia di DNA sul coltello che gli avevano dato.
Banks corse
al commissariato dove gli restituirono il coltello in una busta di plastica con
una lettera: il commissariato pregava il Signor Banks di leggerla a casa.
Tornato a
casa Banks,nascose il coltello in un cassetto e poi si sedette sul divano,aprì
la busta dove c’era la foto di un ragazzo con sotto una didascalia con il nome
“Kevin Bowen”. Il ragazzo era biondo,con uno strano maglione color rosso,occhi neri che mettevano
inquietudine. Sotto la fotografia c’erano tutte le indicazioni:
Altezza: 1,75 Peso: 64 Kg Vive a: Boston,Corso Twice 28.
Altezza: 1,75 Peso: 64 Kg Vive a: Boston,Corso Twice 28.
Banks
telefonò in commissariato dicendo che voleva fare un interrogatorio con
l’assassino rintracciato.
16 Luglio 1987,commissariato
il giorno
seguente,come previsto,arrivò in anticipo al commissariato e quando la porta
del suo ufficio si aprì vide quel volto che era sulla scheda che gli avevano
consegnato il giorno prima.
Banks iniziò
subito a parlare senza perdere un attimo:
“Allora...signor Kevin...è stato accusato di aver ucciso Camilla Parks...è la verità? Ha ucciso lei la signorina Parks?”
“Allora...signor Kevin...è stato accusato di aver ucciso Camilla Parks...è la verità? Ha ucciso lei la signorina Parks?”
“Sì...sono
stato io”
“E perché
mai l’avrebbe fatto?”
“In verità
non è stata colpa sua...ma di suo padre Jon,lui aveva dei debiti verso la mia
famiglia,l’ha mandata in rovina così io mi sono vendicato uccidendo la sua
amata figlia!!!!”
Banks era
spaventato ma non lo dava a vedere,comunque continuò:
“Aspetti un
attimo signor Bowen,mi può spiegare la storia dall’inizio!”
“Certamente,Jon
Parks,morta sua moglie non aveva i soldi sufficienti per pagare il
funerale,così chiese a noi,un tempo la
famiglia più ricca del quartiere. Aveva promesso che ce li avrebbe
ridati,dollaro per dollaro,ma dopo aver prestato quella cifra enorme lui faticò
a ridarceli così passavano i mesi e la mia famiglia andava in disgrazia...mio
padre perse il lavoro...mio fratello era scomparso e mia madre aveva divorziato
con mio padre...eravamo solo più io e lui e volevo i soldi indietro,così uccisi
sua figlia per ripicca!!”
“Signor
Bowen lo sa che lei rischia l’ergastolo?”
“Non mi
interessa,so solo che mi sono vendicato e mi sento bene!”
Dopo aver
ammesso tutte le sue colpe Banks,disse alla polizia di potarlo in carcere.
26 novembre 1998
La polizia è
di nuovo all’erta a Boston,il ragazzo
della cella numero 4 era riuscito a fuggire e diceva la sua cartella che si
chiamava Kevin Bowen...si dice che vaga ancora per Boston in cerca di ragazzi
da uccidere...state attenti magari è proprio dietro di voi!!!
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